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Il sogno è finito: dopo undici anni di paradiso il Sassuolo torna all'inferno

Raffaele R. Riverso
La tristezza dei giocatori del Sassuolo e la gioia di quelli del Cagliari
La tristezza dei giocatori del Sassuolo e la gioia di quelli del CagliariProfimedia
I neroverdi hanno perso 0-2 col Cagliari ma la matematica è arrivata poco dopo, con il successo del Frosinone e il pari di Udine.

Dopo undici anni di gloria, tutti conclusi con l'immancabile lieto fine, la favola del Sassuolo si è interrotta. Di colpo, quasi senza avvisare, quando nessuno se lo sarebbe mai aspettato.

Tutto ciò a novanta minuti dal termine della stagione regolare, visto che i 29 punti ottenuti fin qui sono ormai insufficienti per sperare nel quartultimo posto dopo il k.o. interno col Cagliari di oggi e i risultati dei match delle 15: Udinese-Empoli 1-1 e Monza-Frosinone 0-1.

Il trionfo di San Siro
Il trionfo di San SiroFlashscore-StatsPerform

Lo scorso 9 ottobre, Pep Guardiola riempì d'orgoglio il petto dei tifosi neroverdi: "Lo scudetto? Spero che lo vinca il Sassuolo". Due settimane prima, la squadra guidata da Alessio Dionisi era riuscita a espugnare lo stadio dell'Inter nella prima sconfitta incassata in Serie A da quelli che sarebbero poi diventati gli incontrastati campioni d'Italia.

Prima e unica. Almeno fino a pochi giorni fa. Il secondo passo falso dell'Inter è arrivato, infatti, lo scorso 4 maggio e a mettere di nuovo lo sgambetto agli Invincibili di Simone Inzaghi è stato, ironia della sorte, di nuovo il Sassuolo.

Ebbene, non è normale che le uniche due sconfitte in campionato della prima della classe siano arrivate contro una squadra retrocessa, così come non è normale che quasi il 30% delle vittorie (2 su 7) di una squadra retrocessa siano arrivate contro la dominatrice assoluta del torneo.

Una vittoria per sperare...
Una vittoria per sperare...Flashscore-StatsPerform

Una piccola che gioca come una grande

Molto spesso, quando una grande in crisi si ritrova a dover lottare per la propria sopravvivenza, si dice che "corre il rischio di non sapere come si gioca per la salvezza". Il Sassuolo che grande non lo è  - e che, per dirla tutta, non aspira nemmeno a esserlo perché è contento della propria dimensione (piccola e bella) - non è, però, mai voluto scendere a compromessi sul piano del gioco.

Dai tempi di Eusebio Di Francesco, prima, e Roberto De Zerbi, poi, la società della famiglia Squinzi ha sempre scommesso su un calcio vistoso e spettacolare in quella che, col passare degli anni, è diventata una caratteristica alla quale il club non vuole proprio rinunciare. Un marchio di fabbrica.

E, del resto, senza quell'atteggiamento sfrontato e l'ambizione di non speculare mai e costruire sempre, né Guardiola né gli altri grandi protagonisti del calcio europeo non si sarebbero nemmeno accorti dell'esistenza del Sassuolo: «De Zerbi è uno degli allenatori più influenti degli ultimi 20 anni. Nessun'altra squadra gioca come la sua, è unica. È come un ristorante con stelle Michelin».

E sebbene questa frase di Pep sia stata pronunciata quando il tecnico bresciano era già alla guida del Brighton, il miglior allenatore al mondo - uno che ha influenzato più di ogni altro il calcio negli ultimi quattro lustri - ci ha tenuto a far capire che i meriti di De Zerbi vanno ben oltre i Seagulls e risalgono a ben prima del suo arrivo in Premier League.

Il crollo

Lo spettacolo di magia, però, è finito. I riflettori si sono spenti e non illuminano più il Mapei Stadium. Sotto questo aspetto, l'infortunio di Domenico Berardi rappresenta la metafora perfetta della stagione neroverde. Senza i suoi gol, infatti, non c'è stato nulla che i suoi compagni di squadra abbiano potuto fare per evitare la fine del sogno.

A questo punto, toccherà alla famiglia Squinzi dimostrare che in realtà non è la fine, ma che si tratta solo di una piccola e spiacevole parentesi nella storia di un club convinto di poter diventare, anzi di essere già una bella e solida realtà di uno dei campionati più importanti al mondo. Arrivederci Sassuolo.