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Tiago Pinto racconta: "Ecco come ho convinto Mou, e dopo la Roma mi sento pronto a tutto, anche alla Premier"

Diretta
Tiago Pinto
Tiago PintoProfimedia
Il dirigente giallorosso che lascerà la carica a fine mese parla del suo lavoro a Roma, dell'acquisto di Dybala e dell'affare Lukaku, augurandosi un'esperienza in Premier

Tiago Pinto, che lascerà il suo ruolo di general manager della Roma a partire dal 1° febbraio prossimo, ha rilasciato una lunga intervista a The Athletic dove parla della sua esperienza prima al Benfica e poi alla Roma: "Sono arrivato con Ruben Dias e Joao Felix, nello stesso anno io sono diventato direttore sportivo e loro giocatori della prima squadra. Abbiamo vinto il titolo con nove cresciuti nel nostro vivaio e Bruno Lage, allenatore che arrivava dall'accademia, in panchina"

Più complicata l'esperienza in giallorosso: "C'erano più di 70 calciatori sotto contratto e alcuni erano giocatori secondari. Non vorrei menzionarli ma tutti ricordano di Pastore, Nzonzi, Santon. O di altri come Bianda, Coric e Riccardi... Molti giocatori erano sotto contratto con emolumenti pesanti e non rendevano. Non volevo però svalutarli, abbiamo provato a fare il possibile per trovare ad ognuno la miglior soluzione". 

Ecco come svolge il suo lavoro alla Roma: "Selezioniamo i migliori giocatori dal settore giovanile e lavoriamo con loro come se fossero della prima squadra. Hanno uno psicologo, un nutrizionista, un allenatore speciale. Il tutto per ridurre il gap, Zalewski e Bove erano da subito parte del gruppo. Quando Bove ha segnato al Leverkusen, mi sono chiesto se per me fosse stato più importante avere scoperto lui o aver preso Dybala".

Il messaggio a Mourinho e il tempismo su Dybala

Non è stato semplice lavorare a fianco di un allenatore come Mourinho, che si è spesso lamentato delle possibilità economiche della Roma: "Abbiamo venduto per oltre 160 milioni di euro, ma se escludi Ibanez e Zaniolo erano tutti o in prestito altrove o fuori rosa". Il tecnico però è stato fondamentale per vincere la Conference League. Ecco come l'ha convinto ad accettare la panchina giallorossa: leggendo l'annuncio dell'esonero dal Tottenham, ha mandato un messaggio scherzoso all'agente, che l'ha inoltrato al tecnico. Mourinho ha apprezzato, e tutto è accaduto in un lampo: "Penso che tra il messaggio e l'annuncio siano passate due settimane. E tutto senza avvisi, una sorpresa per tutti".

Una perla di cui va fiero nella sua esperienza è stato l'acquisto di Dybala: "Penso che siamo stati molto intelligenti a gestire i tempi, perché a fine stagione o inizio mercato eravamo in competizione con altri due club. Non voglio citarveli, ma la prima delle due non poteva chiudere l'affare, mentre la seconda stava cambiando allenatore. Così abbiamo capito che era il momento: o in quel momento o mai più. Avevamo una settimana per chiudere, penso che si sia lavorato bene, da team: io, la proprietà e il mister, tutti coinvolti".

Il prestito di Lukaku e il futuro

In chiusura parla dell'ultimo grande affare operato a Roma, l'arrivo in prestito dal Chelsea di Lukaku: "Sapevo tutto perché con il suo agente stavamo parlando di un altro calciatore e ogni volta ci scherzavo: 'Che succede con Lukaku?'. Senza dirgli che lo volevo, una volta poi che mi chiamò ed ero assieme a Ryan Friedkin (vice-presidente della Roma) e cominciai a urlare senza neanche dirgli 'ciao'. Strillavo 'Non voglio Lukaku, te l'ho già detto, non ho i soldi!'. E lui rideva... Provate a chiedere a un tifoso della Roma tre anni fa se pensava di avere Dybala, Abraham, Lukaku e Mourinho nella stessa squadra. Vi avrebbero detto che eravate pazzi e invece eccoli lì".

Ora la sua avventura giallorossa è giunta al termine: "Ho fatto tre anni a Roma e non ci sono molti direttori che hanno avuto questa opportunità. Penso che il ciclo sia vicino alla fine - dice il manager -. Non intendo il ciclo della Roma o quello dei Friedkin, ma dico che la mia missione è praticamente finita. Personalmente, mi sento stanco". Un futuro in Premier League? "È il meglio al mondo, il torneo in cui tutti vorrebbero essere. Ora o in futuro, mi piacerebbe vivere un'esperienza così. Dopo Roma, sono pronto a tutto".