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Maignan, l'uomo in più del Milan che da quando è tornato è diventato leader totale

Antonio Moschella
Maignan durante Tottenham-Milan
Maignan durante Tottenham-MilanAFP
Senza il portiere francese i rossoneri hanno vissuto un crollo psicologico e di rendimento. Da quando si è ripreso la porta, Magic Mike ha alzato maggiormente l'asticella

Gli assenti hanno sempre torto. E in alcuni casi sono recidivi. Il lungo periodo di degenza di Mike Maignan, insofferente nel recupero da un infortunio muscolare, ha sottolineato l'importanza capitale del portiere francese nell'economia di gioco del Milan. Le sue 15 partite mancate in campionato, le quattro in Champions League e quelle nell'eliminazione dalla Coppa Italia e nella finale di Supercoppa contro l'Inter sono state figlie della sua impazienza e della sua frenesia interna. I pessimi risultati, come le tre sconfitte di seguito rimediate a gennaio, mese nel quale la squadra di Stefano Pioli è stata scalciata dal treno della coppa da un'incornata del Toro ed è stata messa sotto dai cugini in Arabia, hanno solo dimostrato a livello statistico quanto il numero 16 fosse centrale nel progetto rossonero. E non solo per la mediocrità tra i pali di Tatarusanu.

Perché, del resto, anche con Magic Mike in porta il Milan è stato sconfitto a Firenze, dove è mancata la tenuta globale della squadra contro una delle realtà più in forma del momento. Eppure, con lui in campo la musica è un'altra, specialmente perché in assenza di Zlatan Ibrahimovic è lui l'unico vero incaricato ad alzare la voce e a dirigere l'orchestra. Dalla sua posizione privilegiata Maignan vede tutto, scruta l'orizzonte e annusa i venti, guidando come un capitano senza fascia la difesa ma anche il centrocampo. Perché il suo istinto da calciatore non è solo atletico, come i suoi balzi felini comprovano di partita in partita, ma anche tecnico.

Libero 

Il suo infortunio muscolare al polpaccio, rimediato a fine settembre, sembrava roba da poco. E invece, tra la sua la sua cocciutaggine a bruciare le tappe del recupero e l'accanimento della sfortuna, da infortunio si è passati a lesione, con dei tempi di ripresa divenuti all'improvviso biblici e incerti. L'assenza ai Mondiali ha iniziato a inquinare l'ambiente di qualsiasi tipo di voce, tra le quali alcune che lo volevano al centro di giri di droga. La lesione, dunque, per le malelingue non era altro che un modo per occultare una futura positività a un esame antidoping. Voci maligne che il portiere ha zittito con un post sui social nel quale parlava di "fede, lavoro e vittorie" come sue uniche droghe. Poi, il ritorno dopo aver fatto leva finalmente sulla pazienza. Un ritorno attesissimo di uno dei pilastri del Milan scudettato. 

Intelligente, scaltro e rapido, Magic Mike ha fatto l'ultimo passo verso la conquista della leadership massima dello spogliatoio del Milan, nonché di quella della sua metà campo. Le sue urla arrivano ovunque, i difensori davanti a lui obbediscono ai suoi ordini in modo preciso dando equilibrio alla squadra. E così via. Dal suo estremo Maignan governa la barca rossonera, facendosi sentire quando deve con la sua voce e incidendo a livello tattico in ogni giocata, facendo da portiere ma anche da libero. Libero dalle marcature ma libero di scegliere come impostare l'azione o come piazzarsi dietro i suoi tre pretoriani, disposti a morire per lui come fosse un autentico Cesare. Sulla scia di Neuer ma ispirandosi anche al concetto zemaniano secondo il quale il portiere deve essere tutt'uno con la quadra, l'ex portiere del Lille ha ormai fatto dimenticare del tutto Donnarumma, che al Paris Saint Germain continua a balbettare.

Oggi, contro la Salernitana, sarà chiamato a un'altra prova delle sue. Dopo essere stato centrale nella qualificazione ai quarti di finale di Champions League registrando una performance top a Londra, adesso tocca confermarsi in campionato, dove la strada è ancora lunga, ma con lui a guidare da dietro tutto l'ambiente rossonero è più sicuro.