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Calcio: soppressa la norma voluta da Lotito sulla proroga dei diritti televisivi di Sky e Dazn

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Claudio Lotito
Claudio LotitoProfimedia
Il Governo ha deciso di stralciare dal decreto Milleproroghe con un emendamento soppressivo il "lodo Lotito", cioè la possibilità di estendere gli accordi di trasmissione nazionale delle partite di calcio oltre la scadenza prevista per l'anno prossimo.

Nonostante la Lega Serie A si fosse schierata a favore, ritenendola "un'opzione molto utile, strategicamente funzionale allo sforzo che la Lega", e avesse chiesto pertanto "a Governo e Parlamento di assicurare alla Lega e a tutti gli organizzatori dei campionati di ogni sport professionistico questa opzione, che non ha alcun onere per la finanza pubblica", il Governo avrebbe preferito recepire la moral suasion del Quirinale e stralciare dal decreto Milleproroghe la proposta di Lotito. 

Secondo il piano del senatore e patron della Lazio, i club di Serie A avrebbero potuto estendere i loro attuali contratti nel caso in cui una regolare procedura d'asta non avesse dato loro un adeguato ritorno economico, senza superare una durata complessiva di cinque anni, e "dopo aver effettuato un test di mercato per valutare se altri player potessero offrire condizioni migliori".

Il servizio di streaming sportivo DAZN e l'operatore televisivo a pagamento Sky Italia di Comcast hanno pagato rispettivamente 2,52 miliardi di euro (2,71 miliardi di dollari) e 263 milioni di euro per assicurarsi le licenze di trasmissione nazionale della Serie A per tre stagioni a partire dal 2021-2022. Una cifra pari alla metà di quanto la Premier League inglese incassa con gli accordi televisivi esistenti nel suo mercato nazionale.

Sopreso e amareggiato il presidente della Lega Serie A Lorenzo Casini, all'uscita dell'assemblea dei club: "Il Governo ha presentato un emendamento soppressivo. Siamo sorpresi perché è una misura che tutta l'assemblea oggi ha ricordato che non ha oneri per la finanza pubblica. È molto utile per quello che sarà il nuovo bando per i diritti tv, quindi siamo sorpresi di questo cambio di direzione perché l'emendamento era della maggioranza".

Una decisione senza alcun senso logico, secondo Casini: "Siamo curiosi di capire che cosa è successo, perché è una proroga tecnicamente, quindi non ci sono problemi da questo punto di vista. Non costa, non è automatica, è stata riformulata anche dal Governo stesso, quindi siamo curiosi di capire cosa sta succedendo - ha proseguito -. Le posizioni di Sky e DAZN? Non è una norma a favore di qualcuno, ma a favore di migliori procedure e negoziazioni. È un peccato che quando ci sono norme utili siano strumentalizzate da una parte o dall'altra".

II bandi per i diritti tv della A non saranno quindi rivisti e la scadenza rimane fissata al 30 giugno 2024, anche se la misura potrebbe essere riproposto in un altro provvedimento. Nel frattempo, per salvare la massima serie calcistica italiana si cercheranno nuove strade. I club di Serie A dovrebbero riunirsi il 24 febbraio per discutere una risposta agli approcci di investitori di private equity e banche internazionali che hanno espresso interesse ad acquistare o fornire finanziamenti al business dei media del campionato

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