ESCLUSIVA - A lezione dal "Maestro" Pirlo: "In Qatar dico Brasile e Napoli in Champions"
Sono passati 16 anni dalla vittoria mondiale dell’Italia in Germania: tradotto in Mondiali, quattro edizioni. Due di queste senza gli azzurri. Uno shock per tutti, anche per chi quella coppa l’ha alzata al cielo come Andrea Pirlo.
Il “Maestro”, dopo aver dato lezioni sui campi di tutto il mondo, disegnando traiettorie e parabole con giocate in punta di penna (1 Coppa del Mondo, 2 Champions League, 1 Intercontinentale, 2 Supercoppe europee, 6 Scudetti, 2 Coppe Italia, 3 Supercoppe italiane il suo palameres, ndc), da qualche anno ha deciso di condividere il suo sapere con allievi più o meno noti.
Dopo l’esperienza di un anno da allenatore alla Juventus (qualificazione in Champions, Coppa Italia e Supercoppa Italiana i trofei conquistati, ndc), finita prematuramente con critiche forse un po’ troppo eccessive visti anche i risultati odierni dei bianconeri, è volato sulla sfonda occidentale del Bosforo per guidare il Karagümrük, formazione della Super Lig turca.
Campionato al momento fermo, come tutti gli altri, per permettere lo svolgimento del Mondiale in Qatar. E Pirlo ne ha approfittato per una breve vacanza negli Stati Uniti, Paese dove ha chiuso la carriera da calciatore. Un viaggio tra Miami e New York per staccare un po' dal calcio, senza disdegnare un "no look" dei suoi al Mondiale.
Secondo Mondiale senza l’Italia. Se l’aspettava?
“Incredibile. Era impensabile immaginare due Mondiali di fila senza l’Italia. Eppure è così, anche se, a dire il vero, la delusione più grande è stata quella di 5 anni fa contro la Svezia”.
Ci spieghi il perché
Perché prima di otto anni fa l’Italia si era sempre qualificata e non era mai successo di non andare al Mondiale.
E questa volta?
Se non ti qualifichi nel girone e ai play off becchi pure il Portogallo, diventa dura. Se poi esci contro la Macedonia, c’è poco da aggiungere. Nel corso delle qualificazioni si sono buttati via un bel po’ di punti: abbiamo pareggiato in Irlanda, poi i rigori sbagliati con la Svizzera.
Come se la spiega la mancata qualificazione di quest’anno?
Avevamo tutte le carte in regola per qualificarci, ma forse l’Europeo ha inconsciamente condizionato. Dopo aver vinto un trofeo come l’Europeo pensi che la qualificazione sia semplice e invece la realtà è stata un’altra.
Che idea si è fatto di questo Mondiale invernale?
È un po’ strano vederlo in questo periodo dell’anno, ma quello che più mi incuriosisce è il dopo Mondiale. Ci sarà da capire come finiranno i giocatori.
Fisicamente o mentalmente?
Mentalmente, che voglia avranno di continuare la stagione, sia per chi vincerà ma anche per chi uscirà a mani vuote da questo torneo.
Quindi saranno le motivazioni a fare la differenza?
Penso di sì. Finisci il Mondiale a dicembre. Se hai vinto, hai toccato il cielo e di conseguenza potresti mollare, lasciarti andare, insomma essere scarico mentalmente.
Se perdi, stesso discorso: ci rimane male e rischi un contraccolpo. Stessa storia per chi ha dovuto saltarlo causa infortunio, vedi Mané e Benzema per esempio. Giocare il Mondiale è il sogno di tutti. Quando ci arrivi così vicino e poi devi dare forfait rischi un contraccolpo psicologico.
Lei ha parlato di Mané e Benzema. Sono solo due di molti giocatori che hanno dovuto rinunciare al Mondiale causa infortunio. Un Mondiale anomalo anche sotto questo punto di vista. Che idea si è fatto?
Penso ci sia stato troppo poco tempo per recuperare. Hanno avuto solo una settimana per prepararsi. Con il Mondiale in estate di solito hai 15 giorni, un mese. Se giochi dopo una settimana dallo stop del campionato è tutto più complicato.
Sarà un campionato delle ultime volte per molti: Messi, Ronaldo, forse anche Neymar. Chi la spunterà?
Vedo favorito il Brasile.
Perché?
È la squadra più quadrata, in tutti i reparti. Inoltre hanno esperienza e sono abituati anche a vincere. Sono pronti a questi impegni. Negli ultimi anni hanno fatto un percorso giocando più o meno sempre con gli stessi.
E le altre?
L’Argentina è forte, ma come ho detto il Brasile mi sembra più completo. Anche la Spagna gioca bene, ma sono giovani. Il Portogallo è una buona squadra, mentre la Germania è una incognita. Poi c’è da vedere la Francia, se sarà condizionata dai tanti infortuni subiti. Ha comunque talmente tanti giocatori bravi in rosa che potrebbe essere davvero la mina vagante del torneo.
Le quattro semifinaliste?
Argentina, Brasile, Spagna e una fra Inghilterra e Portogallo, ma magari c’è qualche sorpresa.
Molti parlano della Serbia come sorpresa di questo Mondale, lei cosa ne pensa?
Non so se riuscirà ad arrivare in fondo. Hanno una squadra con giocatori giovani, ma comunque già d’esperienza. Anche gli Stati Uniti possono fare un bel Mondiale. Non sono male, però mi aspettavo qualcosa in più. Escluderei un nuovo exploit della Croazia. È arrivata a fine ciclo, così come il Belgio.
Da qualche hanno ha intrapreso la carriera di allenatore, ma ha già avuto l’opportunità di allenare grandi campioni alla Juventus: Dybala, Danilo e Ronaldo per citarne alcuni. Come si fa a gestire uno spogliatoio con tante stelle?
Credo sia importante trovare il giusto equilibrio. Bisogna essere empatici.
E con Ronaldo come si è trovato?
Molto bene. È un personaggio particolare, un vero professionista.
E dell’intervista rilasciata qualche settimana fa contro il Manchester United e il suo allenatore? Che ne pensa?
Secondo me era da tanto che voleva fare questa intervista. Credo fosse già preparata.
Non crede che farla prima del Mondiale abbia aumentato la pressione sul Portogallo?
Ronaldo la pressione l’ha sempre avuta e ce l’avrà sempre. È in grado di gestirla. Non penso che le sue dichiarazioni abbiano condizionato lo spogliatoio portoghese. Se non avesse fatto quell’intervista gli avrebbero comunque fatto domande sul Manchester nel corso del Mondiale. Ha deciso di anticipare tutti e “togliersi il dente”. Credo che adesso sarà ancora più carico di prima.
Dove si vede tra quattro anni?
Qui (dice scherzando, ndc).
Nel 2026 i Mondiali saranno organizzati dal Messico, Canada e Stati Uniti. Vorrebbe essere qui allenando una nazionale?
Prima voglio fare bene con il mio club. Magari dopo capita anche la possibilità di allenare la Nazionale. Sarebbe una bella cosa.
La Nazionale italiana?
Qualsiasi nazionale. Sarebbe bello fare il Mondiale da allenatore.
E Ancelotti in nazionale come lo vede?
Lo vedo bene, lui può allenare qualsiasi nazionale, potrebbe essere il suo fine carriera.
È lui il suo “role model”?
Sì, senza dubbio è un punto di riferimento, da allenatore mi ispiro a lui. È una bravissima persona e un ottimo tecnico. Ha vinto tutto quello che c’era da vincere.
La passata stagione ha fatto qualcosa di unico in Champions. Cosa ha di speciale?
Riesce a creare empatia con i giocatori, e loro giocano per lui. Quello cha ha fatto in Champions è stato incredibile.
E quest’anno? Chi vince la Champions?
Direi il City, ma anche il Napoli.
Il Napoli può davvero arrivare fino in fondo in una competizione così difficile come la Champions?
Il Napoli gioca molto bene e ci può provare. Se stanno tutti bene e se tra qualche mese sarà ancora allo stesso livello dimostrato fino adesso, sarà dura per gli altri.
A chi paragona il Napoli di Spalletti?
Al nostro Milan, quello con tanti giocatori offensivi che giocava divertendosi. Anche il Napoli di Sarri era piacevole da vedere, ma questo qui è più cattivo. Giocano “da paura”. Sono andati via giocatori “pesanti” per la piazza e sono arrivati giocatori giovani. Sono tutti allo stesso livello e gioca chi merita. Tutto funziona ed è solo merito dell’allenatore. Spalletti ha fatto un gran lavoro.
La lezione è servita. Parola di "Maestro"