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Verso Napoli-Juventus: "Fino alla fine" non solo uno slogan, ma la forza dei bianconeri

Verso Napoli-Juventus: "Fino alla fine" non solo uno slogan, ma la forza dei bianconeri
Verso Napoli-Juventus: "Fino alla fine" non solo uno slogan, ma la forza dei bianconeriProfimedia
Pur non giocando un grandissimo incontro, quantomeno non ai livelli fatti vedere prima che il Mondiale interrompesse il campionato, la squadra di Massimiliano Allegri ha fatto capire a tutti che non si vincono per caso otto partite consecutive, men che meno nei minuti finali, quando a emergere è la grinta di chi ha più voglia di vincere.

È proprio quando la partita si fa dura che la Juventus sembra non avere rivali. La squadra di Massimiliano Allegri non brilla per il suo bel gioco. E questo, nonostante qualche bella prestazione prima che il mondiale interrompesse la Serie A, non è di certo una novità per un allenatore e una squadra che alla forma preferiscono la sostanza. Ed è, probabilmente, questa la differenza più importante tra i bianconeri e il Napoli.

Alla vigilia della supersfida di venerdì prossimo, infatti, se la capolista ha dimostrato che per vincere ha bisogno di giocare bene, quella che adesso è la prima antagonista ha fatto di nuovo ricorso al proprio lemma, quello che obbliga i calciatori bianconeri a provarci "fino alla fine". E così, dopo la vittoria acciuffata in pieno recupero sul campo della Cremonese è arrivata quella nei minuti finali della gara disputata in casa contro l'Udinese (1-0).

Più che una caratteristica tecnico-tattica, un vero e proprio modo di essere, una ragione di vita, quella di non dare mai per perduta un'occasione fino al triplice fischio finale. Una maniera di vivere il calcio che in tanti ambiscono ad avere.

Non a caso, è stato lo stesso Luciano Spalletti ad ammettere che la Juve ha qualcosa di diverso, in più, rispetto alle altre avversarie che da qui a giugno proveranno a contendergli il titolo: "Anche senza le otto vittorie di fila è una delle squadre più difficili da affrontare, una delle più forti. Per storia, organizzazione societaria e rosa forse la più forte d'Italia".

Ma c'è anche un'altra cosa che solo la Juve può vantare: Angel Di Maria. Massimiliano Allegri, a fine gara, ci ha tenuto a sottolineare che "veniva da quindici giorni di stop". Eppure, così come aveva ammesso lo stesso tecnico toscano alla vigilia della partita, bisogna essere ciechi per non accorgersi che quando la palla passa tra i suoi piedi, l'azione s'illumina. 

Contro l'Udinese, Di Maria non è stato, però, l'unico campione del mondo a confermare di poter essere decisivo. A fare la differenza anche Leandro Paredes, il quale ha dato il La all'azione che ha portato al gol di Danilo. Con lui, però, Allegri preferisce usare il bastone e la carota, cosciente di quanto sia importante mantenere sempre alta la sua concentrazione: "Paredes può diventare un giocatore importante. Ha qualità nel vedere il gioco in avanti, deve giocare meno sul corto, deve migliorare tantissimo. Gli piace giocare un po’ troppo sul corto ma oggi ha fatto bene".

Tornando alla rete che ha deciso l'incontro, non si può davvero fare a meno di sottolineare anche l'intervento di Federico Chiesa, autore dell'assist decisivo: una giocata complicata, ma risultata semplice grazie alla qualità dei suoi piedi e alla sua visione periferica.

Allegri non può ancora contare al 100% sul figlio d'arte ("il rischio infortuni è dietro l’angolo se fa una gara intera dietro l’altra"), ma non ci sono dubbi per espugnare il Diego Armando Maradona la Juve avrà bisogno anche di lui.