Lucescu: "La Russia è morte e dolore, io mai più lì"
"Voglio dire ancora una volta che non tornerò mai più a lavorare in Russia (ha allenato lo Zenit nella stagione 2016-'17 ndr). Dopo ciò che ho visto con i miei occhi in Ucraina, questo è fuori discussione. La Russia è terrorismo, morte e dolore. Questo paese mi ha tolto la seconda casa, Donetsk, e voleva portarmi via la terza, Kiev. Ricordatemi come un uomo che ama l'Ucraina".
È un uomo coraggioso Mircea Lucescu e, intervistato dal quotidiano sportivo russo 'Sport-Express', non le manda certo a dire. "Ho lavorato qui a Kiev con la Dinamo - continua il tecnico dimessosi all'inizio del mese dalla guida della squadra della capitale ucraina - e ho visto con i miei occhi tutti gli orrori della guerra che la Russia ha portato. Non ho lasciato la squadra, ho allenato i giocatori sotto allarme aereo e ho aiutato a evacuare le loro famiglie".
"Me ne sono andato dalla Dinamo Kiev ma non lascio il calcio professionistico"
"Ho vissuto tutto questo in prima persona, quindi cosa possiamo dire su un ritorno in Russia? - dice ancora l'ex tecnico dell'Inter e del Brescia - Il mio sogno principale ora è la pace e la tranquillità in Ucraina. È la sicurezza per Ucraini, stadi pieni e prosperità per questo meraviglioso paese". Ma, no alla Russia a parte, Lucescu si ritira dal mondo del calcio? "Ho lavorato tre anni alla Dinamo e quindici in Ucraina, e ho detto 'basta'. Adesso sono a casa, a Bucarest", la risposta dell'allenatore romeno.
"La mia carriera è finita? È una bugia - continua. Me ne sono solo andato dalla Dinamo Kiev ma non lascio il calcio professionistico. Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato: è stato estremamente difficile giocare a calcio senza tifosi, sostegno finanziario, e senza sponsor e pubblicità. Giocare solo con i giovani dell'accademia". "In ogni caso - conclude -, ho cercato di mantenere il calcio nella mia vita. Questa è la cosa più importante anche in una situazione così difficile".