Premier League, Guardiola ci scherza su: "Sono un genio". Ma non ha tutti i torti
Le cose no stavano funzionando e non solo per aver chiuso il primo tempo sullo 0-0. Anche perché non è facile per nessuno presentarsi allo Stamford Bridge e imporre il proprio gioco contro il Chelsea. Pep Guardiola, però, si è accorto che, probabilmente, non aveva mandato in campo l'undici migliore per la sfida e, una volta rientrato negli spogliatoi ha preso l'iniziativa: fuori Kyle Walker e Joao Cancelo e spazio a Manuel Akanji (27) e il diciottenne Rico Lewis.
La mossa decisiva, però, arriva dopo un'ora di gioco quando Riyad Mahrez (31) e Jack Grealish (27) prendono il posto di Bernardo Silva e Phil Foden. E già, perché l'attaccante algerino e il collega inglese ci mettono appena tre minuti a decidere l'incontro. Il primo segnando il gol partita, il secondo servendogli un assist d'oro: "Sono un genio - ha affermato ironicamente il tecnico catalano - . Nell'ultima conferenza stampa Jamie Jackson (giornalista del Guardian, ndr) mi ha chiesto perché contro l'Everton non avessi fatto nessuna sostituzione dopo 87 minuti. Ebbene, me lo sono segnato e, alla fine del primo tempo, mi sono ricordato di lui".
Guardiola ci scherza su. Tuttavia, la sua traiettoria parla per lui: un allenatore che fa già parte della storia di questo sport. E non di certo per le due sostituzioni di ieri, quanto per tutto ciò che ha dato al calcio negli ultimi tre lustri. Soltanto chi è in malafede può mettere in dubbio l'importanza del suo impatto sulle idee tattiche degli allenatori che sono venuti dopo di lui, molti dei queli hanno deciso di seguirlo, con più o meno successo, ma con la convinzione di fare la cosa giusta. Almeno per loro.
L'allenatore del Manchester City, però, guarda avanti e pensa già a come riuscire a motivare i suoi calciatori a culminare la rimonta sull'Arsenal: "Ho detto ai ragazzi che mancano ancora 63 puntie sono davvero tanti. Dopo aver vinto quattro Premier League in cinque anni non è facile trovare il tasto giusto per motivarli. Dobbiamo gestire a livello mentale il fatto che tutti, già a novembre, sono convinti che i campioni saremo noi per quello che abbiamo fatto in passato. Le altre squadre non hanno questo tipo di pressione. L'Arsenal? Ci piacerebbe essere più vicini a loro, ma considerato come hanno giocato sinora meritano stare lì".