Opinione - Dallo scudetto al traghetto: quando la toppa rischia di essere peggio del buco
"È più semplice cambiare l'allenatore che mandare via 25 calciatori", recita il famoso adagio. Questa volta, però, è diverso. A pesare sulla testa di Rudi Garcia che, di fatto inesorabilmente esonerato, non è, infatti, il livello della rosa del Napoli.
Anche perché, fatta eccezione per la cessione di Kim al Bayern Monaco, l'ossatura della squadra è la stessa di quella che l'anno scorso non ha solo vinto il campionato, ma l'ha dominato, schiacciando la concorrenza.
Se Garcia non ha avuto il merito di integrarsi con i suo nuovi giocatori, anche la proprietà ha sulle spalle le responsabilità del tutt'altro che esaltante avvio di stagione degli azzurri. La scelta di Aurelio De Laurentis, che in passato, grazie anche ai suoi collaboratori è stato lungimirante e visionario, questa volta non è stata quella giusta.
Colpo a effetto...
Non bisognava essere degli esperti per capire, la scorsa estate, che, sostituendo Luciano Spalletti con Rudi Garcia, Aurelio De Laurentiis stava giocando con il fuoco. E già, perché affidare la panchina della squadra campione d'Italia all'ex tecnico della Roma era un colpo a effetto sì, ma con più di una incognia. Il rischio che potesse avere pochissime probabilità di riuscita era alto.
DeLa, tuttavia, aveva voglia di dimostrare alla piazza e all'Italia intera che il segreto del successo risiedeva nella squadra e nel suo presidente e che il Napoli avrebbe continuato a vincere anche senza Spalletti e Giuntoli. Prova ne sia che il parere del nuovo ds Mauro Meluso non è nemmeno stato richiesto quando è arrivato il momento di individuare e nominare il nuovo allenatore.
Cronaca di un esonero annunciato
Già lo scorso 10 ottobre, il presidentissimo aveva di fatto capito che la corsa di Rudi Garcia era finita: "Con lui sto vivendo un momento no. Io sono un imprenditore, ho il dovere di interessarmi alla mia impresa. L'allenatore e il direttore sportivo sono al tuo servizio". Appunto.
"A me dispiace quando devi esonerare qualcuno. Ma nel calcio, purtroppo, avviene di dover fare questo, con la morte nel cuore. Quando devi prendere una decisione così dolorosa, sei il primo a soffrirne".
Ciononostante si è preso un altro mese di tempo. E non è dipeso solo da lui. L'impossibilità di arrivare a Antonio Conte - che gli ha mostrato anche ora il due di picche perché non ne vuole sapere di saltare in sella a campionato cominciato - o a qualcuno che stuzzicasse sufficientemente la sua fantasia lo ha, infatti, portato a pazientare.
"Prenderò le decisioni più opportune quando sarà il momento di prenderle. La piazza non può essere condizionante. Devi fare sempre una pausa riflessiva. Ogni decisione affrettata è sbagliata. Bisogna mitigare questa esigenza di avere tutto e subito, nella vita non è possibile. Testa bassa, pedalare e lavorare. La vita è vita. Panta Rei, tutto scorre, si vedrà".
Il Napoli di DeLa
Il dado, tuttavia, era ormai tratto e l'errore commesso già da molto tempo. E per quanto ci abbia potuto tenere a fare la figura del dirigente riflessivo, la verità è che De Laurentiis ha perso un mese. Un altro.
È un po' come se il presidentissimo si stesse impegnando a distruggere definitivamente, più o meno consapevolmente, l'eredità spallettiana con l'obiettivo di ripartire da zero in modo che dall'esterno si possa tornare a identificare il Napoli con il suo istrionico proprietario.
Ritorno al...passato
Prova ne sia che a Castel Volturno si è deciso di tornare in un sol colpo al passato con Walter Mazzarri che è stato ufficialmente nominato traghettatore della squadra fino a fine stagione. Una stagione che, pur cominciata male, vede il Napoli ancora in corsa su tutti i fronti.
Il dubbio
Tra il Mazzarri I e il Mazzarri bis, sulla panchina del San Paolo-Maradona sono passati altri sei allenatori: Rafa Benitez, Maurizio Sarri, Carlo Ancelotti, Gennaro Gattuso, Luciano Spalletti e Rudi Garcia.
Tutti tecnici con una visione del calcio diametralmente opposta a quella del tecnico livornese. A cominciare dal sistema difensivo basato su quattro e non tre difensori. Il suo interim sarà propedeutico all'arrivo di un taumaturgo (Conte?) chiamato a sanare ogni male dalla prossima estate.
Ma è davvero il caso di rinunciare già a novembre - e, come dicevamo, con il Napoli ancora in corsa su tutti i fronti - alle proprie ambizioni stagionali? Sembra proprio di sì.
Ed è per questa ragione che l'ipotesi Igor Tudor è stata scartata, soltanto perché il tecnico croato ha avuto l'adire di esigere normalissime garanzie sulla prossima stagione (rinnovo automatico in caso di obiettivi raggiunti) che, però, DeLa non era disposto a dargli.
Insomma, con una premessa del genere, i tifosi azzurri hanno poco da stare tranquilli, perché la sensazione è che la toppa possa davvero di essere peggio del buco. Magari un giorno De Laurentiis produrrà un film su questa storia con un titolo scontato: "Pensavo fosse scudetto invece era un traghetto".