L'Italia che non c'è al Tour de France: c'eravamo tanto amati
C'eravamo tanto amati. Sebbene per i ciclisti italiani il Giro d'Italia era, è e continuerà a essere il principale appuntamento del calendario internazionale, fino a qualche tempo fa gli atleti azzurri riuscivano a essere protagonisti a che al Tour de France.
E non è il caso di scomodare Marco Pantani o Vincenzo Nibali, gli ultimi due vincitori azzurri della Grand Boucle. Basti pensare ai 53 corridori italiani del 1997 o ai 62 che presero il via nel 1996, quando gli italiani quasi doppiavano i francesi (38) e triplicavano gli spagnoli (23).
L'Italia è sparita
Cifre che non ci appartengono più. Da Bilbao, infatti, sono partiti appena 7 ciclisti italiani, senza contare che al via della 110ª edizione del Tour non c'è nemmeno una squadra italiana in corsa né uno sponsor, dopo che la Segafredo è stata sostituita dalla Lidl come partner della Trek di Giulio Ciccone.
E sono affidate proprio a lui sia le speranze di migliorare il 30º posto nella classifica generale conquistato l'anno scorso da Simone Velasco (miglior italiano...) che quelle di riconquistare un successo di tappa che manca dal 2019, quando Nibali arrivò prima di tutti sul traguardo di Val Thorens.
E se l'abbruzzese ha già fatto vedere sui Pirenei di essere in forma smagliante, Matteo Trentin dovrà cercare in pianura il guizzo vincente, senza però perdere troppe energie perché il compito pensato per lui alla vigilia dalla UAE era e rimane quello di aiutare Tadej Pogaçar a rinconquistare la corsa a tappe più prestigiosa al mondo.
Stesso discorso per Gianni Moscon e Daniel Oss che prima di pensare a sé dovranno chiedere il permesso ai propri capitani: rispettivamente Mark Cavendish e Peter Sagan, entrambi alla ricerca di una tappa che, nel caso del velocista britannico, sarebbe storica.
Tour già finito, invece, per Jacopo Guarnieri costretto ad abbandonare la corsa a causa della caduta nei metri conclusivi della quarta tappa che gli ha provocato una frattura alla clavicola e a tre costole.
Luca Mozzato, invece, è il nostro battitore libero, ma dovrà cercare di sorprendere tutti in quelle tappe che, almeno in teoria, non hanno padroni già designati.
E quindi, niente arrivi in volata né, men che meno, di alta montagna. L'obiettivo è provare a sorprendere tutti e, forse, anche sé stesso.