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Mondiali, i dubbi sui fenomeni che arrivano al fotofinish

Antonio Moschella
Mondiali, i dubbi sui fenomeni che arrivano al fotofinish
Mondiali, i dubbi sui fenomeni che arrivano al fotofinishAFP
Benzema, Mané e Son saranno presenti all'appuntamento iridato, nonostante le loro condizioni fisiche destino preoccupazioni. Il loro status è troppo importante per precludergli il Mondiale, nonostante le incertezze sulla loro effettiva presenza dall'inizio

L'agone del Mondiale per un calciatore raggiunge punti incomprensibili, a volte anche folli. È però altrettanto vero che una competizione del genere logora animo e corpo, sebbene al contempo porti un prestigio unico, di quelli che neanche la Champions League riesce a dare. O almeno non durante quell'anno che ogni quattro scandisce il passare del tempo di coloro che vivono per e con il pallone.

E questa sorta di follia che motiva i calciatori a dare tutto per la prova planetaria ha come esempi più lampanti le scelte di coloro che arrivano al Mondiale barcollando, ma non intendono rinunciarvi. Le convocazioni di Karim Benzema (35), Sadio Mané (30) e Son Heung-Min (30) rispondono sia all'enorme desiderio degli stessi di partecipare alla competizione per eccellenza sia al bisogno di dare al loro paese una speranza. Perché, sebbene il calcio sia uno sport collettivo, sono le individualità quelle che accendono il fuoco. Specialmente quando si tratta di una nazionale, squadra nella quale manca una coesione di gruppo forgiata durante tutto l'anno e l'improvvisazione del solita è necessaria per trovare l'acuto vincente.

Se il caso di Benzema è relativo, vista la presenza di altri campioni di spessore nell'organico della Francia, quelli di Mané e Son sono l'evidente conferma di come due totem di due nazionali in rampa di lancio non possano essere esentati dallo sforzo e dal rischio, visto che su di loro si regge un'intera nazione. Il problema al ginocchio del senegalese e quello all'occhio del coreano avrebbero condizionato la convocazione di chiunque, tranne dei leader tecnici di due squadre costruite sul loro dinamismo. Entrambi attaccanti esterni e titolarissimi in due realtà europee molto solide come Bayern Monaco e Tottenham, hanno risposto alla chiamata della patria incuranti di un impedimento che, probabilmente, in situazioni normale non li avrebbe visti andare oltre l'ostacolo e forzare. 

Il fresco Pallone d'oro, invece, vive un avvicinamento cauto a quello che potrebbe essere il suo ultimo Mondiale, principalmente per il suo risentimento alla coscia sinistra, che lo ha tenuto fermo nelle ultime uscite del Real Madrid. Dopo essersi ripreso la Francia in seguito a un ostracismo di quasi sei anni per una vicenda extra sportiva che gli ha impedito di diventare campione nel 2018, Benzema è adesso il figlio di tutto il paese che tempo addietro lo ha condannato per le sue origini algerine e il fatto di non cantare la Marsigliese.

Protagonisti con le loro squadre di club, i tre cercano una conferma in questo Mondiale. Benzema vuole chiudere in modo perfetto un 2022 che lo ha già visto conquistare una Liga e una Champions a livello collettivo, Mané vuole dimostrare che i campioni d'Africa possono giocarsela anche contro le più grandi selezioni del mondo e Son intende rifarsi della sfortunata spedizione di Russia 2018.

Con diversi obiettivi di gruppo, ma con lo stesso spirito ambizioso a fare da guida, Benzema, Mané e Son sono già con la testa in Qatar. Perché, nonostante a volte il corpo non risponda, a prevalere è sempre il cuore.