Opinione - Tyson e Paul prenderanno a pugni la boxe prima ancora che se stessi
Mike Tyson vs Jake Paul. Un incontro assurdo, figlio dei tempi, che genera sensazioni diametralmente opposte: se da una parte c'è la voglia di rivedere Tyson su un ring, dall'altra c'è la consapevolezza che urla "Roy Jones", l'ultimo match esibizione farlocco combattuto da Iron Mike in un suo improbabile ritorno del 2020.
A molti piacerebbe che il 58enne pugile Tyson desse una lezione al 27enne influencer Paul. Sarebbe un riscatto della vera boxe contro lo show, per chi ancora crede in questo sport "di lacrime e sangue" e l'ha seguito nei suoi anni d'oro, ma questo non è un incontro di boxe per una serie di motivi. E la chiacchieratissima differenza di età è solo in fondo a questa lista.
Tyson è un uomo che non ha più niente da dare né a se stesso, né al pubblico e soprattutto all'industria televisiva, e difficilmente gli sarà permesso di danneggiare in qualche modo l'azienda multimilionaria che è diventato Jake Paul. Il sospetto dell'ex campione dei supermedi Froch, che sia stata inserita una clausola di "non violenza", anche se non ci sono prove (ma neanche smentite ufficiali) è piuttosto plausibile: servirebbe a tutelare un patrimonio.
Per l'ex influencer è il grande ingresso su Netflix, e Mike sta al gioco visti i soldi in palio che gli fanno parecchio comodo. Certo, può essere ancora affascinante vedere Tyson che si allena con violenza e potenza sui pad, ma quelle clip non durano più di due secondi. E il vecchio Tyson non c'è più. Se già non era più lui "tecnicamente" contro Holyfield, ancor meno lo è stato nei suoi ritorni e men che meno lo sarà ora.
Non ha più gli occhi cattivi di un tempo, ha muscoli e pancia morbidi, ne ha passate troppe per avere ancora la "violenza" dentro di sé. Non è più "King Kong" da un pezzo. Ne sa qualcosa Lennox Lewis che l'ha umiliato in otto round, nonostante Tyson avesse dichiarato di volergli mangiare i figli (che Lennox non aveva). Una sconfitta netta che facendo il paio con quelle contro Holyfield al tempo mise in dubbio anche l'effettiva forza del campione contro avversari di spessore, ma non sarebbe giusto perché il Tyson prima del 1992, cioè prima della condanna per stupro che gli ha bloccato la carriera, era un altro pugile. Era devastante.
Non è questo però che interessa agli organizzatori, è la sua immagine. Lo show non è stato ideato pensando solo alla sua statura di pugile campione del mondo, ma anche e soprattutto alla sua proverbiale cattiveria. È stato progettato pensando al Tyson che ha strappato e sputato un pezzo di orecchio sanguinolento di Evander Holyfield, che ha cercato per tre volte di rompere il braccio di Frans Botha al ritorno dalla squalifica e che ha morso Lennox Lewis a una coscia.
È lui l'uomo adatto per uno spettacolo che mira alla pancia dello spettatore. Non può essere un altro. C'è inoltre la componente dello scontro generazionale per accaparrarsi due target, i 40-50enni e i 18-25enni, e metterli virtualmente uno contro l'altro, in un classico che riscuote sempre successo. C'è insomma tanta furbizia da comunicatori, ciò che è Paul in fondo, e tanti $$$ da uomini marketing. Il contenitore è lo show, ma il contenuto è debole e ambiguo. È un reality, è la "Società dello spettacolo" di Guy Deborde, e non "The Rumble in the Jungle".
Il pacchetto proprio per tutte queste componenti è però adatto a stomaci voraci. E così, quando una belva del genere minaccia il giovane influencer di fargli vedere cos'è la vera boxe, con tanto di spinte e insulti, stimola curiosità, crea aspettativa e divide il pubblico. Anche le dichiarazioni di guerra però fanno parte dello show, della sua pubblicità.
È suggestivo pensare che Paul potrebbe diventare il 45° uomo a cadere al tappeto sotto i pugni del vecchio campione di Brooklyn, ma che possa accadere è più difficile. È non perché l'età rende lo scontro impari. Senza paletti Tyson potrebbe battere Paul anche a 58 anni, con 31 anni di differenza. Gli basterebbe un gancio al mento per mandarlo giù, uno dei tanti fulminanti tirati in carriera.
Si vedranno invece probabilmente molti corpo a corpo, abbracci che finiranno per penalizzare un po' lo spettacolo. Soprattutto se l'incontro dovesse andare per le lunghe, Tyson proverà ad aggrapparsi all'avversario per la stanchezza, ma anche per bucare la guardia. In quei frangenti il "vero" Mike sarebbe comunque pericoloso con corti jab e montanti, soprattutto contro un pugile approssimativo tecnicamente come Paul.
Se fosse un vero incontro Tyson avrebbe le sue possibilità. Eccome se le avrebbe, specie nei primi round. Il pugno, dopotutto, resta pesante.
Se fosse un vero incontro.
Tyson e Paul, seguendo le orme dell'apripista Floyd Mayweather contro il campione MMA Conor McGregor, venerdì notte invece non prenderanno a pugni solo se stessi ma l'intero agonizzante mondo del pugilato. Tyson con la sua furia autodistruttiva farà a brandelli la sua immagine come icona di questo sport, Paul squarcerà il velo che lo separa dallo spettacolo facendone un surrogato del wrestling.
Benvenuti nella nuova boxe.