Cristiano Giuntoli: il paziente architetto del Napoli tricolore
La sua opera d'arte è stata quella di essere risucito a soffiare Kvaratskhelia a mezz'Europa a un prezzo ridicolo: 11,5 milioni. Tuttavia, non è solo da questi particolari che si giudica un fuoriclasse. E Cristiano Giuntoli, negli ultimi otto anni, ha dimostrato di esserlo.
Quando si parla della capolista come il Napoli dei miracoli si fa un torto ai suoi grandi artefici. Al plurale. Perché ogni impresa che si ripetti ha più di un solo protagonista principale e non c'è dubbio che quella del direttore sportivo del club campano sia un esempio lampante di pianificazione riuscita.
Dalla sua, ha avuto la fiducia (a volte intermittente) di Aurelio De Laurentiis che, nonostante qualche attrito, ha capito di aver affidato la direzione sportiva della propria società a una persona capace, portata in città dopo il capolavoro fatto in provincia con il Carpi.
Prim'ancora di ingaggiare Kvaradona e Kim, solo per fare gli ultimi due esempi, il dirigente toscano aveva gettato pazientemente, anno dopo anno, le basi della squadra campione d'Italia con Luciano Spalletti in panchina, dopo aver sfiorato il titolo con Maurizio Sarri: "Il fatto che il Napoli non vinca lo scudetto da tanti anni non è dovuto solo al Napoli stesso – ha assicurato De Laurentiis in un'intervista a De Telegraaf - , ma anche ad altri fattori che ora stanno lentamente, ma inesorabilmente venendo a galla".
Ogni riferimento a fatti o processi in corso è puramente voluto. Ma torniamo alla stagione in corso e, in maniera particolare all'ultimo criticatissimo mercato estivo della società partenopea: gli addii di Ospina, Koulibaly, Fabian Ruiz, Mertens e Insigne aveva buttato nello sconforto un'intera città.
La parola "ridimensionamento" la faceva da padrona, da Fuorigrotta a Capodichino, da Marianella a Scampia. I tifosi, però, non avevano fatto i conti con l'occhio clinico di Giuntoli che, oltre all'ingaggio del trequartista georgiano e del centralone coreano e al riscatto di Anguissa ha portato al Maradona Olivera, Ndombélé, Simeone e Raspadori.
Prima di loro erano arrivati anche Meret, Di Lorenzo, Mario Rui, Elmas, Zielinski e, naturalmente, Osimhen. Questo per dire come la colonna vertebrale della squadra che potrebbe proclamarsi campione d'Italia già il prossimo fine settimana battendo la Salernitana non è stata costruita in sette giorni, ma in sette (anzi otto) anni, pazientemente e senza alzare mai la voce.
Ed è proprio per questa ragione che quando arriverà il titolo, la soddisfazione sarà ancora più grande. A prescindere da quello che succederà in futuro. Perché proprio come succede ai top player, anche lui sta ricevendo proposte difficile da rifiutare. Giuntoli, però, non sembra volerne sapere: "Io alla Juventus? Sono indiscrezioni giornalistiche. Ho un contratto col Napoli e non c'è nulla". Vedremo, ma più in là. Questo, infatti, non è il momento di speculare, bensì di gioire.