Da Lukaku a Thuram, come l'Inter ha ovviato alle bizze del suo grande ex che oggi la sfida
Mentre la scorsa estate, poco dopo l'amarissima finale di Istanbul nella quale Romelu Lukaku aveva goffamente inceppato l'attacco nerazzurro contro il Manchester City invece di renderlo più fluido, il fiuto di Beppe Marotta lavorava per la sua Inter. Sottotraccia e non successo. L'obiettivo Marcus Thuram veniva individuato e prelevato senza troppi patemi d'animo. Consapevole dei problemi che si sarebbero incontrati per avere nuovamente a disposizione il belga, le cui bizze hanno poi raccontato una storia dall'intreccio ancora oggi poco chiaro, il dirigente nerazzurro aveva deciso di cautelarsi acquistando il maggiore dei figli d'arte dell'ex difensore di Parma e Juventus.
Una decisione più che azzeccata nonostante in tanti accusassero l'attaccante francese di scarso feeling con il gol, qualcosa di essenziale per un giocatore che avrebbe dovuto far coppia con Lautaro Martinez e, dunque, provare a sostituire in qualche modo Edin Dzeko e lo stesso Lukaku nel ruolo. Col tempo, tuttavia, Marcus ha dimostrato che il partner perfetto per il capitano era proprio lui.
Thuram, più duttile
Meno centravanti, più seconda punta. Questo è poco ma sicuro. Eppure il più grande dei figli di Lilian è stato propedeutico per ingrandire ancora di più la figura di Lautaro. Diventato capitano, l'argentino ha sentito ancora più forte il senso di appartenenza alla maglia nerazzurra dopo aver rifiutato le sabbie dorate del campionato saudita. E, dunque, si è responsabilizzato ulteriormente come goleador e trascinatore. E in questo il sostegno di Thuram è stato fondamentale, come ben certificano gli 11 gol e i due assist realizzati dall'argentino in questo inizio di campionato.
Nato come esterno d'attacco ma con un profilo fisico da centravanti, Marcus è capace sia di giocare associato a un'altra punta sia di andare in profondità come se fosse un terminale. E la sua duttilità è stata il segreto della splendida società che crea con Lautaro, che è stato il destinatario di quattro dei suoi cinque assist messi a segno fino a questo momento nel torneo nazionale. Almeno per ora, dunque, il cambio tra Thuram e Lukaku sembra essere stato più che positivo per i nerazzurri.
Lukaku, contro un popolo intero
Dopo un'estate di tormenti e sbalzi d'umore, Lukaku è poi approdato in quella Roma dove lo stesso José Mourinho che lo aveva bocciato da giovanissimo al Chelsea lo ha prima riaccolto allo United come un figliol prodigo e lo ha poi abbracciato a Trigoria come se fosse la sua sola ancora di salvezza. La palla lunga o la verticalizzazione spesso cercata dal portoghese, infatti, ha nel potente centravanti il primo sfogo, specialmente quando non c'è Paulo Dybala a ricamare. E dopo una stagione passata nella quale ha faticato a essere decisivo in nerazzurro, anche Big Rom ha cercato la sua rivincita in un ambiente meno esigente e con delle prerogative tattiche più consone al suo stato di forma attuale, che non è quello da bisonte straripante di tre anni fa.
Nonostante tutto, è scontato che il belga scenderà in campo per zittire uno stadio che gli riserverà un tipo di 'accoglienza' più che speciale. Anche se senza fischietti fisici, sostituiti dal rumore digitale via app, San Siro contesterà il suo ex idolo, arrivato e andato via due volte e ora tornato da rivale per la prima volta. Per la prima volta, inoltre, troverà di fronte il suo ex amico e compagno di reparto Lautaro, con il quale si completava alla grande in una coppia nella quale era lui il bomber. A inizio partita, forse, i due si daranno la mano, magari senza neanche guardarsi in faccia. Poi, a Lukaku toccherà rimboccarsi le maniche per affrontare un popolo intero, che lo ha già dimenticato grazie al più funzionale Thuram.