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Totò e Luca: i destini incrociati di due degli attaccanti più amati dai tifosi italiani

Raffaele R. Riverso
Roby Baggio e Totò Schillaci, gli eroi azzurri di Italia 90
Roby Baggio e Totò Schillaci, gli eroi azzurri di Italia 90ČTK / AP / Uncredited
Totò si è spento a meno di due anni dalla morte di Luca. Più rivali che amici: inizialmente, infatti, era Vialli il centravanti titolare dell'Italia ai mondiali di Italia 90. Poi, però, arrivò la staffetta alla Juventus e, questa volta, a cedere il passo fu Schillaci.

Il 5 gennaio dell'anno scorso, Gianluca Vialli si spegneva a Londra, da dove l'Italia intera sperava di ricevere buone notizie. È successo qualcosa di molto simile negli ultimi giorni, da quando si è saputo che Salvatore Schillaci era stato ricoverato all'ospedale di Palermo in condizioni molto gravi. Niente da fare, nemmeno questa volta.

Luca e Totò sono stati e rimarranno per sempre due degli attaccanti più amati della storia del calcio italiano. Diversi, molto diversi nella forma, ma allo stesso tempo uguali nella sostanza delle emozioni che suscitavano.

Più ballerino, tecnico e bello da vedere, Vialli era un baronetto con il pallone tra i piedi. Schillaci, invece, prediligeva la spada al fioretto, il gol a porta vuota al gesto tecnico fine a sé stesso. Il compianto 'Professore' del calcio italiano, Franco Scoglio, assicurava di non aver mai visto un centravanti con la sua stessa fame di gol

L'eroe nazionale

Le 23 reti segnate in B a Messina sotto la guida di Zdenek Zeman - che, qualche anno più tardi, sarebbe diventato il più acerrimo dei nemici di Luca - gli valsero, nel 1989, la chiamata della Juventus che, già da qualche tempo, avrebbe portato volentieri Vialli a Torino.

L'attaccante nato a Cremona, tuttavia, doveva ancora vincere uno storico scudetto a Genova, con la maglia della Sampdoria e sarebbe arrivato in Piemonte soltanto nell'estate del 1992, quando la Vecchia Signora decise di scaricare Totò che, nel frattempo, era diventato un vero e proprio eroe nazionale.

E già, perché per tutti i tifosi azzurri l'immagine che meglio e più di ogni altra identifica le Notti magiche dei mondiali di Italia 90 sono gli occhi spiritati del picciotto palermitano

Pupille dilatate che sono ricordate ancora oggi più dei suoi gol pesantissimi e delle sue indiavolate celebrazioni. Anche di quelli che permisero all'Italia di sognare con il titolo mondiale fino alle semifinali, dove il genio di Maradona decise, invece, che in finale ci sarebbe andata la sua Argentina.

Più rivali che amici

Ebbene, quel torneo, Totò lo comincio in panchina, entrando al posto di Andrea Carnevale a meno di un quarto d'ora dalla fine dell'esordio contro l'Austria, sul risultato ancora bloccato sullo 0-0. Tre minuti dopo, però, segnò il gol partita.

A servirgli l'assist fu lo stesso Vialli che, pochi giorni dopo, avrebbe perso lo status di centravanti titolare della Nazionale, appannaggio proprio di Schillaci. Anche perché, nel frattempo, Azeglio Vicini si era finalmente deciso a puntare su Roberto Baggio, l'altro eroe delle Notti magiche.

Destini incrociati di due campioni che sono riusciti a entrare nei cuori dei tifosi italiani in maniera trasversale, a prescindere dai colori delle maglie che hanno difeso durante la loro carriera. L'unico rammarico è quello di averli persi troppo presto.