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Il fallimento della Serie A in Champions: quando un exploit può essere controproducente

Raffaele R. Riverso
Lautaro come Baggio, rigore alle stelle
Lautaro come Baggio, rigore alle stelleProfimedia
Dodici mesi dopo aver messo tre squadre ai quarti, due in semifinale e una finale, nessun club del campionato italiano è riuscito a superare la barriera degli ottavi di finale della massima competizione continentale.

L'ingannno di un exploit o come il calcio italiano non abbia capito fino in fondo quanto aver piazzato tre squadre nei quarti di finale della scorsa edizione di Champions League avrebbe potuto essere pericoloso.

Un campionato che vive di exploit non può essere vincente sul lungo periodo e da troppo tempo, oramai, la maggior parte dei club di Serie A vive di escamotage, di soluzioni estemporanee che servono oggi e domani no, che funzionano in Italia ma non in Europa, che ti danno la sensazione di crescita ma solo quella, la sensazione, appunto.

I risultati delle gare di ritorno degli ottavi di Champions
I risultati delle gare di ritorno degli ottavi di ChampionsFlashscore

E così, anche un concetto positivo come l'exploit, se non è seguito da una programmazione paziente e razionale, può diventare controproducente. Prova ne sia quanto successo nella massima competizione europea: dodici mesi dopo aver messo tre squadre ai quarti, due in semifinale e una finale, nessun club della Serie A è riuscito a superare la barriera degli ottavi.

E Sarri sbatté la porta

L'unica ad avere un alibi è la Lazio che può e deve essere più che soddisfatta della propria campagna europea avendo superato la fase a gruppi e battuto all'Olimpico il Bayern Monaco prima di essere eliminata da un club che, per quanto possa essere in crisi in campionato, passeggia per il vecchio continente come se fosse l'orto di casa.

Insomma, che i biancocelesti avrebbero potuto essere sbattuti fuori dal gigante tedesco non solo era prevedibile, ma un epilogo diverso sarebbe stato considerato una clamorosa sorpresa. Un exploit che Immobile e compagni non sono riusciti a compiere, ma che nessuno avrebbe potuto pretendere alla vigilia.

La sconfitta della Lazio
La sconfitta della LazioFlashscore

In un ambiente consapevole dei propri limiti e delle proprie virtù - e ci riferiamo al sistema Italia in generale, non a Formello - il solo fatto di essersi presentati in Baviera con un 1-0 da difendere sarebbe stato considerato motivo di elogio.

E, invece, Maurizio Sarri è andato via sbattendo la porta, esausto per le continue critiche di chi ha colpevolemente dimenticato il secondo posto in campionato conquistato dai biancocelesti la scorsa primavera e l'addio in estate del leader di quella squadra, Sergej Milinkovic-Savic.

L'occasione persa da DeLa

In condizioni normali, Claudio Lotito avrebbe dovuto fare di tutto per mettere a proprio agio il tecnico toscano che in più di un'occasione si era detto disposto a intraprendere un lungo cammino di crescita sulla panchina della Lazio che, invece, dovrà ricominciare da capo.

Una situazione che a Napoli conoscono alla perfezione, perché Aurelio De Laurentiis ha perso, ancor prima della vittoria dello scudetto (il terzo, mica il trentesimo della storia della società partenopea!), l'allenatore a cui avrebbe dovuto consegnare a occhi chiusi e senza pretese le chiavi del proprio club per i prossimi 10 anni.

La sconfitta del Napoli
La sconfitta del NapoliFlashscore

E così, è davvero difficile non puntare il dito verso il più istrionico tra i presidenti del panorama calcistico italiano, per spiegare il fallimento totale del Napoli 2023-2024, culminato con la sconfitta a Barcellona. Se così non fosse bisognerebbe privarlo anche degli indubbi meriti che, invece, ha avuto nel trionfo della scorsa stagione. Tuttavia, DeLa è stato inghiottito dal proprio personaggio e le conseguenze sulla squadra sono state devastanti.

Essere il peggior campione in carica della storia della Serie A qualcosa vorrà pur dire. Anche in questo caso, ci troviamo di fronte a una cattiva gestione di un magnifico exploit, quello che ha fatto credere a Kvara, Osi e De Laurentiis di essere Gullit, Van Basten e Berlusconi quando, invece, per costruire un palmarés leggendario - ancor prima che soldi e, quindi, grandi calciatori - c'è bisogno di tempo e pazienza, quella che ti porta a imparare non solo dalla vittorie, ma anche e soprattutto dai momenti difficili.

Delusione nerazzurra

Le eliminazioni di Lazio e Napoli, però, potevano essere messe in preventito sin dal giorno del sorteggio. Quello che nessuno avrebbe, invece, mai immaginato è che l'Inter schiacciasassi di Simone Inzaghi sarebbe stata buttata fuori dall'Atlético Madrid più ballerino dell'era Simeone.

Dominatore assoluto in Italia, il club nerazzurro ha clamorosamente mancato l'obiettivo europeo che non era la vittoria della Champions League - perché pretendere che l'Inter vincesse la massima competizione continentale fa parte della distopia in cui vive il calcio italiano - ma più semplicemente di confermarsi a i più alti livelli anche in Europa. E la verità è che è andata male, malissimo.

I nerazzurri sono arrivati a Madrid dopo 13 vittorie di fila
I nerazzurri sono arrivati a Madrid dopo 13 vittorie di filaFlashscore

Inesperienza? Sì. Mentalità? Anche. Se il Bayern, come dicevamo, è (tra gli altri) un ospite fisso dell'urna dalla quale, domani mattina, uscirano gli accoppiamenti dei quarti di finale, l'Inter è tornata in Champions League tre anni fa dopo due lustri di assenzaCorrea, Azpilicueta, Saúl e Depay, solo per citare quattro dei sei panchinari colchoneros entrati, ieri, a partita in corso, conoscono molto meglio dei leader dello spogliatoio nerazzurro cosa si sente e come si affronta un'eliminatoria di Coppa dei Campioni.

Ed è per questa ragione che anche due giovani canteranos colchoneros come Barrios e Riquelme, sapendo bene a cosa andassero incontro, non hanno avuto particolari ansie da palcoscenico. Anzi, mentre Riquelme ha trasformato il proprio rigore con la freddezza di un campione navigato, Lautaro l'ha spedito in curva.

La sconfitta dell'Inter
La sconfitta dell'InterFlashscore

Contro l'Atlético, la capolista della Serie A ha pagato la sua poca abitudine a vivere situazioni al limite della sopravvivenza ed essere, comunque, costretta a uscire viva

La soluzione, però, non è prendersela con Inzaghi per la cattiva lettura della partita e i cambi tutt'altro che azzeccati o con Lautaro per l'errore dal dischetto, bensì sostenerli e accompagnarli in questo momento di crescita con l'obiettivo di voltarsi indietro tra cinque anni e constatare come l'Inter sia oramai diventata una habitué della fase a eliminazione diretta della Champions League. Perché la validità di un progetto dipende dalla costanza nei risultati e non da uno splendido, ma ingannevole exploit.

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