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Arabia Saudita: i rifiuti di Mou, Allegri e Spalletti, la religione e l'anomalia portoghese

Raffaele R. Riverso
Ruben Neves
Ruben NevesAFP
Quella che sta diventando, giorno dopo giorno, la Mecca dei calciatori non riesce ancora a sedurre gli allenatori top. Dai soldi, alla religione, passando per casi atipici: cosa sta succedendo in Arabia?

José Mourinho, Massimiliano Allegri e Luciano Spalletti avrebbero avuto 70 milioni di buoni motivi per trasferirsi in Arabia.

Tre degli allenatori più importanti dell'ultimo campionato di Serie A hanno, infatti, ricevuto offerte faraoniche da Riad.

José Mourinho
José MourinhoAFP

Il tecnico portoghese della Roma aveva sul piatto una proposta di 30 milioni a stagione. Venti a testa, invece, quelli offerti ai due colleghi toscani che, però, non ne hanno voluto sapere di cambiare i propri programmi per la prossima stagione.

E così, Mou resterà a Roma, Max a Torino e Luciano si godrà l'anno sabbatico che si è meritato dopo aver riportato lo scudetto a Napoli. Oltre a loro, anche Rino Gattuso sembra avere qualche dubbio. A lui l'Al Hilal di milioni gliene ha offerti 15 all'anno, ma le trattative, dopo l'accelerazione iniziale, sono in stand by.

Massimiliano Allegri
Massimiliano AllegriAFP

Insomma, la sensazione è che, a certi livelli, quello che affascina i calciatori non ha lo stessio appeal sugli allenatori. E non si può nemmeno dire che siano solo i giocatori prossimi alla pensione a sentirsi attratti dai milioni arabi.

Soldi e religione

Basti pensare a gente come Karim Benzema, N'Golo Kanté, Kalidou Koulibaly, Edouard Mendy, Hakim Ziyech e un lungo eccetera di campioni che l'Europa rimpiangerà perché avrebbero avuto ancora molto da dare al calcio del vecchio continente.

Il Pallone d'Oro francese ha, non a caso, rinunciato all'ultimo anno in blanco decidendo e di trasferirsi a Jeddah: "Perché l'ho fatto? Beh, peché sono musulmano e ho voglia di vivere qui".

Discorso ripreso e ribadito da Koulibaly e che sicuramente accomuna molti dei calciatori musulmani che hanno optato per scegliere l'Arabia Saudita: "La Mecca è vicina. Sono credente e quindi è importante per me", ha ammesso l'ex calciatore del Napoli.

Karim Benzema
Karim BenzemaAFP

In un'intervista al Corriere dello Sport, il centrale senegalese non ha nemmeno nascosto quanto abbia influito sulla sua scelta l'aspetto economico: "Non posso negarlo... Con questi soldi potrò aiutare a vivere bene tutta la mia famiglia, dai miei genitori ai miei cugini. Potrò anche investire nelle attività della mia associazione 'Capitaine du Coeur' in Senegal. Abbiamo iniziato a costruire una clinica pediatrica dove i miei genitori sono nati e si sono sposati. Ho tanti progetti per aiutare i giovani".

Comprensibile, anche perché, per dirla tutta, l'ultima stagione di Koulibaly non è dic erto stata all'altezza delle aspettative. Tanta panchina e poche soddisfazioni nella disastrosa campagna del Chelsea.

L'anomalia portoghese

Molto meno comprensibile, invece, quella che chiameremo l'anomalia portoghese. L'eccezione che conferma la regola: Ruben Neves. Al netto del fattore economico, infatti, riuscire a spiegare la decisione del centrocampista lusitano è praticamente impossibile.

Hai appena 26 anni, giochi nel campionato migliore del mondo, sei in pianta stabile nella tua Nazionale e stai attraversando il miglior momento della tua carriera, prova ne sia l'interesse del Barça nei tuoi confronti: eppure tutto ciò ha contato meno dei soldi e l'oramai ex capitano del Wolverhampton - sulla scia del connazionale Cristiano Ronaldo, il primo top player a scegliere l'Arabia (Lionel Messi, invece, ha preferito la Mls, pur mantenendo la propria collaborazione commerciale con Riad) - ha deciso di diventare il nuovo simbolo dell'esodo arabo accettando la super offerta dell'Al Hilal.