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Spalletti e Gasperini: sfida tra maestri evergreen, all'avanguardia e attenti ai giovani

Raffaele R. Riverso
Gasperini e Spalletti
Gasperini e SpallettiProfimedia
Due che sono sempre riusciti a migliorare i calciatori che hanno avuto a loro disposizione. Due tecnici costantemente all'avanguardia che non hanno mai rinunciato a insegnare calcio.

Dalla provincia all'Europa, passando per tanta Serie A. Ammirati e stimati in tutto il vecchio continente per le proprie idee e il proprio coraggio, Luciano Spalletti e Gian Piero Gasperini sono partiti dalla gavetta. Quella vera, sia nella vita che nel mondo del pallone. Nati e cresciuti in provincia, sia l'allenatore del Napoli che quello dell'Atalanta sono stati abituati sin da piccoli a tenere sempre ancorati i piedi a terra. Una qualità, non c'è dubbio, sebbene in passato un po' di ingenua ambizione in più non avrebbe fatto male a nessuno dei due.

Durante le rispettive carriere da calciatori, il tecnico toscano è arrivato, probabilmente, a esprimersi al massimo delle proprie qualità, a differenza del collega piemontese che, con un pizzico di fortuna e di carattere in più, avrebbe sicuramente avuto una carriera ben più importante.

E, invece, mentre la Juventus di Giovanni Trapattoni, l'allenatore che lo fece esordire in bianconero, vinceva tutto in Italia e in Europa, lui, uno dei "ragazzi del '77", distillava qualità nel centrocampo del Palermo con il quale raggiunse la finale di Coppa Italia delnel 1979 persa proprio contro la Vecchia Signora.

Una volta appesa le scerpette, però, Gasp tornò alla base, dedicandosi a formare i futuri campioni bianconeri tra il 1994 e il 2003, prima di dare il grande salto a Crotone. Dalla sua, Spalletti rimase a Empoli, dove aveva tirato gli ultimi calci in maglietta e pantaloncini. E così, dopo essere passato per il settore giovanile, arrivò l'esordio sulla panchina della prima squadra del club toscano.

Per entrambi, la prima grande piazza fu la stessa: Genova. Spalletti sulla sponda blucerchiata, Gasp su quella genoana. Al toscano andò malissimo. Di tutt'altro tenore, invece, l'avventura sulla panchina dei grifoni del piemontese che fece così bene da meritarsi le attenzioni dell'impaziente Inter post Mourinho.

Ed è proprio il fallimento con la Beneamata, assieme alla mancata chiamata alle armi della sua Juve, l'unico grande cruccio del Gasperini allenatore per il quale, però, il nerazzurro giusto era un altro, quello dell'Atalanta. Alla guida dei bergamaschi, infatti, l'allenatore più veterano dell'intera Serie A ha compiuto il definitivo salto di qualità e, oggi, è uno degli allenatori con più ammiratori dell'intero panorama europeo: "L'allenatore più difficile che ho affrontato", ha assicurato lo specialone portoghese.

Pep Guardiola, invece, lo invitò, subito dopo l'esonero dall'Inter, a passare qualche giorno con lui a Barcellona per assistere agli allenamenti di una delle squadre più forti della storia del calcio: "Un gesto che non dimenticherò mai", ha ammesso Gasp. E del resto, l'attuale tecnico del Manchester City non ha mai nascosto la propria stima nei suoi confronti: "È una gioia veder giocare la sua Atalanta per il coraggio, per la tifoseria, vanno sempre in avanti. Non si vede spesso qualcuno che si prende così tanti rischi".

Coraggio che ha sempre caratterizzato anche la carriera di allenatore di Spalletti. Anche questa, una qualità che, in determinati momenti, lo ha danneggiato. Come ai tempi della Roma quando sfidò Francesco Totti, pur sapendo che non avrebbe mai potuta averla vinta. Detto questo, il Pupone è il primo a riconoscere di dover molto al tecnico toscano che lo spostò nella posizione di falso nueve permettendo al capitano di esprimersi al meglio delle sue già straordinarie possibilità.

Anche lui, dopo i successi in Russia con lo Zenit, è rimasto scottato dall'esperienza sulla panchina dell'Inter che lo portò a prendersi un periodo sabbatico di due anni durante il quale avrà sicuramente pensato che non sarebbe mai più tornato ad allenare. A meno che non fosse arrivata l'offerta giusta, quella che gli avrebbe restituito la gioia infilarsi di nuovo la tuta e ricominciare a insegnare calcio.

E già, perché se c'è una cosa che accomuna Spalletti e Gasperini è proprio quella di essere sempre riusciti a migliorare i propri calciatori, grazie alle loro idee sempre avanzate rispetto ai tempi. E ancora oggi, nonostante abbiano già superato da un bel pezzo la sessantina, sono senza dubbio due degli allenatori più all'avanguardia. E non sono della Serie A.