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Szczesny a ruota libera: "Volevo ritirarmi al termine del 2025, non mi aspettavo il taglio'"

Diretta
Wojciech Szczesny
Wojciech SzczesnySIMONE ARVEDA / GETTY IMAGES EUROPE / Getty Images via AFP
Il portiere polacco ha assicurato di essere stato chiaro con Giuntoli: "Gli ho detto che quando avrei chiuso con la Juve, avrei chiuso col calcio. Se mi dici che la mia storia in bianconero è finita, finisco anche col calcio, non voglio lottare per la salvezza l'ultimo anno della mia carriera dopo gli anni che ho vissuto".

"Il mio corpo si sente ancora pronto per le sfide, il mio cuore non c'è più. Sento che è giunto il momento di dedicare tutta la mia attenzione alla mia famiglia".

Con questo messaggio pubblicato sui social, Wojciech Szczesny ha detto addio al calcio e alla Juventus, dopo la risoluzione consensuale del suo contratto (in scadenza nel 2025) con il club bianconero.

Il portiere polacco, dopo qualche giorno di silenzio, ha parlato della sua scelta e di tanti altri argomenti legati alla Juve con Luca Toselli in una lunga intervista pubblicata sul canale YouTube del noto creator di contenuti social sulla Vecchia Signora.

Questi i passaggi salienti dell'intervista.

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"Parlando di cuore, parlavo di una nuova sfida. Pensare di spostare la mia famiglia di nuovo… Non ne valeva la pena. Spostare tutti, col figlio che deve andare a scuola e con una piccola di 2 mesi. Non ce la facevo. Ho anche aspettato 2 settimane per capire se potesse arrivare un’offerta eccitante, che mi desse lo stimolo necessario a cambiare idea. Ho parlato anche con squadre importantissime in Europa: se rifiuto quelle squadre lì, vuol dire che… Tante di queste società mi han chiesto di fare il secondo, ma se non ho mai fatto il portiere di riserva sinora, perché farlo ora? Per guadagnare 1-2 milioni di più? Ne ho già, ho una bella casa. Quindi ad un certo punto, dopo aver rifiutato squadre importantissime ho capito che non c’ero più".

Addio anticipato

"Ero sorpreso (della decisione della Juve, ndr), non me l'aspettavo ma l'ho vissuto con grande tranquillità. Se giochi sotto un certo livello ti aspetti di trovarti fuori progetto, ma questa cosa non l'ho mai immaginata. Ho parlato molto sinceramente con il direttore Giuntoli all'inizio della scorsa stagione. Ci siamo seduti in una stanza per tre minuti: lui mi ha detto 'Tek voglio proporti il rinnovo' e io gli ho risposto che al termine dell'annata (2025) mi sarei ritirato dal calcio perché non voglio più giocare".

I numeri di Tek
I numeri di TekFlashscore

Rinnovo? No, grazie

"Dopo questo contratto volevo comunque ritirarmi quindi non aveva senso parlare di rinnovo. Potevo rinnovare e "rubare dei soldi", ma sono stato onesto. Un paio di volte ha provato a chiedermi se fossi sicuro della scelta. Poi non ho sentito più niente, e leggo dai giornali che la Juventus ha preso Di Gregorio, un portiere che io stimo tantissimo, ma potevo immaginare uno scenario in cui Perin voleva andare via e lui era il secondo. Dopo la fine della stagione scorsa ero convinto di restare. Sentivo le notizie della trattativa con l’ex Monza, ma non mi aspettavo di restare fuori dal progetto. Quando l’affare si è chiuso allora abbiamo discusso della risoluzione: non è che qualcuno può spingere per farmi giocare l'ultimo anno della carriera al Monza, alla Fiorentina o al Napoli, con tutto il rispetto.

C'erano delle possibilità prima della risoluzione, giusto che il direttore abbia provato a trovare una soluzione, ma io ero stato chiaro: quando avrei chiuso con la Juve, avrei chiuso col calcio. Se mi dici che la mia storia in bianconero è finita, finisco anche col calcio, non voglio lottare per la salvezza l'ultimo anno della mia carriera dopo gli anni che ho vissuto. Sentivo di poter dare ancora un anno alla Juve. È stata una scelta della società, non la condivido ma l’accetto. Non ho emozioni negativo per il direttore o altri: provo rispetto per loro, han fatto la loro scelta e durante quel mese sono stati anche rispettosi nei miei confronti. Resto tifoso della Juve e basta". 

Nessun rammarico

"Avrei voluto fare un altro anno in bianconero perché sentivo di poter dare ancora tanto. Ma dopo la Juventus non ero pronto per altre sfide. Anche se non sono d’accordo con la scelta del club non ho alcun rammarico verso Giuntoli. Rispetto la società, anche loro sono stati rispettosi nei miei confronti durante l’estate. Resterò un tifoso della Juve”. 

Gare d'addio

"Non mi piacciono gli addii. Stiamo parlando con la nazionale della possibilità di giocare l’ultima partita. Spero anche di poter salutare la Juve e i tifosi allo stadio. Stiamo valutando quest’ipotesi”.

Tek e Max

"L'ha detto Allegri, io non parlo bene l'italiano. Cosa devo dire? Se la gente non conosce Max... Lui per uscire dalla domanda dice una cazzata ed è fatta. Io non avevo criticato il mister dopo la gara, ma la squadra. Avevamo approcciato la partita in un modo pessimo ed era una semifinale di Europa League. Dovevamo avere il carattere di arrivare a una partita così importante con la gioia di giocartela senza difendere il risultato perché noi siamo la Juventus. Ero molto arrabbiato, io quella partita ho salvato il c**o alla squadra: si è conclusa ai supplementari, ma poteva tranquillamente finire 5 o 6-1. Per quanto è bello fare belle parate, dopo  la terza o quarta ti arrabbi".  

"Due anni fa ero spesso arrabbiato per quello che stava succedendo: ogni tanto anche la gestione non ci faceva felici. E in quel momento mister Allegri è stato fondamentale: lui è bravo a gestire, e in quei frangenti hai bisogno di uno così, che sa scaricare le pressioni o farti arrabbiare nei momenti giusti, in questo è un maestro. Dall’esterno nessuno può capire la situazione, era una cosa assurda, e comunque abbiamo fatto bene in campo, raggiungendo il 2° o 3° posto

Buffon, un sogno

"Gigi è molto diverso da me, vive della passione del calcio, è molto caldo mentre io sono molto freddo come calciatore, cerco di non avere emozioni. Siamo diversi, ma guardandolo è un’esperienza della vita. Quando ero ragazzino, avevo 16 anni e stavo per andare alle giovanili dell’Arsenal, vidi Gigi vincere il Mondiale del 2006: non ci speravo neanche di arrivare ad un livello alto come quello della Juve o ad un livello professionale in generale, ma condividere lo spogliatoio con lui è un sogno che mi è capitato di realizzare".

Agnelli e la Juve

"La prima parola che mi viene in mente è famiglia. Vero che è un business, che si gioca per vincere, ma è una famiglia. La prima volta a Villar Perosa, dove parlai molto con Andrea Agnelli - che per me è stato un riferimento molto importante e lo è ancora, lo sento tanto tutt’ora - , è stato assurda. Arrivi alla Juve, una delle migliori squadre del mondo, e dopo 1-2 settimane vai in quel piccolo campo a Villar Perosa con le leggende bianconere, e pensi che Zidane e Platini hanno giocato in quel campetto lì. E a fianco avevo Higuain, Dybala, Buffon… Ti fa capire che non è solo un business". 

"Alla Juve contano le vittorie, sono importantissime, ma il senso di responsabilità che ha creato la famiglia Agnelli è bellissimo: senti pressione, ma anche tutto il loro supporto. Dovrei ringraziare tutti loro e l’ho fatto anche con Andrea quando ho smesso di giocare a calcio, è stato uno dei primi che ho chiamato: gli stimoli che mi dava lui sono stati importanti, fare 7 anni ad alto livello alla Juve non è semplice".

Mercato Juve

"Ero preoccupato all’inizio perché la rosa mi sembrava davvero molto molto corta ad un certo punto, ma la vedo bene. Hanno fatto un grandissimo lavoro: non mi aspettavo un mercato così buono. Mi aspettavo Koopmeiners, la Juve ne parlava da sei mesi, ma poi i vari Nico Gonzalez -che per me è un grandissimo calciatore e farà molto molto bene-, Douglas Luiz che è uscito dal nulla. Ci sono dei rinforzi importanti. Sono un po’ sorpreso sulle uscite: uno come Chiesa non me lo aspettavo via. Posso capire vista la situazione contrattuale, ma non me l’aspettavo".

Da Motta a Gatti capitano

"Mi piace come gioca la Juve: nell’ultima no, ma nelle prime due partite tanta tanta roba. Gatti capitano? Non me l’aspettavo (ride, ndr). Non lo so… Sta anche crescendo, sta facendo bene, quindi magari questa cosa l’aiuta. Ma dire che oggi Fede è un capitano della squadra no: ci sono tanti altri come importanza a livello dello spogliatoio. Lui come uomo e giocatore bravissimo, ma ci vuole anche esperienza nei momenti difficili".

"Ora è tutto bello perché stanno vincendo le partite e sono in testa al campionato, ma poi quando capisci l’importanza di un uomo come DaniloAvere in campo la fascia di capitano è una cosa, essere capitano un’altra. Mi sorprende che Danilo non stia giocando, ma resta un capitano ma anche se dovesse giocar meno resta un uomo incredibile e sarà importantissimo per la squadra. Poi Savona sta facendo benissimo, magari Danilo è un po’ in ritardo di condizione, ma comunque non ho dubbi che sarà importantissimo".