L'attacco del Napoli campione d'Italia: dalla MaGiCa ai due re Magi
Osimhen, il capocannoniere africano
Nemmeno Diego Armando Maradona è riuscito a conquistare lo scudetto e il titolo di capocannoniere nella stessa stagione. Il paragone non vuole mettere sullo stesso piano del Pelusa, il centravanti nigeriano, ma solo confermare che quello che è riuscito a fare quest'anno l'ex attaccante del Lille è straordinario.
I paragoni, del resto, sono sempre antipatici, perché invece di mettere l'accento sulle caratteristiche uniche di ogni calciatore tendono a risaltare le differenze. Eppure, non si può davvero fare a meno di notare che, presto, Osi batterà anche il record di gol segnati in Italia da un certo George Weah, diventando così il goleador africano più prolifico della storia della Serie A.
Beh, se qualcuno avesse detto a Osimhen, quand'è arrivato in Italia, che a un certo punto il suo nome sarebbe stato accostato a quello del Pibe de Oro e di un Pallone d'Oro, probabilmente, non ci avrebbe creduto nemmeno lui.
Eppure, è stato lo stesso Bruno Giordano, una delle tre punte del più celebre tridente della storia del Napoli, la cosiddetta MaGiCa (Maradona-Giordano-Careca, stagione 87-88), ad affermare che, quest'anno, "Osimhen è stato decisivo come Maradona".
Kvaratskhelia, la stella cometa
La rivelazione. Il fuoriclasse che nemmeno Cristiano Giuntoli, che lo ha soffiato a mezza Europa, s'aspettava di aver ingaggiato. E già, perché l'impatto di Kvaratskhelia su Castel Volturno è stato devastante, ridefinendo in maniera netta il panorama preesistente.
Cercando la porta, partendo da sinistra, il campione georgiano ha innamorato i propri tifosi e anche quelli rivali. Non a caso, è subito finito sulle agende dei principali club del vecchio continente: "Sono uno che sa fare i contratti", ha assicurato in più di un'occasione Aurelio De Laurentiis quando gli hanno chiesto se riuscirà a trattenerlo al Maradona.
Elegante, imprevedibile, con il vizio del gol e anche quello dell'assist, il suo contributo è stato così determinante che nemmeno il rigore sbagliato nella gara di ritorno dei quarti di finale di Champions League contro il Milan riuscirà a macchiare la sua stagione che è già da 30 e lode.
Anzi da 110 e lode: arrivato a Napoli con la fama dello studente modello, Kvicha si è laureato a pieni voti e ben presto Kvaratskhelia è diventato Kvaradona e come una stella cometa ha indicato il cammino ai propri compagni.
Lozano, il Godot messicano
Parlare del punto debole di una squadra vincente ha poco senso. Eppure se c'è stata una mattonella sulla quale Spalletti ha fatto più esperimenti, alla ricerca della definitiva quadratura del cercio, questa è senza dubbio quella dell'attaccante esterno destro.
A giocare di più è stato il messicano Hirving Lozano, uno che ha qualità da vendere, ma che per fare il definitivo salto di qualità dovrà prendere coscienza delle proprie condizioni privilegiate. Prova ne sia che il tecnico toscano lo ha spesso alternato con Matteo Politano che, a un certo punto, è pure riuscito a superarlo nelle preferenze dell'allenatore fiorentino.
Basti pensare che non è escluso che, considerato il suo contratto in vigore fino al 2024, De Laurentiis e Giuntoli potrebbero decidere - piuttosto che di presentargli un'offeta di rinnovo - di far cassa con il messicano quest'estate, per evitare di perderlo l'anno prossimo a parametro zero.
A meno che non riesca a convincere Spalletti che l'anno prossimo diventerà quel calciatore decisivo che il Napoli pensava di aver ingaggiato quando pescò in Olanda un giovane dal grande avvenire, al quale mancava sotanto l'ultimo step. Passo in avanti che, però, quattro anni più tardi, tutti stanno ancora aspettando. E il rischio è che non arriverà mai. Proprio come Godot.