Storie di calciomercato, l'estate del 2007: Pato a Milano, Lavezzi e Hamsik a Napoli
Dal Sudamerica all'Italia. Un percorso che brasiliani e argentini hanno intrapreso spessissimo da quando è iniziata la globalizzazione del calcio, ossia già prima della Seconda Guerra mondiale. Nell'estate del 2007 a rappresentare il nuovo modello di emigranti dall'emisfero australe a quello boreale del pianeta calcistica furono dal Brasile Alexandre Pato e dall'Argentina Ezequiel Lavezzi.
Il primo approdò al Milan per 24 milioni di euro, una cifra spaventosa per un 18enne. Ma il suo talento era tanto che Silvio Berlusconi non esitò. Il suo trasferimento, tuttavia, fu ultimato solo a gennaio 2008 visto che l'Internacional de Porto Alegre lo volle mantenere fino a fine stagione.
L'oro di Napoli
Se a Milano speravano finalmente di aver trovato l'erede di Andriy Shevchenko - non a caso Pato avrebbe indossato il numero 7 dei rossoneri - a Napoli il ritorno della squadra azzurra in Serie A creava un notevole hype nell'aria. Un hype affossato però da una situazione societaria poco solida, secondi i tifosi organizzati. Nella presentazione dei due primi acquisti del club partenopeo, che da poco aveva ritrovato il principale scenario del calcio italiano dopo sei anni, la contestazione degli ultras fuori il centro sportivo di Castelvolturno non fu da poco.
Uno striscione fotografava il malcontento dei tifosi azzurri: "Basta illusioni, fuori i milioni". L'attaccante proveniente dal San Lorenzo fu accompagnato nella presentazione da Marek Hamsik, centrocampista che aveva ben figurato l'annata precedente al Brescia in Serie B, quando segnò un gol proprio agli azzurri. I due, che nonostante il clima caldo furono accolti con applausi dai tifosi, i quali però non avrebbero però mai potuto immaginare che di lì a poco questi due ragazzini, acquistati per un totale di 12 milioni, sarebbero diventati idoli assoluti del loro Napoli, con Hamsik a superare persino il record di gol di Diego Armando Maradona.
Toni e Ribery al Bayern
In Baviera, invece, decisero di puntare su due finalisti del Mondiale 2006: un italiano e un francese, qualcosa di mai visto nel Bayern, che però puntava a ingrandire anche la sua immagine fuori dalla Germania. Luca Toni e Franck Ribery, che un anno prima di erano sfidati nella finale di Berlino, arrivarono insieme a Monaco, dove la loro presentazione congiunta fu un'iniezione di allegria in un ambiente solitamente molto serio, anche troppo.
Il lungagnone modenese e il folletto normando entrarono subito in sintonia dentro e fuori dal campo, diventando non solo protagonisti di due successi di fila in campionato ma spiccando anche come gli elementi più folkloristici e simpatici di tutta la rosa. Due fiori di allegria nel deserto bavarese, che ancora oggi sono ricordati con molto amore dalla tifoseria dell'Allianz Arena.
Olandesi a Madrid
Mentre Thierry Henry prendeva la via di Barcellona per cercare di vincere finalmente la Champions League che gli stessi blaugrana gli avevano tolto nel maggio del 2006, su fronte Real Madrid andavano a far spesa di olandesi. L'arrivo in contemporanea di Wesley Sneijder e Arjen Robben accese le speranze dei tifosi Blancos. Dopo anni di Oranje al Camp Nou, ora ne sbarcavano due al Bernabeu. Ed entrambi iniziarono col botto, vincendo il primo titolo nella stagione 2007-08, per poi venir fagocitati dal Barça di Pep Guardiola, che la stagione dopo avrebbe eclissato con la sua bellezza e concretezza il Real Madrid.