Da Cristiano Ronaldo a Roberto Mancini: l'Arabia Saudita si sta comprando il calcio
In principio fu Cristiano Ronaldo: "È finito. Non è più adatto al calcio europeo", dicevano di lui quando ha detto "sì" all'offerta dell'Al Nassr. Oggi quelle critiche non sono più rilevanti. Vere o false che siano, oggi il punto è un altro.
Un po' per necessità, un po' per fiuto, Cristiano ci ha visto prima degli altri. E quando gli hanno detto di scegliere tra Stati Uniti o Arabia Saudita, lui non ha avuto dubbi.
"Il loro progetto è quello di diventare, nei prossimi cinque anni, uno dei cinque migliori campionati al mondo". Beh, in realtà, di questo passo potrebbero riuscirci anche prima.
"Soltanto la Premier è di un altro livello", ha anche assicurato il cinque volte Pallone d'Oro. E, in effetti, se diamo un'occhiata a quello che è successo negli ultimi due mesi di calciomercato, gli altri campionati top europei non possono davvero stare tranquilli.
Le operazioni più importanti
A segnare un punto di svolta fondamentale nella percezione del fenomeno arabo è stato il trasferimento di Ruben Neves dal Wolverhampton all'Al Hilal: "Ma com'è possibile che il capitano di una squadra della Premier League, regolarmente convocato in nazionale e di appena 26 anni abbia deciso di andare in Arabia?".
Non è un caso che sia anche lui portoghese. L'ex leader dei Wolves, infatti, ha ammesso di averne parlato spesso con CR7 che è riuscito a convincerlo della bontà del progetto del Fondo sovrano saudita attraverso il quale principe Mohamed bin Salman sta provando a cambiare la faccia del proprio paese agli occhi dell'opinione pubblica internazionale.
Vision 2030
Ebbene, di questo progetto (Vision 2030), il calcio non ne è solo uno degli aspetti più importanti, bensì il vero e proprio volano. E già, perché l'erede della casa reale saudita è sempre stato consapevole che soltanto grazie all'impatto mediatico dello sport più bello del mondo, Riad sarebbe riuscita a ottenere dei risultati impressionanti in brevissimo tempo.
Ed è proprio quello che sta succedendo. E così, a Cristiano e Neves è seguita una folta schiera di campioni che ha deciso di vedere l'effetto che fa. A cominciare da Neymar junior per il quale il Paris Saint Germain ha ricevuto 90 milioni di euro dall'Al Hilal.
E qui veniamo a un altro aspetto fondamentale di tutta questa vicenda. E già, perché da nessun'altra parte avrebbero pagato nemmeno un euro per il controverso calciatore che, già da diverso tempo, fa parlare di sé più per le sue feste che per i suoi gol.
Eppure, per il Psg è stata una vera e propria boccata d'ossigeno liberarsi del suo ingaggio, ricevendo per giunta anche 90 milioni che serviranno a mettere a posto i conti in rosso di Nasser Al Khelaifi.
Allo stesso modo, per molti altri club europei, l'irruzione della Saudi Pro League è stata una manna dal cielo. Tuttavia, se invece di fissare il dito, guardassero la luna, le società del vecchio continente si accorgerebbero che se questa tendenza dovesse consolidarsi, il calcio europeo avrebbe i giorni contati.
La seconda fase
In Europa, però, preferiamo continuare a illuderci del fatto che "il fenomeno saudita durerà un paio di anni, al massimo cinque". Ciononostante, la relativamente corta durata dei contratti (due o tre anni) firmati dai campioni che hanno deciso di trasferirsmi in Arabia fa parte della strategia per attrarre talento.
Una volta riempite le proprie rose di campioni, infatti, la seconda fase del progetto avrà come obiettivo quello di costruirgli attorno un campionato top con l'obiettivo di convincere chi è venuto solo per soldi - e i primi a esserne coscienti sono proprio loro - a rimanere qualche anno in più del previsto per altre ragioni.
Cristiano Ronaldo continua a essere, ancora oggi, il più pagato di tutti. Ma se fino alla scorsa primavera l'ingaggio di CR7 era esponenzialmente più alto di quello di tutti gli altri calciatori del campionato messi assieme, oggi alle sue spalle ci sono, oltre a Neymar, campioni del calibro di Karim Benzema (capitano dell'Al Ittihad), N'Golo Kanté, Jordan Henderson, Sadio Mané, Riyad Mahrez, Kalidou, Marcelo Brozovic e un lungo eccetera di fuoriclasse.
Il "no" di Veiga al Napoli
Ma c'è un'altra operazione a essere entrata di diritto nella storia della Saudi Pro League: si tratta di quella che ha portato un calciatore giovanissimo come Gabri Veiga a preferire l'offerta dell'Al Ahli a quella del Napoli campione d'Italia.
La scelta del promettente campioncino spagnolo ci viene a dire che il paradigma del calcio mondiale sia oramai inevitabilmente cambiato e che se i soldi che già prima erano importanti, oggi lo sono molto di più.
A prima vista, è inaudito che una promessa del calcio mondiale abbia deciso di andare a completare la propria formazione in un campionato minore e lontano dalla Champions League.
Il tempo ci dirà chi avrà avuto ragione. Nel frattempo, Veiga percepirà oltre 20 milioni a stagione a fronte dei due e mezzo che gli poteva garantire il club napoletano.
Il "sì" di Mancini all'Arabia
"Eh ma si sa, i giovani di oggi non hanno valori... Pensano solo ai soldi". Ebbene, Roberto Mancini di anni ne ha quasi 60, ma ha preso la stessa decisione del 21enne canterano del Celta di Vigo.
L'oramai ex ct della nazionale italiana, percepirà una cifra vicina ai 100 milioni di euro per sedere sulla panchina dell'Arabia Saudita per i prossimi quattro anni.
Si tratta dell'ennesima dimostrazione di quanto sia disposto a scommettere il controverso principe bin Salman in nome della buona riuscita del suo progetto: tanto.
In fuga dall'Italia
Gabri Veiga e Roberto Mancini non sono stati gli unici a preferire l'Arabia all'Italia. Il primo - di un certo livello - è stato il Sergente Sergej Milinkovic-Savic, per il quale la Lazio ha incassato 40 milioni di euro dall'Al Hilal.
Dieci in più di quelli ricevuti dalla Roma per Roger Ibañez, che ad appena 24 anni ha deciso di prendere la strada indicata da Cristiano Ronaldo, e dall'Inter per Marcelo Brozovic che, dalla sua, difficilmente tornerà in Europa. Sempre ammesso che qualcuno ci torni per davvero...