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Caso Pogba, i possibili scenari: dalla risoluzione del contratto all'assoluzione

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Paul Pogba con le spalle al muro
Paul Pogba con le spalle al muroProfimedia
Risultato positivo al testosterone alla fine della gara della Juve contro l'Udinese, il centrocampista francese rischia grosso, sebbene il suo entourage abbia già assicurato che il Polpo "non ha mai voluto infrangere le regole". Lo disse a suo tempo anche Palomino che, poi, riuscì a dimostrarlo in tribunale.

Partiamo dal fatto che è davvero molto complicato che le controanalisi diano un risultato diverso. Ma se dovesse succedere, l'incubo sarebbe finito. Ciononostante, l'attendibilità del test effettuato da Paul Pogba alla fine della gara della Juventus contro l'Udinese è altissima, il margine di errore è prossimo allo zero e soltanto un errore umano potrebbe essere alla base di quello che sarebbe un clamoroso ribaltone.

Non è un caso, infatti, l'entourage del calciatore non si sia mai sognato di mettere in discussione il risultato. Sin dal primo momento, Rafaela Pimenta si è preoccupata di assicurare che "fino alle controanalisi non possiamo dire nulla", ma che l'unica "cosa certa è che Paul Pogba non ha mai voluto infrangere le regole".

Il Polpo
Il PolpoAFP

E già, perché se, una volta confermata la positività dalle controanalisi, i giudici dovessero dimostrare che c'è stata intenzionalità nell'assunzione, la squalifica (secondo quanto stabilito dall'articolo 11.2 del regolamento) sarebbe di 4 anni e la Juventus potrebbe chiedere la risoluzione unilaterale del contratto.

Il comma 11.2.4.1 dello stesso articolo, però, prevede che, qualora l’atleta riesca a stabilire che l'assunzione o uso si sia verificato fuori competizione e non sia correlato alla prestazione sportiva, il periodo di squalifica sarà pari a tre mesi.

Patteggiamento?

Ed è per questa ragione che Pogba si sta già preparando alla battaglia legale, sapendo che la Procura, quasi sicuramente, gli proporrà di patteggiare accettando due anni di squalifica.

Una proposta che, spesso e volentieri, viene accettata dall'atleta in questione che vuole evitare a tutti i costi il rischio di prenderne il doppio nel caso in cui dovesse arrivare una sconfitta su tutti i fronti nell'aula di un tribunale.

Ma non va sempre così. José Luis Palomino, infatti, non ne volle sapere di patteggiare quando risultò positivo al Clostebol Metabolita. Il difensore dell'Atalanta, però, era convinto della propria innocenza e, per questo, scelse di andare fino in fondo.

"Accidentale e involontaria"

E fu proprio durante il processo che dimostrò di essere venuto a contatto con la sostanza proibita in maniera "accidentale e involontaria" a causa di una pomata che aveva utilizzato per cicatrizzare una ferita.

E così, dopo essere rimasto ai box per quattro mesi a causa della sospensione cautelare, una volta fatte valere le proprie ragioni, il centrale argentino è potuto tornare immediatamente in campo sebbene, lo scorso mese, Nado Italia (la struttura che fa i controlli antidoping) abbia presentato ricorso al Tas di Losanna.

Nel suo caso, la Dea dimostrò di credere ciecamente alle ragioni del proprio tesserato. Resta da capire cosa deciderà di fare la Juventus che nel suo primo comunicato si è dimostrata piuttosto fredda liquidando quanto successo in due misere frasi, mirate più a difendere i propri interessi che quelli del calciatore.

"Juventus Football Club comunica che in data odierna il calciatore Paul Labile Pogba ha ricevuto, da parte del Tribunale Nazionale Antidoping, il provvedimento di sospensione cautelare a seguito dell’esito avverso alle analisi effettuate in data 20 agosto 2023. La Società si riserva di valutare i prossimi passaggi procedurali".