OPINIONE: Sinner a Pechino può aver dato la svolta definitiva alla sua carriera
Un trionfo che è anche una prova di maturità per Jannik Sinner, che dopo aver superato Carlos Alcaraz nelle semifinali di Pechino, ha battuto Daniil Medvedev. Nonostante il clamore della vittoria dell'altoatesino contro il n.2 al mondo, la vera impresa di Sinner è stata quella di battere il russo. Jannik infatti per caratteristiche di gioco si è sempre trovato bene contro il tennista di Murcia, tanto è vero che il confronto tra i due vede ora in vantaggio l'altoatesino con quattro match vinti su sette disputati.
Diverso il discorso contro Medvedev, vera bestia nera dell'italiano, che è riuscito a battere solo stavolta dopo sette incontri e due finali perse. Ecco perché la vittoria di Pechino, al di là del trofeo di un 500, dice molto non soltanto sull'impresa dell'azzurro ma anche e soprattutto sulla maturità raggiunta, premiata con una posizione n. 4 nel ranking Atp.
Può diventare il miglior tennista della storia azzurra
Posizione raggiunta a 22 anni 1 mese e 17 giorni, con 4 anni di anticipo rispetto a Adriano Panatta, l'unico altro italiano nel maschile (Francesca Schiavone nella Wta) che era stato capace di raggiungere quel posto 47 anni fa, nel 1976, dopo le vittorie agli Internazionali d'Italia, Roland Garros e Coppa Davis (l'unica vinta dall'Italia). Durò poco la gioia di Panatta, tre settimane, e forse Sinner ha più possibilità di lui di restare in vetta, cosa che lo farebbe diventare il più forte tennista della storia azzurra. Se Panatta alle sue spalle aveva infatti tennisti del calibro di Connors, Borg e Vilas, probabilmente Jannik ha una concorrenza meno spietata: n.5 è il greco Tsitsipas, che ci ha abituato ad alti e bassi, n. 6 Rune, che in più occasioni ha dimostrato la sua ancora scarsa maturità, n. 7 Rublev, un altro non costante per definizione, poi vengono Fritz, Ruud e Zverev.
Le sue armi: un tennis martellante con un rovescio devastante
Sinner ha poi un altro pregio: è un lavoratore. Si allena duramente per migliorare sempre, e i suoi progressi si vedono sul campo da gioco. È un altoatesino, e ne ha tutte le caratteristiche comportamentali. Anche sul campo dal tennis: la sua non è poesia, non ha il rovescio magico di Musetti, il suo è un tennis veloce e, a dispetto del fisico mingherlino. è potente e pesante. Ecco i motivi per cui riesce a creare così tanti problemi ad Alcaraz, più vario e completo.
Andando più sul tecnico, Sinner ha poi un'arma letale: non ha un rovescio bello come quello del già ricordato Musetti, di un Wawrinka o di un Gasquet o, tornando indietro nel tempo, di un Leconte o di un Edberg, ma ce l'ha micidiale: le sventagliate sulla riga a velocità pazzesca in diagonale sono indomabili in allungo pure per un mostro elastico come Alcaraz, e anche oggi contro Medvedev hanno fatto male.
Un metro di paragone per Alcaraz l'"eletto"
"Non potevo fare il mio solito tennis, ho provato a giocare più profondo, ma non ci sono riuscito. Ho provato a usare una tattica diversa, ma non sono riuscito nemmeno con quella. Questa è un'altra cosa che dovrò imparare se voglio battere Jannik - ha detto Carlos Alcaraz dopo la sconfitta in semifinale. “È un giocatore molto completo, ha fatto quasi tutto bene, ti spinge al limite su ogni colpo. Devi colpire ogni palla alla perfezione se vuoi essere vivo nel punto. Anche se pensi di aver colpito la palla molto, molto bene, lui può anche colpirla più forte di te". Lo spagnolo in passato ha definito Sinner il suo metro ideale per capire quanto progredisce il suo tennis, proprio per le difficoltà che puntualmente l'italiano gli crea. E se Alcaraz è "l'eletto", il futuro n.1 per tutti, Sinner ha buone possibilità di restare nei pressi e insidiarlo.
L'ultimo ostacolo per la maturità completa
Se Sinner è il metro di Alcaraz, per lui potrebbe esserlo Medvedev. Batterlo oggi, al di là della vittoria sportiva, è un grandissimo successo anche in termini di autostima per l'altoatesino. Vedere che tutti i suoi sforzi sono stati ripagati e il suo tennis è così migliorato potrebbe essere la scintilla che l'aiuterà a crescere e a fare la storia del tennis azzurro e non solo.
Ora, l'ultimo ostacolo per completare il suo processo di maturazione si chiama Novak Djokovic. Proprio come contro Medvedev, con l'attuale n.1 del ranking Atp Sinner non ha mai vinto. C'è sempre una prima volta, come ha insegnato il russo e come ha ricordato con la solita ironia a fine incontro riferendosi alle due finali precedentemente perse dall'italiano: "Third time is a charm". Da italiani speriamo che arrivi prima possibile. Una cosa è certa, Sinner ci continuerà a stupire.