Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità
Di più

L'Inter è campione d'Italia: i cinque motivi del successo

Raffaele R. Riverso
Aggiornato
L'esultanza di Acerbi, Lautaro e compagni
L'esultanza di Acerbi, Lautaro e compagniProfimedia
L'inter è campione d'Italia. Un titolo annunciato già da tempo, considerato il dominio incontrastato dei nerazzurri in campionato, ma non per questo meno importante per un club che, al terzo tentativo, è riuscito a raggiungere il tanto ambito traguardo della seconda stella. E lo ha fatto prima degli "odiati" cugini del Milan.

Finalmente Simone

Questa volta non poteva proprio sbagliare. Un vero e proprio superstite della panchina. Due anni fa, infatti, i tifosi nerazzurri lo avrebbero sacrificato volentieri sull'altare del cocentissimo soprasso subito dal Milan e valso uno scudetto.

E non sono in pochi, i tifosi interisti che ancora oggi non riscono proprio a mandarlo giù. Tuttavia, i suoi meriti sulla continua evoluzione della sua squadra sono innegabili

Una stagione perfetta in campionato e macchiata soltanto dall'evitabile, come dimostrato poi dal Borussia Dortmund, sconfitta rimediata al Metropolitano contro l'Atlético Madrid ai calci di rigore.

Anche lì, però, l'Inter aveva dimostrato di essere superiore a un rivale con la fama di cagnaccio in Europa e senza i grossolani errori sotto porta commessi nella gara d'andata, l'Inter sarebbe, quantomeno, entrata, per il secondo anno consecutivo tra le migliori otto del vecchio continente. L'obiettivo principale di quest'anno, però, era lo Scudetto e, quindi, la sua missione Simone Inzaghi l'ha compiuta.

Da capitan Lautaro a un super Calha

A far scattare la scintilla dentro Lautaro Martínez è stato il ritorno, nell'estate del 2022, di Romelu Lukaku. Nonostante la pessima stagione al Chelsea, infatti, Big Rom era tornato a Milano con lo status di salvatore della patria.

E già, perché in sua assenza, il Milan aveva vinto il campionato, soffiandolo proprio ai nerazzurri. Ed è stato proprio in quel momento che il capitano nerazzurro ha capito che sarebbe dovuto diventare il vero leader della squadra al margine della fascia che portava al braccio. E anche in questo caso, missione compiuta a suon di gol

I gol del capitano
I gol del capitanoFlashscore

L'altro grande trascinatore della sua squadra, Simone Inzaghi l'ha avuto a centrocampo: Hakan Calhanoglu è ben presto diventato un grande rimpianto per i tifosi milanisti che non hanno mai capito perché il loro club si sia lasciato scappare uno dei migliori centrocmapisti al mondo.

Anzi, secondo lui, il più forte in assoluto: "I migliori centrocampisti al mondo? Quinto Enzo Fernandez, quarto Kimmich, terzo Kroos, secondo Rodri, primo io. Perché sono il migliore? Perché i gol e quello che faccio io, gli altri non li fanno".

Hakan non ha dubbi
Hakan non ha dubbiFlashscore-StatsPerform

Senza storia

Quando ha capito l'Inter che quest'anno nessuno avrebbe potuto evitare il suo trionfo? Beh, praticamente sin da subito. Il 16 settembre scorso, infatti, la squadra di Simone Inzaghi rifilava una dolorosissima manita in pieno volto al Milan.

Rossoneri che, quasi sicuramente chiuderanno il campionato al secondo posto, sebbene il vero rivale dell'Inter, almeno nella prima parte della stagione, sia stata la Juventus.

La manita nel derby d'andata
La manita nel derby d'andataFlashscore-StatsPerform

Bianconeri rimasti in scia fino alla sconfitta nel Derby d'Italia, dalla quale a Torino non sembrano ancora essersi ripresi fino in fondo. L'altra prova di forza dei nerazzurri è arrivata poco dopo, a Roma, grazie al trionfo in rimonta contro la banda De Rossi.

In linea di massima, però, l'Inter ha navigato con il vento in poppa sin dalla scorsa estate riuscendo a fare il vuoto anche perché alle sue spalle gli inseguitori non si sono mai rivelati davvero all'altezza di una capolista da 100 punti.

Tutti all'attacco

Il più grande pregio di Simone Inzaghi è stato quello di essere riuscito a togliere al 3-5-2 l'etichetta di modulo difensivo, scommettendo su un gioco offensivo e costruendo una squadra in grado di difendere e attaccare in blocco.

Particolarmente determinante, sotto questo aspetto, il dinamismo di Alessandro Bastoni e Benjamin Pavard che, oltre a rappresentare due veri e propri baluardi difensivi della squadra campione d'Italia, si sono rivelati fondamentali in attacco.

Come? Beh, grazie alla loro costante presenza nella trequarti avversaria, per l'Inter è stato un gioco da ragazzi creare superiorità numerica nei pressi dell'area di rigore rivale, diventando una squadra letale. Almeno in Serie A.

I braccetti nerazzurri
I braccetti nerazzurriProfimedia

La mano di Beppe

Com'era già successo con Antonio Conte, il suo passato juventino pesava moltissimo sul suo conto. Eppure, Beppe Marotta si è rivelato più fedele e prezioso dell'allenatore pugliese.

Vero specialista del fare di necessità virtù, ha migliorato la squadra anno dopo anno, nonostante le cessioni eccellenti a cui è stato obbligato per ragioni di bilancio.

Bravo e fortunato anche a scommettere su Simone Inzaghi quando tutti ne chiedevano la testa. È stato lui a difenderlo fino alla fine, un po' perché non aveva i soldi per mandarlo via, un po' perché ci ha sempre creduto per davvero.