Oggi potrebbe nascere la leggenda di Sinner e degli azzurri del 2023, ma toccherà a tutti renderla possibile
L'Italia oggi si giocherà l'insalatiera d'argento contro l'Australia. Era da 25 anni che l'Italia non raggiungeva la finale di Coppa Davis, esattamente quando nel 1998 fu battuta dalla Svezia a Milano.
Una sconfitta che ancora brucia anche per il modo in cui arrivò, con Gaudenzi che rimontò due break a Magnus Norman nel quinto set e passò a condurre 6-5 prima che gli saltasse la spalla costringendolo al ritiro. Fu determinante perché Sanguinetti non poté nulla contro Magnus Gustafsson e riuscì a conquistare a malapena un set in coppia con Nargiso contro Bjorkman e Kulti.
Il sogno degli azzurri di oggi è invece ripetere le gesta, scolpite nella memoria del tennis italiano, de "La Squadra" del 1976 nella finale tra Cile e Italia. Una finale leggendaria, su cui è stata realizzata anche una docu-fiction, per l'impresa ma anche per il contesto politico in cui arrivò.
La finale del 1976 in maglia rossa
La squadra composta da Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli, capitano non giocatore Nicola Pietrangeli affrontò in finale il Cile per il rifiuto da parte dell'Unione Sovietica di disputare l'incontro di ritorno nella nazione sudamericana in cui poche settimane prima della gara d'andata a Mosca c'era stato il colpo di stato che aveva destituito Salvador Allende, consegnando il potere a Augusto Pinochet.
Anche in Italia si parlò a lungo della possibilità di boicottare l'incontro, anche perché la sfida tra le due nazionali era stata organizzata nello stadio nazionale del Cile che fungeva da campo di concentramento per gli oppositori politici del regime.
Il governo, che vedeva come Presidente del Consiglio di allora Andreotti, lasciò la parola alla federazione italiana che decise alla fine per la partecipazione. Panatta e il compagno Bertolucci in segno di protesta contro il governo cileno indossarono la maglietta rossa, omaggio alle vittime della repressione di Pinochet, e la cambiarono soltanto nel set finale con quella azzurra. Alla fine l'Italia trionfò 4-1, con l'unico punto del Cile arrivato nell'ultima ininfluente partita.
Quegli uomini, "La squadra" appunto, sono diventati eroi immortali per il tennis italiano.
I possibili eroi di oggi
Se quella finale fu leggendaria non soltanto per il successo azzurro ma anche per il contesto in cui arrivò, e Panatta grazie anche a quel trofeo posò la sua impronta indelebile sul tennis italiano, quella di oggi potrebbe dar vita alla leggenda di Jannik Sinner, l'uomo capace di sconfiggere due volte nello stesso giorno il "Cannibale" Djokovic, uno dei tennisti più forti della storia, e ribaltare in maniera incredibile un risultato che ci vedeva sotto dopo la sconfitta di Musetti contro Kecmanovic. L'impresa in semifinale resta, ma la vittoria dell'insalatiera oggi la renderebbe immortale.
Non vanno tuttavia sottovalutati gli australiani perché se l'Italia parte favorita con Sinner contro De Minaur, cinque successi su cinque partite per l'italiano, è probabilmente nel secondo singolare e nell'eventuale doppio successivo che ci giocheremo il trofeo. Arnaldi contro il numero 40 Atp, Popyrin, uno pari i confronti tra i due nei precedenti match.
Nel doppio bisognerà poi valutare le coppie, e gli australiani hanno grandi doppisti: Matthew Ebden, numero quattro del mondo in questa specialità, e Max Purcell, numero 35 del ranking Atp, già determinanti contro Gran Bretagna, Francia e Svizzera oltre che a Malaga contro la Repubblica Ceca.
L'Australia, vincitrice della coppa per ben 28 volte, ha poi una specie di talismano in panchina, visto che Hewitt da giocatore ha già alzato l'insalatiera d'argento nel 1999 e nel 2003. Sconfitti dal Canada lo scorso anno, gli australiani hanno battuto l'Italia otto volte su dodici incontri nella competizione.
Se insomma la vittoria darebbe vita alla leggenda di Sinner, toccherà anche agli altri "uomini d'oro" azzurri renderla possibile.