Mbappé senza filtri: "Ho pensato di lasciare la nazionale, non gioco per chi mi chiama scimmia"
Il Mondiale di Qatar 2022 ha corso seriamente il pericolo di rimanere senza il suo testimonial più scintillante, quel Kylian Mbappé (23) che lo stesso presidente Emmanuel Macron e il governo dell'Emirato hanno convinto a restare al Paris Saint Germain per una questione d'immagine.
L'episodio che ha provocato uno scompenso mentale ed emotivo del campione francese è stato l'eliminazione della Francia all'Euro 2020 nel luglio dell'anno scorso contro la Svizzera. Dopo il 3-3 maturato nei primi 120', gli elvetici avevano fatto fuori i campioni del mondo ai calci di rigore, nella cui sessione uno degli errori più significativi era stato proprio quello di Mbappé. Al termine di quest'incontro, il numero 10 francese ha sentito su di sé critiche eccessive, alcune anche di carattere razziale, come ha raccontato a Sport Illustrated: "Ho pensato che non potevo giocare per delle persone che pensano che io sia una scimmia. Poi, però, mi sono preso del tempo per riflettere e tutti mi hanno incoraggiato. Smettere non sarebbe stato un buon messaggio, perché penso di essere un esempio per molte persone. Ho voluto dire alle nuove generazioni che noi siamo meglio di loro".
Una dichiarazione senza filtri quella dell'attaccante del Psg, che a freddo ha fatto dietrofront e ha compreso di dover andare dritto avanti a sé. Il suo pensiero a caldo, tuttavia, ricorda quello del suo compagno di squadra Lionel Messi (35), che dopo la seconda finale di Coppa America persa contro il Cile nel 2016 aveva detto di aver chiuso il suo ciclo con la nazionale argentina per via delle troppe contestazioni. Sia Messi sia Mbappé ci hanno ripensato, e saranno entrambi ai blocchi di partenza di un Mondiale nel quale si potrebbe incontrare come rivali già negli ottavi di finale, in caso uno dei suoi finisse primo nel suo girone e l'altro secondo.
Figlio di un camerunese e di un'algerina e cresciuto nella periferia di Parigi, un luogo socialmente difficile, Mbappé è venuto fuori con i sani principi della condivisione e della leale competitività sportiva in un ambiente multiculturale, la cui amalgama ha permesso alla Francia di diventare due volte campione del mondo in vent'anni. Simbolo del calcio e dello sport transalpino, colui che sarà la figura delle Olimpiadi di Parigi 2024 vuole difendere il titolo di campione anche in quella Doha che lo ritiene un figlioccio.
Dopo aver voltato pagina, Mbappé smetterà di curarsi del razzismo e penserà a trascinare di nuovo sul tetto del mondo quella Francia che, seppur da alcuni pochi pulpiti dura con lui, non smette di essere la sua amata patria.