Le mezze verità del Derby d'Italia: Inter e Juventus, si può e si deve fare di più
"La partita è stata decisa da un episodio". Gleison Bremer ha ragione, ma solo in parte. E già, perché per quanto possa essere vero che il Derby d'Italia sia stato deciso dall'autogol di Federico Gatti, limitare allo sfortunato intervento del difensore bianconero l'analisi di quanto successo, ieri sera, a San Siro sarebbe oltremodo fuorviante e, soprattutto, pericoloso per la sua squadra.
Il big match del Meazza ha, di fatto, confermato tutto quello che si è visto nella prima metà di stagione: la Juventus ha, infatti, risposto alla superiorità dell'Inter con l'orgoglio proprio del club più titolato della storia del calcio italiano e lo ha fatto senza allontanarsi dal canovaccio di Massimiliano Allegri.
E a essere confermati sono stati anche i timori della vigilia dei tifosi bianconeri che erano coscienti che, giocando così, la Juve molto difficilmente sarebbe riuscita a battere l'Inter sul proprio campo. Tuttavia, quando dice che l'obiettivo della sua squadra è "tornare in Champions League", l'esperto tecnico toscano fa un duro esercizio di realismo, evitando sempre con molta attenzione che le sue speranze arrivino in sala stampa.
"Noi dobbiamo continuare a fare il nostro percorso e stasera è stata difficile contro una squadra forte. Poi è normale che tutti dicano 'Inter e Juventus per lo scudetto', ma sono due percorsi diversi. Abbiamo perso una partita che potevamo rimettere in piedi e dobbiamo assolutamente crescere. L'Inter resta la favorita netta per lo scudetto".
La crescita
Ecco, appunto, crescere. Ed è proprio qui che l'analisi spicciola di Bremer non spiega fino in fondo il ritardo di 4 punti in classifica dalla capolista che, dalla sua, ha anche una partita da recuperare (contro l'Atalanta).
"Loro sono molto bravi negli ultimi 16 metri e hanno più esperienza - ha ammesso l'allenatore bianconero - . La Juve non giocava una partita del genere da 3 anni e abbiamo pagato sul piano dell'esperienza. Dobbiamo tornare a vincere, il campionato è ancora lungo e ci sono momenti in cui le squadre hanno degli imprevisti. Nessuno si sarebbe mai immaginato di essere ora in questa posizione di classifica".
Voglia di tridente
Quello che Allegri non dice, però, è quello che non vuol neanche sentire da altri, ossia che per lottare fino alla fine contro questa Inter ci sarà bisogno di osare di più: "Ho pensato per un attimo di mettere Yildiz con Chiesa, ma in quel momento la partita si poteva spaccare ancora di più. Chiesa veniva da due settimane di stop e metterli entrambi poteva essere un rischio"
Ieri, il toscano si è giustificato così, ma è lui il primo a sapere che da qui alla fine del torneo, la voglia di tridente dell'ambiente juventino continuerà a tormentarlo e sarà ancora più insistente perché di fronte non ci sarà l'Inter, ma squadre più modeste contro le quali la Juventus per storia, ma anche per valore attuale della propria rosa, è chiamata a dominare e non a vincere in contropiede.
"Dispiace perché eravamo in partita e ci abbiamo provato fino all'ultimo minuto - mastica amaro Bremer - ma continueremo a lavorare e dare tutto per questa maglia".
Ed è proprio su questa certezza del difensore bianconero che Simone Inzaghi dovrà poggiare le basi del suo primo scudetto. Perché la Juve, proprio come ha assicurato Dusan Vlahovic, non mollerà fino alla fine: "Non era sicuramente questo il risultato che volevamo, ma è inutile avere rimpianti. Ripartiamo più forti di prima! Fino alla fine". Proprio come ha fatto ieri sera al Meazza, dove ha rischiato di trovare quello che sarebbe stato l'immeritato jolly del pareggio quando Gatti, in preda alla voglia di farsi perdonare per l'autogol, ha fatto partire dal proprio destro un bolide che si è spento, di poco, alla destra del palo della porta difesa da Yann Sommer.
E se è vero che, come dicevamo, l'incontro ha confermato quello che sapevamo già, ovvero che i nerazzurri sono più forti, è altrettanto vero che la vittoria di misura potrebbe rivelarsi una metafora di quello che potrebbe succedere da qui a maggio. Perché sebbene l'obiettivo sia la Champions League, i bianconeri faranno di tutto per rimanere agganciati alla vetta sino ad allora e, in quelo momento, la speranza sarà che il bolide di Gatti, invece di finire fuori, sfondi la rete.
Determinazione
"Il risultato è stretto per quanto si è visto - ha affermato un soddisfatto Inzaghi - . Szczesny ha tenuto la partita aperta con due parate incredibili su Barella e Arnautovic, Sommer è, invece, restato attento, ma bello riposato".
Tutto vero, ma anche in questo caso si tratta di una mezza verità perché è vero anche quello che ha detto subito dopo: "Mancano quattro mesi intensi con tantissime partite in calendario, dobbiamo continuare in questo modo perché abbiamo fatto un percorso straordinario, ma siamo a 4 punti dalla Juventus nonostante 18 vittorie su 22".
Ci sentiamo solo di aggiungere che, a differenza di quanto successo ieri, l'Inter non si potrà sempre permettere di non chiudere i conti lasciando viva l'avversaria. Insomma, se dopo due anni di delusioni in campionato, Inzaghi e i suoi ragazzi vogliono davvero questo scudetto dovranno avere la determinazione giusta per prenderselo.