Il caso Acerbi e la scintilla che potrebbe far ritrovare al Napoli l'identità perduta
E se l'epilogo del caso Acerbi fosse proprio quello di cui aveva bisogno il Napoli per dare una svolta alla propria stagione? Partiamo dal fatto che il 90% dei calciatori azzurri sono gli stessi che l'anno scorso hanno stravinto il campionato.
Questo per dire che se c'è una cosa che non manca al club campione d'Italia in carica è proprio la qualità dei suoi interpreti. E la verità è che dopo l'esperimento fallito con Rudi Garcia e la toppa sbagliata presa scegliendo Walter Mazzarri, la sensazione è che Franceso Calzona abbia restituito alla squadra l'identità tattica che l'ha portata sul tetto della Serie A.
A mancare, quest'anno, è stata soprattutto la motivazione. Un po' come se chi è venuto dopo Luciano Spalletti non sia riuscito a mantenere accesa quella fiamma che aveva permesso ai partenopei di stravincere il campionato giocando allo stesso modo sia in casa che in trasferta.
Fiamma che, paradossalmente, potrebbe essere riaccesa dall'assoluzione di Francesco Acerbi che ha, comprensibilmente, provocato amarezza all'interno dello spogliatoio del Diego Armando Maradona.
I dubbi che lascia la sentenza
Non dev'essere stato semplice per il giudice sportivo prendere una decisione del genere sapendo che tutta l'opinione pubblica era pronta a celebrare la stangata contro il difensore nerazzurro.
Tuttavia, quello che il giudice non spiega fino in fondo è perché Juan Jesus - uno che non è arrivato in Italia l'altroieri, bensì nel 2012 - dovrebbe aver capito male. Oppure perché, pur avendo capito bene, abbia deciso di calunniare Acerbi.
Dubbi che sono destinati a rimanere tali e che, difficilmente, la giustizia ordinaria potrà fugare perché in quella sede dovrebbe essere il difensore brasiliano a portare le prove delle proprie accuse. Prove che, come noto, non sono state trovate.
La giustizia sportiva, invece, con l'assoluzione di Acerbi ha ribaltato la prassi che obbligava l'accusato a portare prove della propria innocenza.
Il Napoli balla da solo
Ed è per questa ragione che il Napoli ha annunciato che non parteciperà alla campagna della Lega contro il razzismo ("Keep racism out"): "Lo sport ha il dovere di educare i giovani ma penso ora che serve anche fare attività per evitare che in futuro accadano ancora certi episodi. Noi andiamo avanti a combattere il razzismo con i nostri mezzi", ha annunciato la società campana.
Ebbene, se Osimhen e compagni scenderanno in campo, a partire dalla sfida di sabato prossimo contro l'Atalanta, con la stessa determinazione, il Napoli potrebbe davvero tornare in gioco per una piazza Champions, dalla quale lo separano nove punti, esattamente come le giornate ancora da disputare. E la verità è che nel calcio si sono viste rimonte ben più clamorose.