Il grande assente: Chiesa e quella maglia da titolare che Spalletti non gli può garantire
Il paradosso Italia gira attorno alla figura di Federico Chiesa. Per stessa ammissione di Luciano Spalletti, l'attaccante del Liverpool è un "calciatore che sa fare la differenza". Probabilmente l'unico vero fuoriclasse a sua disposizione in attacco. Ed è per questa ragione che la sua assenza dalla lista dei convocati in vista del doppio impegno contro Belgio e Israele ha sollevato qualche interrogativo.
È stato lo stesso commissario tecnico della Nazionale a spiegare le ragioni della propria decisione in conferenza stampa: "Zaccagni ha chiesto di rimanere fuori perché ha un problema da mettere a posto. Chiesa sta poco bene, Zaniolo ha iniziato a giocare solo ora, Politano lo continuiamo a seguire e sappiamo tutto, anche quello che non sapete. Abbiamo deciso di fare così, ma noi non buttiamo via niente".
Non c'è dubbio che, nelle ultime settimane, Federico non abbia disputato tutti i minuti che Arne Slot avrebbe voluto dargli. Gli acciacchi fisici continuano a tormentarlo, sebbene il suo atterraggio a Anfield Road possa definirsi tutto sommato positivo. L'azzurro ha bisogno di ambientarsi in un club e un campionato nuovi di zecca per lui ed è normale che abbia bisogno di un po' tempo per capire meglio cosa vuole da lui il suo nuovo allenatore. Per questo lo scorso mese di settembre è rimasto a Liverpool.
L'odiato 3-5-2
La questione è che anche Spalletti ha un disperato bisogno di far capire a Federico cosa vuole da lui e di dirgli in faccia cosa deve fare per meritarsi una maglia da titolare nel suo nuovo 3-5-2, un modulo che non è sicuramente quello preferito dall'ex attaccante della Juventus che, su questo stesso altare, ha litigato spesso e volentieri con Massimiliano Allegri.
"Per Chiesa e Zaccagni in questo modulo porte un po' meno aperte? Un po' sì, un po' no - la laconica risposta del ct - . Zaccagni ieri ha fatto un gol da seconda punta. Chiesa nella Juventus di Allegri ha spesso giocato in quel ruolo lì e io lo vedo in quel ruolo. C'è bisogno che capisca determinate cose, ma secondo me lo può fare. Zaniolo con Gasperini fa la seconda punta ed è dentro il campo".
"Basta vedere che hanno piacere a stare dentro, non hanno il timore di sentire il fiato del difensore dietro il collo. Perché quando giochi esterno è diverso, hai una prospettiva diversa e ti rendi sempre conto di ciò che sta per avvenire. Stare dentro qualche volta vuol dire perdere di vista il difensore e ci vuole qualche caratteristica in più. I giocatori citati lo sanno fare e a casa abbiamo lasciato diversi ipotetici convocati".
La concorrenza è grande
Contro la Francia, a ricoprire questo ruolo è stato Lorenzo Pellegrini piazzato da Spalletti alle spalle di Mateo Retegui. E anche contro il Belgio sarà il capitano della Roma a fare da trait d'union tra il centravanti del Genoa e i tre centrocampisti: un 3-5-1-1 più che un 3-5-2. Senza dimenticare, oltre alla concorrenza già citata, la recente infatuazione del ct per l'ultimo arrivato: "Daniel (Maldini, ndr) è il calciatore che ci manca: ha quella struttura fisica e quella leggerezza nel girarsi su sé stesso che mancano, è elegante, ma ha molte cose oltre a quello. È forte a campo aperto, è forte nello stretto, calcia bene da fuori. Poi è chiaro che deve crescere in personalità".
Insomma, per il maggior talento del calcio italiano attuale non sarà semplice né scontato riprendersi una maglia da titolare se, come probabile, Spalletti deciderà di scommettere da qui alla fine delle qualificazioni mondiali sul 3-5-2. Di certo, a Chiesa non mancano le qualità per riuscirci e se ce la dovesse fare sarebbe una buona notizia non solo per lui, ma per tutti i tifosi di una Nazionale che, mentre lui è a Liverpool a leccarsi le ferite, sta diventando una grande famiglia.
"Ho visto le stesse cose rispetto a un mese fa e questo lascia ben sperare per il nostro futuro, soprattutto come modo di stare insieme ed essere amici, aiutarsi a fare le cose - ha assicurato il ct azzurro -. Sono fiducioso di quello che possono fare questi ragazzi, li ho trovati carichi di voglia e di energia come a settembre. Ho la sensazione di avere a che fare con dei ragazzi che vogliono far conoscere di che pasta sono fatti". Perché in realtà cosa vuole da Chiesa, Spalletti lo ha già detto: mettersi a disposizione della sua famiglia.