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Roma-Juve, ricordi di una rivalità quasi centenaria: dal 1927 fino al 3-4 di De Sciglio

Fabio Capello, Franco Baldini, Luciano Moggi
Fabio Capello, Franco Baldini, Luciano MoggiProfimedia
Secondo solo a quella con la Lazio, l'antagonismo tra Roma e Juventus è qualcosa di molto profondo: è nato quasi un secolo fa ed è vivo ancora oggi, all'alba del 179esimo confronto in A.

Quella tra RomaJuventus è una delle rivalità più longeve del calcio italiano: dopo essersi più volte contese titoli nazionali, quest'anno la sfida tra le due squadre non mette in palio lo scudetto ma si tratta comunque di una partita non banale per entrambe, che si affrontano per la 179esima volta in Serie A.

Tra queste però non figura il primo scontro diretto in assoluto, quello del 13 novembre 1927 e che mise difronte la neonata squadra giallorossa ed in bianconeri, entrambe inserite nel gruppo B di quella che venita ancora denominata Divisione Nazionale e non ancora Serie A. Nel girone a undici squadre la Juventus arrivò seconda, la Roma addirittura ottava, ma fu il principio di un duello che si inasprì molto nel corso degli anni Trenta.

Tra il 1930 ed il 1931, infatti, la Juventus prima riuscì nell'intento di diventare la prima squadra a battere la Roma nell'indimenticato Campo Testaccio, poi però la stagione dopo sotto gli occhi di Vittorio Gassman perse addirittura per 5-0: un risultato memorabile (così tanto da ispirare un film) per i romani trascinati da Fulvio Bernardini, ma poco grave per i piemontesi, che si laurearono ugualmente campioni d'Italia a fine campionato.

L'anno dopo la replica dei bianconeri fu a dir poco vendicativa: la Juventus del Quinquennio d'Oro passeggiò sulla Roma per 7-1, infliggendo un k.o. pesantissimo ai capitolini, che negli anni a seguire non riuscirono praticamente mai ad avvicinarsi allo Scudetto (che arrivò solamente nel 1942), togliendosi però come unico sfizio quello di vincere per la prima volta nella propria storia al 'Mussolini' di Torino, interrompendo un filotto di 8 partite senza successi contro la Juve (7 sconfitte consecutive ed un pari).

Al 7-1 del 1932 fece seguito un risultato simile nelle proporzioni nel 1950, un 7-2 che dice molto delle diverse dimensioni dei due club all'epoca. La Roma del patron Restagno infatti a fine stagione finì addirittura in Serie B, dove trascorse una sola stagione prima di tornare in massima serie.

Nel corso degli anni il rapporto tra le due squadre è sempre più divenuto una contrasto soprattutto ideologico tra una squadra popolare ed una aristocratica, una contrapposizione simile a quella di tante altre squadre italiane costrette a vedere dal basso in alto la Juventus primeggiare, senza riuscire a frenare la loro scia di successi. Per la Roma, quella con la Juventus si è dunque cementata in una rivalità seconda solo a quella con la Lazio.

Riacutizzatasi molto in tempi più recenti, soprattutto quando le due squadre sono tornate a contendersi qualcosa di importante, questo antagonismo latente arriva ad una seconda importante fase nel corso degli anni Ottanta, decennio in cui la Roma vince uno scudetto e 4 volte la Coppa Italia. Ed eccoci al famosissimo episodio di cui si parla praticamente sempre nella viglia di Juventus-Roma, quello del 10 maggio 1981 meglio noto come lo 0-0 del gol di Turone. Annullato anche se la palla era dentro per circa dieci centimetri, fu determinante per assegnare il titolo alla Juventus che si laureò campione d'Italia per la 19esima volta con un +2 in classifica proprio sulla Roma, che su quei dieci centimetri reclama ancora oggi in tempi di VAR.

Zoff e Turone
Zoff e TuroneProfilo Twitter @GiuseppeFalcao

Tra i protagonisti di quell'episodio i due presidenti Viola e Boniperti, di cui resta impressa nella memoria quel tanto civile quanto genuino e spassionato scambio di vedute riguardanti 'la questione di centimetri' avvenuto nei giorni seguenti al match incriminato, con il numero uno bianconero che inviò un righello al suo collega romano che dal canto suo lo rispedì al mittente poichè "un righello è per geometri, io sono ingegnere. Serve più a lei che a me".

Mai come oggi di Dino Viola e Giampiero Boniperti, così come di Franco Sensi (il cui padre inaugurò Campo Testaccio) e di Gianni Agnelli si sente la mancanza: dal 2010 la Roma è passata tra le mani di diverse cordate statunitensi, mentre la Juventus sebbene ancora tecnicamente in mano alla famiglia Agnelli sta passando una delle più serie crisi societarie della sua storia.

La narrazione di questa contrapposizione è ormai quasi centenaria e ciclicamente riserva nuovi argomenti e nuovi stimoli che alimentano la rivalità. Nell'ultimo ventennio più che delle contrapposizioni sociali ed identitarie sono stati alcuni singoli personaggi ad aver alimentato l'antagonismo, in maniera più o meno diretta: nei primi Duemila, quando le sfide valevano quasi sempre qualcosa di importante, assunse un significato particolare il tradimento di Fabio Capello che lasciò i giallorossi per i bianconeri solamente pochi mesi dopo una vittoria che i capitolini ricordano bene ancora oggi.

Negli anni a seguire le differenze tra Roma e Juventus vennero più volte ricordate ad esempio da Antonio Cassano, che non la solita schiettezza che lo contraddistingue rivendicò più volte la sua scelta di non cedere alle avances dei bianconeri preferendo invece restare in giallorosso. Anni dopo, ai tempi della Samp, confessò: "Ho rifiutato tre volte il passaggio alla Juventus. Lì vogliono solo i soldatini, sul binario, sempre dritti. Io devo andare dove mi pare anche se poi lo pago sulla mia pelle".

Gli acuti romanisti sono stati indubbiamente meno frequenti, ma molto più fragorosi quando accaduti: se il 4-0 del 2004 appena citato e firmato da Olivier Dacourt, Francesco Totti e Antonio Cassano risuona ancora, se non altro per quell'iconica esultanza del capitano giallorosso che invitava ad andare 'tutti a casa' gli odiati rivali, gli juventini dal canto loro possono vantarsi per aver mantenuto la supremazia, come da tradizione, negli ultimi testa a testa a distanza come quelli del 2013/2014, 2014/2015 (in cui la Roma arrivò solo a -17) e quello più serrato del 2016/2017. E di avere addirittura vinto un titolo, quello del 2018, proprio all'Olimpico.

Mattia De Sciglio
Mattia De SciglioProfimedia

L'anno scorso all'Olimpico andò in scena un pirotecnico tanto drammatico 3-4 bianconero in rimonta, deciso dall'insospettabile Mattia De Sciglio (30). E ciò dimostra che chiunque può potenzialmente diventare il protagonista dell'ennesimo incrocio tra le due squadre. Che tra l'altro vedrà quattro giocatori, Wojciech Szczesny (32), Leandro Paredes (28), Paulo Dybala (29) e Leonardo Spinazzola (29), di fronte alla loro ex squadra ma che invece sarà privata della presenza di un tecnico come José Mourinho (60), squalificato, contro una squadra che non l'ha mai dichiaratamente apprezzato. E viceversa.