ESCLUSIVA Camoranesi, in lotta per lo scudetto a Malta: "Mi piace attaccare. La Serie A? Perché no"
Mauro German Camoranesi, ex ala della Juventus e della Nazionale, dopo alcune esperienze in panchina in Sudamerica, in Slovenia e una breve parentesi in Francia come vice di Tudor (e una in tv come commentatore per Dazn Italia), nel giugno 2023 ha deciso di volare a Malta, accettando l'offerta del Floriana FC, la società più gloriosa del paese che non conquista lo "scudetto" dalla stagione 2019/2020.
È la squadra di Floriana, città-fortezza di poco più di 2000 abitanti nota anche come Borgo Vilhena, edificata nel 1636 come linea difensiva esterna per proteggere la capitale la La Valletta. Prende il suo nome odierno proprio dalle linee floriane, chiamate così in onore dell'ingegnere militare italiano Pietro Paolo Floriani che le aveva progettate.
Per riportare il titolo nazionale in questo piccolo borgo, l'ex azzurro se la dovrà vedere con un'altra vecchia conoscenza italiana, Luciano Zauri, ex tecnico del Pescara e attualmente allenatore proprio dell'Hamrun, dominatore degli ultimi campionati e al primo posto in classifica nella Premier League maltese.
Diretta ha raggiunto Camoranesi in questo rush finale nella lotta scudetto per parlare della sua esperienza nell'isola, di che tipo di gioco predilige e dei suoi progetti per il futuro.
Camoranesi, come inizia l'esperienza nel campionato maltese?
"Dopo il primo contatto, la società mi ha mandato un biglietto aereo per conoscerci meglio. Dai video che avevo ricevuto sulle partite del Floriana mi era sembrato che con alcuni innesti si potesse fare una squadra competitiva. Avevo necessità di restare vicino all'Italia per questioni personali, quindi mi era parso tutto perfetto. L'incontro poi è andato molto bene e così è iniziata la collaborazione".
Lei guida la squadra con più campionati nazionali vinti, 26, nonché l'unica squadra maltese ad essersi qualificata al primo turno della Champions League nel 1993/94. Lì è po' la Juventus nazionale, e come la Juve il Floriana non vince il campionato dal 2020. Ora con lei alla guida è secondo e sta lottando....
"Sì, quest'anno il campionato maltese mi sembra un pelino più interessante perché lo scorso anno l'Hamrun ha vinto con un grande distacco sulla seconda, quest'anno invece noi stiamo provando a tenere il campionato vivo. Abbiamo anche due, tre giovani molto interessanti da far crescere e sotto quell'aspetto abbiamo fatto un grande lavoro".
Pensa di riuscire a riportare lo "scudetto"?
"Essendo la società che ha vinto più campionati nazionali è ovvio che c'è sempre l'aspettativa di tornare a vincere, ma siamo anche consapevoli che c'è una squadra come l'Hamrun che negli ultimi anni ha sempre dominato in campionato con giocatori di qualità e con un budget molto più alto del nostro. Siamo comunque competitivi e finché la matematica ci dà una possibilità lotteremo. Adesso mancano dieci giornate alla fine e il percorso finora è molto positivo".
Come giudica invece il suo percorso da allenatore? Ha allenato in Sudamerica, poi in Europa.
"Il mio percorso come allenatore lo separo sempre in due periodi diversi. Il primo è quando ho lavorato in America Latina, in Messico (alla guida della squadra della seconda divisione Coras de Tepic n.d.r) e in Argentina (alla guida del Tigre n.d.r.), e alla fine è stato positivo perché era l'inizio di questa nuova avventura da tecnico. Poi, quando ho deciso di venire in Europa, fresco di patentino, ho avuto un'esperienza molto buona in Slovenia, con ottimi risultati sia al Tabor Sezana che al Maribor".
Infine è arrivata la parentesi molto breve in Francia, con l'Olympique Marsiglia, e lo scorso anno l'opportunità di lavorare da solo col Floriana, quello che volevo. Nella mia esperienza in Europa ora mi sento molto più a mio agio. Alla fine sono due percorsi diversi ma preferisco quest'ultimo".
Qual è la filosofia di gioco del Camoranesi allenatore?
"Non mi piace la parola "filosofia", si parla solo di calcio. Non bisogna inventare niente. Mi ritengo un allenatore molto semplice, che cerca di trovare soluzioni per i giocatori perché alla fine i protagonisti sono loro. Per me è molto importante la parte fisica, così com'è altrettanto importante l'atteggiamento. Pretendo una squadra che abbia intensità nel gioco, che dia il massimo del proprio potenziale. Da parte mia cerco di trovare soluzioni in settimana per far rendere al meglio i giocatori, mettendoli nel proprio ruolo. La parte più importante secondo me però è la gestione del gruppo, questa è la mia idea ogni volta che devo prendere una squadra".
Avrà comunque uno stile di gioco preferito...
"Non sono sicuramente un tecnico attendista, non c'è niente da aspettare nel calcio di oggi. Voglio che la squadra cerchi sempre di fare risultato, sia che alla fine si vinca o si perda. Mi piace un gioco con pochi tocchi e un centrocampo che pressi, capace di recuperare palla per poi verticalizzare subito. Più passaggi verticali che orizzontali per rompere le linee avversarie il prima possibile. Voglio il possesso di palla nel campo avversario, non nel nostro. Non chiedo e non mi piace l'uscita dal basso con i difensori".
C'è un modulo in particolare che preferisce o un allenatore a cui si ispira?
"Non ho un modulo preferito, penso che il modulo dipenda dai giocatori a disposizione e dall'avversario che affronti, quindi non faccio attenzione ai moduli. Non mi ispiro a nessuno in particolare, mi piacciono tanti allenatori diversi in diversi campionati e categorie".
Si sentirebbe pronto per allenare in Serie A?
"Perché no, la Serie A è un campionato con le stesse difficoltà di qualsiasi altro campionato. L'importante è arrivare in un club che abbia i giocatori giusti e che le pretese e gli obiettivi siano rapportati alle possibilità. Certo, mi piacerebbe allenare in Serie A, mi piacerebbe allenare in tanti posti, ma per il momento mi concentro su quello che stiamo facendo qua. E lo stiamo facendo molto bene".