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Il mental coach Civitarese su Roma-Juve: "Mourinho usa la leva del dolore, Allegri il basso profilo"

Mourinho
MourinhoAFP
Roma-Juventus, ma soprattutto Mourinho contro Allegri. Due diversi modi di allenare, di comunicare, ma soprattutto di stimolare e motivare le proprie squadre. Abbiamo parlato del match con il mental coach Roberto Civitarese dei due allenatori e soprattutto di due personaggi che potrebbero rivelarsi decisivi nella gara: Paulo Dybala e Paul Pogba.

Mourinho e Allegri sono due grandi comunicatori, ma hanno approcci completamente diversi. In cosa differiscono le loro filosofie?

I due allenatori utilizzano due modalità completamente differenti.

Mourinho utilizza spesso quella che viene definita la leva del dolore, ovvero porta le persone a focalizzarsi su qualcosa di negativo. Un esempio è stata la sfida contro la Cremonese: ha spostato l'attenzione sul litigio con l'arbitro piuttosto che sulla sconfitta. Questo modo di comunicare, quindi di trasmettere sensazioni, porta le persone ad alzare il livello di attenzione e crea compattezza nel gruppo, dando l'idea del "noi contro tutti".

Massimiliano Allegri
Massimiliano AllegriAFP

Allegri, invece, ha un profilo molto più morbido. Una delle osservazioni che gli venne mossa anni fa è stata proprio quella di essere sempre molto calmo. Nei confronti dell'esterno, lui comunica una situazione di calma (apparente). Questo, però, lo porta ad abbassare un po' il livello. Lui non si sbilancia mai su obiettivi ambiziosi, situazioni fortemente positive. Comunica con un basso profilo, cercando di non alzare il livello delle aspettative da parte di quelli che lo ascoltano.

Questa idea del "noi contro tutti" adottata da Mourinho (ma anche da allenatori come Conte) è stata, a volte, definita superata. Lei cosa ne pensa?

Prima bisogna precisare che ci sono due modalità che vengono utilizzate per creare motivazione all'interno di un gruppo: quella della leva del dolore, utilizzata da Mourinho e altri allenatori come per esempio Antonio Conte, e quella della leva del piacere. 

Ci spiega le differenze?

La leva del dolore spinge a spostare l'attenzione su una situazione fortemente negativa, a essere critici per avere una reazione molto forte nei giocatori. Si porta il gruppo a concentrarsi su situazioni che non vanno, aspettandosi una reazione positiva per allontarsi da una situazione che non piace. Questa è un tipo di tattica mentale che ha degli effetti immediati, con una reazione forte ed efficace, che però non è sostenibile nel lungo periodo, perché comporta un dispendio di energie mentali non indifferente.

La seconda tecnica, quella della leva del piacere, è opposta: si costruisce una realtà bella e positiva che ancora non si ha, ma che si desidera raggiungere. Si crea questo senso positivo di desiderio di raggiungere qualcosa di bello e ovviamente questa modalità ci porta a costruire giorno dopo giorno un ambiente positivo e motivato. Questo è un percorso più duraturo, di cui si vedono gli effetti a lungo termine e che si autoalimenta nel tempo. Esempi perfetti sono Carlo Ancelotti e Pep Guardiola.

Entrambi questi modelli hanno in comune il forte aspetto motivazionale, ma, appunto, il primo è molto efficace nell'immediato ma quando gli allenatori vanno via i giocatori provano una sorta di senso di liberazione perché a livello mentale è estremamente dispendioso. La maggior parte degli allenatori che utilizzano questa tecnica fanno molto bene all'inizio ma restano poco nelle squadre, come anche nel caso di Antonio Conte.

Che gara si aspetta da Paulo Dybala? Pensa che si possa prendere lui carico della Roma?

Quando un calciatore va in campo è sempre fortemente concentrato su quello che deve fare, sopratutto per quanto riguarda i grandi campioni come Paulo Dybala (29). L'argentino ha un grande senso di appartenenza, lo aveva anche alla Juve, e più volte si è preso carico della squadra anche partendo dalla panchina.

Paulo Dybala
Paulo DybalaAFP

Per lui questa sarà anche una sfida anche contro gli scettici, visto il contratto non rinnovato con la Juventus e questa sarà anche una spinta in più a fare bene.

Il ritorno di Pogba, secondo lei, potrà essere determinante per la sfida contro la Roma, ma soprattutto per il finale di stagione della Juve? 

Paul Pogba  (29) è tornato alla Juve con grandi aspettative e con l'ambizione di fare addirittura meglio dell'ultima volta. Di solito però i ritorni sono difficilmente migliori della prima volta. 

Tra il suo ritorno ufficiale e il suo esordio ci sono stati una serie di eventi negativi: l'infortunio, i punti di penalizzazione, le critiche e le aspettative disattese. Tutti questi elementi vanno a minare quella motivazione e quella voglia di fare bene con cui il giocatore era partito.

La cosa che potrebbe mancare a Pogba è la forte motivazione a fare la differenza: anche se scende in campo e svolta una partita, per esempio, cambierà poco alla Juve, che ormai in campionato non può andare lontano.