OPINIONE: il dopo Pioli al Milan mette in luce i problemi interni del club
Ci sono pochi dubbi sul fatto che Pioli lascerà il Milan a fine stagione, il colpo di grazia è arrivato in cinque giorni con il doppio ko con la Roma e con l'Inter, con il primo che ha eliminato i rossoneri dall'Europa League e il secondo che ha permesso ai cugini di festeggiargli in faccia, perdendo così l'occasione di salvare almeno l'onore.
Ce ne sono parecchi però per quanto riguarda l'allenatore che dovrebbe sostituirlo, e proprio nel "brainstorming" per sceglierlo i rossoneri stanno mostrando tutti i loro problemi interni, una situazione che si potrebbe riassumere semplicemente in "troppi galli nel pollaio". Al Milan, dopo il licenziamento di Paolo Maldini e Frederic Massara, cioè i dirigenti che hanno regalato l'ultimo scudetto, la situazione su chi decide cosa è diventata poco chiara, e con l'ultimo inserimento di Zlatan Ibrahimovic nel quadro dirigenziale la situazione si è complicata ancora di più.
Se chiedi qualcosa all'ad Furlani sugli acquisti ti dirà di rivolgerti a Moncada (capo dell'area sportiva) e a Ibrahimovic (senior advisor) ma l'allenatore è qualcosa di diverso su cui lui, anche giustamente, sente di dover dire la sua in seno alla società. Il problema però è la questione di pesi: non si sa quale opinione abbia un peso specifico maggiore nel triumvirato Furlani-Moncada-Ibrahimovic, ma probabilmente è proprio la sua, visto che Julen Lopetegui, l'uomo che sembra più vicino a sedere sulla panchina rossonera, è una sua idea e ha avuto l'ok a procedere dal proprietario Jerry Cardinale.
La scelta impopolare di Lopetegui
Tutto fatto? Macché...la rivolta del popolo rossonero sui social con tanto di hashtag #Nopetegui che sta spopolando parla chiaro. Così come parla chiarissimo il comunicato della curva.
I tifosi non vogliono l'ex tecnico del Siviglia che, a parte una Europa League vinta proprio con la squadra andalusa, ha racimolato pochino in carriera, e ha il "marchio d'infamia" di un esonero al Real Madrid dopo quattro mesi. Lopetegui sarebbe nei fatti una scelta "moderata", qualcuno direbbe anche mediocre, ma si spiegherebbe in parte con il fatto che è un aziendalista, e per questo piace a Furlani: per il suo stare al proprio posto e non voler imporre le sue scelte a una dirigenza che già fatica a tenere tutti uniti. Fonti interne dicono infatti che Ibrahimovic vorrebbe puntare su Antonio Conte, che è tra l'altro il tecnico richiesto dai tifosi, ma appunto la presenza "ingombrante" dell'allenatore leccese, che vorrebbe avere sicuramente voce in capitolo in tutte le scelte della società, fa storcere il naso all'ad. Ma allora Ibra cosa ci sta a fare, verrebbe da chiedersi.
Il malumore di Ibrahimovic
E infatti molti se lo chiedono. Come si chiedono chi comanda nelle scelte tecniche, visto che Furlani a parole se ne chiama fuori ma nei fatti no, mentre Ibra a cui spetterebbe voce su certe questioni, non si fa proprio sentire, né dentro né fuori, ingabbiato nell'aziendalismo americano che ne limita anche le proverbiali uscite sui social. E Moncada? Beh lui insieme ad Antonio d'Ottavio è il braccio operativo sul mercato, difficile possa far pesare la sua decisione sull'allenatore più di quella di un Furlani ma anche di Ibra, almeno prendendo per buona la spiegazione che il Milan dà sul ruolo ancora poco chiaro dello svedese.
Alla fine a decidere sarà comunque Cardinale, che potrebbe anche infischiarsene dei tifosi e prendere lo stesso Lopetegui, visto che gli americani - come si è visto anche con i Friedkin - sono poco propensi a farsi influenzare dall'esterno. Il punto è che la decisione, oltre a innescare uno scontro con la stessa curva, sarebbe una sconfitta per Ibrahimovic, e di fatto mostrerebbe la sua momentanea "inutilità". Qualcosa che, conoscendo lo svedese, lo manderebbe fuori di testa. Quanto potrà ancora sopportare un ruolo così "trasparente"? Difficile dare una risposta, com'è difficile capire chi realmente comanda.