Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità
Di più

Chelsea: al momento buttati 612 milioni, non serviva un mago ma solo un po' di logica

Graham Potter rischia grosso
Graham Potter rischia grossoAFP
Il club inglese, dopo aver speso cifre record tra estate e inverno, è decimo in Premier League e ha perso l'andata degli ottavi di finale di Champions League a Dortmund. Situazione che rischia di far saltare Graham Potter l'affrettato sostituto di Thomas Tuchel, un allenatore che, in appena sei mesi, era riuscito a riportare la coppa dalle grandi orecchie allo Stamford Bridge

Quella che è una buona notizia per il calcio non lo è per il Chelsea. Volgendo lo sguardo verso Londra e concentrandosi su quanto sta succedendo all'ombra dello Stamford Bridge non si può davvero fare a meno di notare di come i soldi non siano tutto. Fortunatamente.

Todd Boehly era convinto che spendendo oltre 600 milioni (pagando prezzi spropositati per calciatori che, in fin, dei conti non hanno dimostrato ancora nulla) e riuscendo ad aggirare il Fair Play Finanziario grazie a contratti quasi decennali sarebbe stato sufficiente per garantirgli, quantomeno, una delle prime quattro piazze in Premier League e di fare un'ottima figura in Champions.

E, invece, no. La situazione in campionato è a dir poco drammatica: decimo posto e, quello che è ancora più grave, 14 punti di distacco dal Tottenham quarto, giustiziere ieri dei blues. E la verità è che nella massima competizione continentale non va meglio. Anzi. Dopo aver perso la gara d'andata degli ottavi di finale al Westfalenstadion, il prossimo 7 marzo, il Chelsea dovrà, infatti, battere il Borussia Dortmund per evitare che la situazione possa precipitare.

A precipitare prima, però, potrebbe essere Graham Potter. E già, perché il suo impatto sui blues è, sì, stato devastante, ma in senso negativo e il suo datore di lavoro sta cominciando a perdere la pazienza. In realtà, il primo a dover essere sollevato dal suo incarico sarebbe proprio il nuovo proprietario del club inglese. Ma questo non è possibile, ragion per cui a pagare la sua incompetenza potrebbe essere, come spesso accade, il mago prelevato dal Brighton.

Eppure, aver deciso di rinunciare a Thomas Tuchel, un tecnico al quale erano bastati sei mesi per riportare la Champions League allo Stamford Bridge, è stata una leggerezza imperdonabile, ma non di certo sorprendente per un dirigente novello che, probabilmente, avrà letto da qualche parte che i grandi presidenti non ereditano grandi allenatori, ma sono loro a sceglierli.

Quello di cui non si è accorto Boehly, tuttavia, è che, molto spesso, quando si è mossi dal capriccio di essere protagonisti, le cose vanno male. È successo con il primo Florentino Pérez che mandò via in malo modo un Vicente Del Bosque che aveva vinto due Champions in tre stagioni.

Chissà se l'imprenditore americano avrà anche l'umiltà (del secondo mandato) del presidente galáctico tornato senza problemi suoi propri passi quando decise, per il bene del suo club, di richiamare Carlo Ancelotti dopo averlo cacciato.