Dopo il successo della Coppa Davis Barazzutti consacra Sinner: "Nel 2024 sarà numero uno"
Una vittoria che "premia tutto il tennis italiano". Corrado Barazzutti era il capitano dei quattro moschettieri che nel 1976 vinsero la prima (e fino a ieri unica) Coppa Davis azzurra.
Dopo il trionfo di Malaga, quella squadra guidata da Nicola Pietrangeli - formata da Paolo Bertolucci, Adriano Panatta e Tonino Zugarelli - non è più sola.
"Ero sicuro che avremmo battuto l'Australia, i valori sul campo mi facevano stare abbastanza tranquillo. La vera finale è stata contro la Serbia - ha commentato Barazzutti - Sono felicissimo per i ragazzi perché se lo meritano e poi è un grande premio a tutto il tennis italiano ed a tutto il movimento".
Sinner numero uno
"In questo momento, per come gioca, Sinner è già il numero uno. Io penso che alla fine del prossimo anno potrebbe esserlo anche per la classifica Atp" ha pronosticato Barazzutti.
"Poi la stagione è lunga, ci possono essere tornei che vanno bene ed altri meno, ma ci sono tutti i presupposti perché Jannik diventi numero uno in un anno, al massimo due". Un primato che contenderà ad altri giovani "come Alcaraz - che lo è stato già - e Rune che si sta facendo avanti, ma lui ci sarà ed anche molto in fretta".
Con la Serbia la vera finale
Barazzutti, che da allenatore è stato capitano non giocatore dal 2001 al 2020. È già storia del tennis italiano il triplo match point sprecato da Novak Djokovic nel secondo set contro Sinner, che avrebbe portato la Serbia in finale. Quando si è creata quella situazione così favorevole, "considerando la sua storia, del giocatore più vincente di tutti i tempi, ho pensato che la partita fosse quasi finita. "Quasi", ha rimarcato "perché nel tennis non è mai finita fino all'ultimo punto".
Ma, a dimostrazione che non bisogna mai darsi per vinti, "al primo errore, quando ha sbagliato una palla comoda, quello mi ha fatto venire qualche dubbio, forse Nole ha creduto che fosse fatta. Ho pensato che qualcosa poteva cambiare. Poi Sinner ha giocato due colpi eccezionali e da lì non gli ha più lasciato spiragli, ha ripreso in mano il match. Qualcosa si era rotto nella testa di Djokovic".