Mondiali rugby, domani la finale, Foster: "La nostra storia ci motiva"
I neozelandesi sono "generalmente cinici e conservatori", ma il capo allenatore degli All Blacks, Ian Foster, sostiene di aver percepito che "in patria c'è molta eccitazione" in vista della finale di domani dei Mondiali di rugby contro il Sudafrica, unica altra nazionale che, come quella neozelandese, ha già conquistato tre volte il trofeo intitolato a William Webb Ellis.
Il 58enne ct è riuscito a realizzare qualcosa che, l'anno scorso, pochi pensavano potesse fare, perché dopo una serie di risultati deludenti fu salvato dal licenziamento solo grazie all'intervento dei giocatori, contrari al suo esonero. Così ora, per 'ringraziarli', li ha portati alla finale di Coppa del Mondo. Gli All Blacks, con alcuni giocatori, come i campioni del mondo del 2015 Aaron Smith, Brodie Retallick e Sam Whitelock, desiderosi di lasciare la nazionale (domani giocheranno la loro ultima partita con gli All Blacks) con un trionfo allo Stade de France, se la vedranno con i grandi rivali di sempre, ovvero gli Springboks del Sudafrica.
"In genere noi zelandesi siamo cinici, ma stavolta c'è molta eccitazione"
Anche per Foster dopo la finale di domani ci sarà l'addio: al suo posto è stato già nominato Scott Robertson, ma per lui non è un problema. "Gli All Blacks hanno sempre avuto un posto speciale nel cuore dei neozelandesi - le parole di Foster in conferenza stampa alla vigilia della finale -. Le manifestazioni di affetto e sostegno che abbiamo ricevuto dal nostro paese sono state davvero impressionanti, ci hanno emozionato. In genere noi neozelandesi siamo dei conservatori, e generalmente cinici. Mostriamo il nostro amore e il nostro sostegno mentre critichiamo, ma la situazione è cambiata un po'. Improvvisamente da noi c'è molta eccitazione. Le nostre motivazioni, la voglia di vincere, vengono sia da noi stessi che dalle grandi vittorie del passato. Lo ricaviamo dalla storia e dall'eredità di questa maglia, che è enorme per noi".