OPINIONE: Allegri e la Juve stanno scommettendo pesante, noncuranti dei tifosi
Quando ieri pomeriggio dall'Arabia Saudita è rimbalzata la voce di un rilancio dell'Al-Hilal per Allegri con tanto di "accordo imminente", l'hashtag #Allegri è volato in classifica su Twitter. Commenti, cuoricini e condivisioni sono esplosi da parte dei tifosi juventini, non tanto per il clamore della notizia che era in fondo un aggiornamento di quella arrivata qualche settimana fa, quanto per la speranza che stavolta fosse vera. Che Allegri avesse veramente detto sì alla proposta araba. Mentre qualcuno si è buttato a pesce scommettendo sul passaggio del tecnico bianconero, dall'entourage ribadivano che l'allenatore livornese non si sarebbe mosso da Torino.
Al di là della notizia e delle sue potenziali conclusioni, quello su cui tecnico e società dovrebbero riflettere è sull'impatto che questa ha avuto nei social, generando un'attesa spasmodica di conferma. Qualcosa di simile si vede solo nel caso grande obiettivo, Cristiano Ronaldo, poi dimostratosi affare reale, o Guardiola, poi dimostratasi bufala. Qui invece non stiamo parlando di un ingaggio dell'uomo dei sogni, ma dell'addio di quello che i tifosi vedono ormai come l'uomo dell'incubo. Non tutti, sia chiaro, ma gran parte sì. E questo indipendentemente dall'arrivo chi dovrebbe sostituirlo: un asso della panchina o un perfetto sconosciuto non farebbe differenza. Via il dente e via il dolore insomma, poi si penserà all'impianto.
Risultati deludenti
Una situazione quasi paradossale se la si paragona all'estrema fiducia della società che sulla sua conferma è stata chiara più volte, attraverso le parole del Chief football officer Francesco Calvo e non solo: Allegri è il nostro progetto e si continua con lui. Questo nonostante i risultati, inferiori sia a quelli di Sarri che a quelli di Pirlo, mandati via senza grandi problemi. Il grande problema in questo caso potrebbe invece essere la buonuscita che dovrebbe tener conto dei due anni restanti a 7 milioni + bonus l'anno, ma non è soltanto questo. C'è la volontà di non sconfessare le proprie scelte e andare avanti per la propria strada, sicuri di aver preso la decisione giusta affidando la squadra al tecnico livornese. Questo nonostante tutti i segnali negativi, dai risultati all'umore dei tifosi, passando per quello di alcuni pezzi da novanta dello spogliatoio. Su tutti Federico Chiesa e Dusan Vlahovic, che per motivi diversi non si integrano alla perfezione negli schemi. La Juve sta insomma scommettendo contro tutto e tutti.
Lo scommettitore
Che ad Allegri piacciono le scommesse si sa, e lo ha ammesso anche lui 23 anni fa, quando finito tra gli indagati per una combine tra Pistoiese e Atalanta, aveva ammesso candidamente che lui scommetteva ogni giorno, ma solo sui cavalli: "Faccio giornalmente scommesse solo sui cavalli, ma ciò mi è permesso, seguo l’ippica da quando ho cinque anni, proprio come molti altri toscani. Sapete in quanti scommettono su questo sport?". E aveva ragione, non c'è niente di male dopotutto, le combine calcistiche sono un'altra cosa. In realtà qualche scommessa Allegri l'ha giocata e vinta anche nel calcio: quando decise di prendere la Juventus nel dopo-Conte, ad esempio. Anche lì era arrivato tra i malumori dei tifosi, ma ha saputo conquistarli a suon di risultati, sebbene pesino ancora quelle finali di Champions perse. Non si può voler tutto: aveva contro due corazzate come Barcellona e Real, una mission impossible.
Indifferenti al sentiment
L'Allegri 2, arrivato per. risollevare la squadra dopo l'avventura Pirlo, ha invece al momento perso la scommessa. La sua ma anche quella della società, una scommessa pagata cara con un contratto lungo e oneroso che ora lo mantiene in una gabbia dorata. Della vecchia dirigenza non c'è rimasto ormai più nessuno, ma chi l'aveva voluto al timone era stato proprio John Elkann, il proprietario. E lui è sempre lì, ancora evidentemente convinto di aver fatto la scelta giusta. Alla Juve e allo stesso tecnico probabilmente poco importa del "sentiment" sui social, qualcosa a cui invece molte altre aziende guardano con attenzione per orientare le loro scelte. Sembra quasi che oltre la questione economica ce ne sia una legata prettamente all'orgoglio, anche perché senza voler mancare di rispetto, in società di gente capace di consigliare una scelta da un punto di vista tecnico al proprietario, frutto di un'esperienza calcistica, non c'è rimasto quasi nessuno, se si esclude il giovane ds Giovanni Manna, ex Next Gen che oltre ad avere un buon rapporto con Allegri non può certo far pesare la propria opinione con John Elkann.
Nuovi scudieri per Allegri
Tra l'altro, a dar manforte al livornese sta arrivando nello staff un altro suo pupillo, Francesco Magnanelli dal Sassuolo: i due si conoscono dai tempi della promozione nel 2007-2008 dei neroverdi. Il pezzo da novanta nella dirigenza deve invece ancora arrivare, Cristiano Giuntoli, che nel frattempo sta consigliando gli acquisti: Timothy Weah e Fabiano Parisi portano infatti probabilmente il suo marchio, visto che vengono da Lille e Empoli, due squadre con cui l'attuale ds del Napoli ha concluso spesso trattative. Magari Elkann ascolterà la sua opinione, magari no. La sensazione è che la scommessa, tecnico e società, l'abbiano fatta due anni fa e al momento non hanno nessuna intenzione di fare cash-out, con buona pace, si fa per dire, dei tifosi.
Un problema di stile di vita
Se gli arabi hanno fatto vacillare e poi cadere gente come Ronaldo, Benzema, tra poco Koulibaly, per non parlare di giocatori ancora nel pieno della carriera come Ruben Neves è perché hanno argomenti convincenti (leggi: milioni) e chi si trova nella condizione di dover accettare ha solo due problemi da superare: il livello calcistico del campionato che può non essere considerato "degno" (ma continuando così lo sarà presto) e soprattutto il cambio di vita radicale che un trasferimento del genere comporterebbe. Vedremo se il tecnico si farà convincere, ma conoscendo Allegri è il secondo paletto a frenare le possibilità, perché il livornese ha sempre tenuto conto della qualità di vita nelle sue scelte. È chiaro che in Arabia Saudita certe libertà potrebbe non averle. E poi lì ci sono cammelli, non cavalli.