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L'OPINIONE - Il calcio è uno sport di serie B, civilmente parlando è rimasto fermo agli anni '80

Eintracht Braunschweig- Hannover 96, 19 marzo 2023
Eintracht Braunschweig- Hannover 96, 19 marzo 2023Profimedia
Sono ancora molti gli episodi di violenza, fisica e verbale, a cui assistiamo prima, durante e dopo un incontro di calcio. A impressionare è che si tratta dell'unico sport rimasto, al di là di qualche sparuta eccezione nazionale, a suscitare ancora certi fenomeni. Come possiamo portare il calcio a una civiltà degna del 2023?

Abbiamo ancora negli occhi la devastazione dei tifosi tedeschi dell’Eintracht Francoforte a Napoli che già ci preoccupiamo dell’arrivo degli inglesi per la partita di domani al Maradona. Nel mezzo, qualche scontro per Lazio-Roma e oltre ai soliti cori beceri razzisti, anche un tifoso laziale con la maglietta “Hitlerson 88”, già individuato dalla polizia e avente precedenti.

Quando leggo e scrivo di queste cose è come se il tempo si fosse fermato agli anni ’80 e ’90, agli scontri tra gli ultras, ai fatti tragici dell’Heysel. Qualcosa di molto più vicino a una protesta dei Black Bloc che a gruppi di persone tra cui amici e famiglie che vogliono passare un sabato o una domenica di festa allo stadio guardandosi una partita di calcio.

Immagini dello stadio Heysel (Bruxelles) durante Juventus-Liverpool del 29 maggio 1985
Immagini dello stadio Heysel (Bruxelles) durante Juventus-Liverpool del 29 maggio 1985Profimedia

Parlando di Black Bloc, se lì sono sbagliati (eufemismo) i mezzi per protestare contro una decisione governativa mondiale ma ci sono delle ragioni politiche alla base, qui non c’è neanche politica. O meglio c'è, ma è banalizzata nei suoi estremismi (vedi il tifoso nazista). In fondo c’è solo idiozia. Idiozia mascherata da tifo di gente probabilmente frustrata nella vita che sfoga la sua rabbia repressa durante la settimana allo stadio.

E se andiamo a vedere, il calcio – se si esclude il basket greco – è l’unico sport in cui dobbiamo assistere a situazioni del genere. Il rugby, sport molto più violento, è lo sport per gentiluomini, una definizione che non accompagna solo i giocatori in campo ma anche gli stessi tifosi. Mi è capitato di assistere a Roma a match del Sei Nazioni con tifosi britannici alticci nella stessa curva dire qualcosa di poco gradevole verso l'Italia, e tutto è finito lì. In una partita di calcio sarebbero stati massacrati. Chi va a vedere il rugby può permettersi di bere qualche birra, chi va a vedere una partita di calcio no, e se è così è perché c’è un motivo.

Il problema infatti non è qualche birra di troppo che può provocare incidenti sotto l’effetto dell’alcol, anche se la cosa non aiuta, è chi la beve. Purtroppo tanta gente che affolla le curve non è neanche capace di bere, perché prima di tutto non è capace di ragionare. Si fa trascinare dai pregiudizi, dall’odio, dalla frustrazione. Non è l'alcol, è il tifoso.

Il calcio è l’unico sport in cui questo accade, se si eccettua appunto qualche partita di basket balcanico. Negli sport più "violenti", ho citato il rugby ma potrei benissimo dire il sentitissimo (dagli americani) football americano, per non parlare dell’hockey (NHL) dove se le danno di santa ragione, ma persino nella boxe o negli incontri di arti marziali, questo non avviene. Dobbiamo chiederci perché e vergognarci che lo sport più popolare al mondo continui ad essere così incivile.

Vedere una partita di tennis, una corsa di Formula 1 o di. MotoGP è un’esperienza gratificante perché ancora prima di andare sai che passerai bei momenti insieme a gente di altri paesi a commentare la partita o la gara, a parlare dei nostri sportivi e dei loro. Sai che puoi portarti i bambini tranquillo perché sai che, comunque andrà, sarà una giornata di festa. Se vai a vedere Sinner contro Alcaraz non fai una rissa con gli spagnoli, nel calcio forse scatterebbe una rissa tra piemontesi e toscani pure per Sonego-Musetti.  

Se vai a vedere una corsa di Formula 1, probabilmente passerai la serata prima o dopo la gara bevendo e festeggiando anche con inglesi e olandesi, non ti scannerai perché la Red Bull ci umilia in pista o Verstappen è il numero 1 e la Ferrari continua a fare pietà. C’è un motivo. Certo, si dirà che i paragoni non sono calzanti perché qui si parla di squadre della città o della nazione, e ci può stare, ma sopra ho fatto altri esempi di partite con squadre cittadine e nazionali. Avete mai visto una rissa durante un incontro di Nba? Più facile succeda sul parquet. Qui sotto, ad esempio, tifosi travolti da una rissa tra Panthers e Patriots in NFL.

Il fenomeno è stato già analizzato da studi sociologici che hanno provato a sottolineare la natura popolare del calcio come estrazione oltre alla maggior popolarità in quasi tutti i paesi. Cosa colpisce, però, è che non si tratta di cultura e civiltà di una nazione, qualcosa in cui spesso pecchiamo come italiani rispetto ad altri paesi più “virtuosi”, ma è globale. Perché se è vero che altre nazioni “più calde”, pensiamo a quelle sudamericane o a quelle balcaniche, hanno molti episodi del genere, è altrettanto vero che è presente in molte “insospettabili” culture del Nord Europa.

Al di là degli inglesi, che fino a qualche tempo fa con gli hoolingans avevano il triste primato, pensiamo agli olandesi, con i tifosi del Feyenoord che hanno devastato Roma e che l’hanno di nuovo minacciata sui social in vista dell’imminente incontro con giallorossi in Europa League, oltre ai già citati tedeschi. Si può dire però che nessuna sia immune a questa malattia. Per la cronaca, la foto in copertina si riferisce alla partita dell'Eintracht Braunschweig contro l'Hannover 96 del 19 marzo, campionato di seconda divisione tedesca. Qui sotto, invece, rissa tra tifosi un un match di MLS tra Los Angeles Galaxy e Los Angeles FC.

Tornando ai britannici, attesi domani a Napoli nella speranza che non ripetano le "gesta tedesche", bisogna dire che se l’Inghilterra come altre nazioni è riuscita ad arginare abbastanza il problema in casa con disposizioni ad hoc negli stadi, lo stesso si ritorna nelle trasferte fuori dal paese. La violenza nel calcio sembra difficile da sradicare perché appare come un elemento profondamente e tristemente integrato, se non connaturato, con lo stesso sport.

Parlando di possibili soluzioni, alla base c'è un’amara constatazione: come possiamo pensare di risolvere un problema in cui rischia di scattare una rissa (e a volte scatta proprio) persino tra i padri che vanno a vedere i figli giocare nel torneo scolastico? E non parliamo di genitori avanzi di galera, ma persone normali trasformate, anzi trasfigurate, dal virus calcio. Post scriptum: il titolo volutamente forte, è dovuto alla morte nel cuore con cui scrivo questo pezzo.

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