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Pagellone Inter: Lautaro e Inzaghi da 10, Calha leader, Bastoni e Pavard decisivi

Raffaele R. Riverso
Aggiornato
I due principali artefici dell'Inter campione d'Italia
I due principali artefici dell'Inter campione d'ItaliaGABRIEL BOUYS / AFP
L'Inter è campione d'Italia. Ecco i protagonisti principali della cavalcata trionfale dei nerazzurri in Serie A.

Lautaro 10

Il vero tracinatore dell'Inter. E non solo grazie ai suoi tanti gol. È stato l'anno della sua definitiva esplosione e la sensazione è che possa ancora migliorare. E, a quanto pare, sembra intenzionato a farlo a Milano, per il sollievo di tutti i tifosi nerazzurri, perché sente davvero i colori e, finalmente, anche il club ha capito fino in fondo il suo valore. Ed è per questa ragione che non dovrebbero esserci sorprese sul suo rinnovo.

Calhanoglu 9.5

Nel miglior momento della sua stagione si è definito "il più forte centrocampista al mondo". Ha esagerato un po', non c'è dubbio. Tuttavia, non si è sbagliato di molto. Vero faro del centrocampo nerazzurro. Gli è mancata solo la consacrazione in Europa. Ma questo è un neo comune a tutti i suoi compagni di squadra (allenatore compreso).

Bastoni e Pavard 9

I due braccetti della difesa nerazzurra sono stata l'arma in più in attacco. Per il centrale azzurro si è trattato della stagione della consacrazione ai più alti livelli, mentre il francese si è preso la rivincita dopo qulche stagione non proprio brillate a Monaco di baviera. Con il futuro di Acerbi tutto da decidere, non c'è dubbio che le colonne portanti della nuova difesa nerazzurra saranno ancora loro due.

Sommer 9

Non era semplice sostituire André Onana, uno che a San Siro aveva lasciato un bellissimo ricordo. E, invece, l'estremo difensore svizzero, anche lui arrivato dal Bayern, si è rivelato un portierone in grado di far sentire a proprio agio, sin da subito i suoi compagni di reparto. Sicurezza sia con le mani che con i piedi e anche qualche interento da fuoriclasse. Per qualche anno ancora, i pali dell'Inter sono in ottime mani.

Dimarco 9

Se Bastoni e Pavard sono stati l'arma in più dell'attacco posizionale dell'Inter, Dimarco è stata la spina nel fianco di tutte le difese rivali grazie alla sua velocità e alla precisione dei propri cross, diventando anche una pedina insostituibile dell'Italia di Luciano Spalletti. Non sono molti a livello europeo i gli esterni in grado di interpretare le due fasi del gioco, attacco-difesa, ai suoi livelli.

Barella e Frattesi 8.5

Sotto la battuta di Calhanoglu e la supervisione dell'esperto Henrikh Mkhitaryan, Barella e Frattesi hanno dato un tocco d'azzurro al centrocampo più forte del campionato d'Italia e tra i migliori a livello europeo. E non è detto che Spalletti non decida di contare su entrambi nel proprio undici titolare in vista dell'Europeo. E se Barella è il cuore e l'anima razionale di questa Inter, Frattesi, ogni volta che ne ha avuto la possibilità (e accettando di buon grado il proprio ruolo di riserva di lusso), ha dato alla squadra quel pizzico di imprevedibilità e intensità necessarie a sbloccare partite che cominciavano a mettersi di traverso.

Thuram 8

Catapultato a San Siro la scorsa estate si è ritrovato a doversi riciclare nella sintesi di Romelu Lukaku e Edin Dzeko. Non proprio semplice, considerato che entrambi erano stati fondamentali per raggiungere la finale di Champions League della scorsa stagione. Ed è stato proprio in Europa che l'Inter ha sentito maggiormente la sua mancanza: soprattutto nel secondo tempo disputato a Milano contro l'Atlético Madrid. In campionato, invece, gol pesanti, alcuni pesantissimi e, soprattutto, sempre a disposizione dei propri compagni, Lautaro in primis.

All. Inzaghi 10

È lui l'artefice principale dell'Inter campione d'Italia. Ha sopportato le critiche di chi lo avrebbe fatto fuori due anni fa, rispondendo sul campo e riuscendo a costruire un'Inter che potrebbe davvero aprire un ciclo vincente. Quantomeno in Italia. Gli manca solo la lode, ma l'eliminazione agli ottavi di Champions League non può non pesare sul bilancio stagionale, sopratutto perché a Madrid, incredibilmente, la sua squadra non ha giocato con l'atteggiamento che, invece, ha ostentato durante tutto il resto dell'anno.