Flashback Serie A: Totti, la Roma e il suo cucchiaio più bello contro l'Inter
Il 20 giugno 1976, Antonin Panenka, un genio prestato al mondo del calcio, cambiò per sempre la storia dei calci di rigore: Belgrado, stadio della Stella Rossa, finale dei campionati europei. Di fronte alla sua Cecoslovacchia, la Germania campione del mondo e d'Europa in carica e uno dei portieri più importanti della storia del pallone: l'orgogliosissimo Sepp Maier che, non a caso, non lo perdonò mai per quell'umiliazione. Il resto è storia.
"Alla fine dell'allenamento (ai tempi in cui giocava nel Bohemians di Praga, ndr) restavo con il nostro portiere per praticare i rigori - ha raccontato in più di un'occasione l'ex calciatore cecoslovacco - . Ci giocavamo una tavoletta di cioccolata o una birra e dato che era un ottimo portiere, la scommessa cominciava a diventare molto costosa. Per questa ragione, a volte, prima di andare a dormire, pensavo a come correggere i miei errori e, un giorno, ho pensato che se avessi ritardato la partenza e avessi semplicemente sollevato la palla, il portiere, che a quel punto si era già tuffato da un lato della porta, non sarebbe stato in grado di cambiare direzione in aria. È questa la base della mia filosofia".
Da allora, il cosiddetto rigore alla Panenka è entrato a far parte del linguaggio calcistico comune, anche perché nel frattempo non sono stati pochi gli imitatori che, con maggior o minor fortuna, si sono cimentati in un gesto tecnico riservato soltanto ai più coraggiosi (e tecnici).
Da Panenka a Totti
Ebbene, in Italia c'è un calciatore in particolare che verrà per sempre ricordato per i suoi cucchiai: Francesco Totti. Il più importante quello con cui ha trafitto Edwin van der Sar durante la lotteria dei rigori lanciati da Italia e Olanda nell'ultimo atto della semifinale di un altro Europeo, quello disputato nei Paesi Bassi e in Belgio nel 2000.
Il più bello, però, è quello grazie al quale il più leggendario tra i capitani della Roma ha deliziato tutti i tifosi - sì, anche quelli rivali si sono alzati in piedi per applaudirlo - presenti alla Scala del calcio, San Siro, durante una gara di campionato della campagna 2005-2006 contro l'Inter.
Ed è per questo motivo che, a pochi giorni della sfida tra i giallorossi e i nerazzurri, abbiamo deciso di ricordare quello che, a detta di molti, è il più bel gol su cui ha messo la propria firma uno dei più grandi calciatori italiani di sempre.
Il colpo di genio
Da Belgrado a Milano: 26 ottobre 2005, nona giornata di un campionato di Serie A la cui classifica, alla fine della stagione, venne rivoluzionata da Calciopoli che consegnò lo scudetto all'Inter proprio davanti alla Roma. Dopo mezz'ora di gioco e con gli ospiti in vantaggio di una rete, Totti entrò in possesso del pallone a pochi metri dalla linea di centrocampo e, costretto a defilarsi sulla sinistra per superare un paio di avversari, decise di fare tutto da solo puntando dritto, palla al piede, verso la mezza luna dell'area interista.
Di fronte a lui, un altro paio di difensori nerazzurri e dietro a loro Julio Cesar che, a un certo punto decise di fare un passo in avanti con l'intenzione di ridurre lo specchio della porta a disposizione del Capitano. Quello che il portierone brasiliano non avrebbe mai potuto immaginare - e con lui tutti quelli che stavano guardando quella partita - è che avrebbe assistito impotente a un vero e proprio colpo di genio: un cucchiaio non da undici, bensì da venti metri e con mezza difesa alle calcagna.
"Ho visto Julio Cesar fuori dai pali e in quel momento in un giocatore scatta un po' tutto nella testa: destrezza, fortuna e anche quello che istintivamente un calciatore pensa in un attimo - ricordava qualche tempo fa il Pupone - . Ho fatto la cosa più difficile, un pallonetto dal limite dell'area mettendo la palla dove volevo io. È stato uno dei due o tre gol più belli della mia carriera. Lo stesso Julio Cesar mi ha scritto su Instagram".