Rabiot: "Sono rimasto alla Juve anche per l'Europeo, in Italia sono migliorato tatticamente"
L'Equipe dedica la prima pagina con un'intervista di due pagine ad Adrien Rabiot, a dimostrazione dell'importanza che il centrocampista della Juve sta guadagnando anche nello scacchiere di Deschamps, che lo considera un pilastro della sua mediana, ormai inamovibile.
L'impiego in Nazionale ha finito per influenzare anche la scelta di restare alla Juventus: "Se sono rimasto a Torino – spiega il centrocampista – è anche perché c'era l'Europeo. A volte è difficile cambiare a un anno da una competizione così importante e adattarsi a un nuovo club. E' stato un elemento importante della mia riflessione”.
Giocando in Italia ho imparato a leggere gli spostamenti degli avversari
Rabiot poi analizza la crescita avuta in bianconero: "Giocare in Italia mi ha permesso di migliorare tatticamente, nella riflessione, nello sviluppo del gioco, nella costruzione delle azioni, per poter leggere gli spostamenti degli avversari e della mia squadra. Oltre al lavoro con i video e alle partitelle, alla Juve facciamo molti esercizi a undici contro zero, anche senza intensità. E può durare, soprattutto se l'allenatore non è contento”.
"A volte - continua Rabiot - ho l'impressione di sapere come i giocatori si muoveranno. Su certi spostamenti mi trovo nel posto giusto al momento giusto, perché avevo anticipato. Lo devo al lavoro fatto in Italia. Capisco Platini quando diceva che alla Juve chiudeva gli occhi e poteva dire dove si trovavano gli altri 21 giocatori. Già sapere solo dove sono i tuoi compagni di squadra è una buona cosa”.
Gerrard e Thiago Motta i suoi modelli
Allegri sul francese ha fatto un gran lavoro fino a renderlo elemento imprescindibile del centrocampo, ma conoscendone il valore chiede ancora di più, i gol: “Potrei segnare di più - ammette Rabiot -, anche se ho fatto undici gol la scorsa stagione. È vero, Allegri insiste su questo punto”.
Il francese dice poi di non essere preoccupato dalla mancanza dell coppe - “non giocare le coppe è un'opportunità per lavorare di più e sviluppare l'attuale tecnico del Bologna: "Oltre a Gerrard, per il suo essere box-to-box, chi mi ha ispirato molto è stato Thiago Motta, per la tecnica ma anche per la sua leadership”.