Pioli in stato confusionale: il derby, le scuse e la doppia 'manita' di Inzaghi
"El fútbol es un estado de ánimo". Non c'è bisogno nemmeno di tradurre quella che è un'ovvietà che molto spesso viene dimenticata. Jorge Valdano, non a caso, la ripete ogni volta che ne ha l'occasione, a mo' di promemoria.
Chiusi nei propri tatticismi e incapaci di accettare quello che la realtà glo sbatte in faccia solo perché non l'avevano previsto sulla propria lavagna, gli allenatori di calcio si scordano, molto spesso, che il calcio, in fin dei conti, è un gioco. E non puoi dominare un gioco se non hai lo stato d'animo giusto.
Ed è per questa ragione che Stefano Pioli non può avere ragione quando dice che "serve chiedere scusa quando fai volutamente qualcosa di male". Non è così e lui lo sa, perché non solo il calcio, ma la vita in generale è piena di errori involontari per i quali è doveroso chiedere scusa.
E le scuse che il tecnico rossonero avrebbe dovuto porgere ai propri tifosi non sono circoscrivibili all'incontro di ieri. E già, perché alla manita di ieri (5-1) fa il paio quella rappresentata dai cinque derby persi dal suo Milan in un anno.
Stato confusionale
Pioli deve chiedere scusa non per aver perso un derby - ci mancherebbe altro! - bensì perché nell'ultimo anno ha dimostrato di non aver capito come affrontare l'Inter di Simone Inzaghi, perdendo cinque volte di fila non contro un rivale qualsiasi, ma contro l'acerrimo nemico cittadino.
Stato confusionale, quello del tecnico emiliano, confermato anche da alcune sue dichiarazioni nel post partita: "Nei primi quattro minuti avevamo palla solo noi". Oppure: "La partita la stavamo facendo noi". Il tutto tra l'incredulità non solo della sala stampa, ma anche e soprattutto della propria gente.
Perché errare è umano, ma perseverare è diabolico. E non aver imparato la lezione nemmeno alla quinta sconfitta consecutiva sarebbe estremamente diabolico.