Opinione - Da Maldini a Tonali, l'anima del Milan cancellata da un algoritmo: rivoluzione giusta?
Già da qualche lustro, la Serie A non è più la mecca del pallone. I calciatori - quelli forti per davvero e che negli anni Ottanta e Novanta sarebbero finiti in Italia - oggi guardano alla Premier e al massimo ai grandi club franchigia del vecchio continente: Real Madrid, Barcellona, Paris Saint Germain e Bayern Monaco.
La cessione di Sandro Tonali al Newcastle va collocata proprio in questo scenario. Il Milan non si può permettere il lusso di rifiutare un'offerta di 70 milioni. Ne va della sostenibilità a lungo termine della società.
E, del resto, la cacciata di Paolo Maldini ha fatto capire che per i nuovi dirigenti rossoneri un algoritmo è più importante della forza di un sentimento.
I valori rossoneri
Se con Paolo se n'è andato il capitano del passato, con l'addio di Sandro il Milan ha perso il proprio capitan futuro, il calciatore che meglio incarnava i valori rossoneri.
I vecchi valori rossoneri, perché i nuovi parlano di abbattere San Siro per costruire uno stadio ultramoderno. E, forse, hanno ragione Cardinale e compagnia, sebbene per i tifosi sia sempre complicato assimilare rivoluzioni epocali.
Anche quella di Berlusconi, all'inizio, aveva sollevato più di una critica e in molti avevano chiesto, dopo pochi mesi, la testa di Sacchi. Quella di Silvio, però, si rivelò la rivoluzione giusta. Il tempo ci dirà se anche quella di Gerry lo è.