Dal tridente dei sogni al caos, l'estate da incubo del PSG
Una celebrazione, storica, portata a termine a denti stretti, quasi come se si fosse trattato di un convenevole. Così, a fine maggio scorso, il Paris Saint Germain festeggiava l'undicesimo titolo di campione di Francia, che lo rendeva il club più vincente del paese transalpino dopo aver superato il Saint-Etienne. I volti, però, non erano affatto quelli tipici di chi gioiva e si perdeva nell'ebbrezza della vittoria.
Aver perso per l'ennesima volta la possibilità di arrivare fino in fondo in Champions League già a marzo dopo l'eliminazione con il Bayern. Il detonatore di tutti i malcontenti di un gruppo popolato da ego smoderati e da troppi generali. Una condizione impossibile per costruire un esercito unito in intenti e propositi. Oggi, meno di tre mesi dopo quell'atto formale, all'atto pratico il Psg non ha a disposizione nessuno dei tre fenomeni dei quali poteva vantarsi l'anno scorso.
Ricatti
Perché se Lionel Messi, che non si è mai davvero ambientato a Parigi nonostante la strategica mossa di ingraziarsi il governo del Qatar per i Mondiali poi vinti, era già convinto a partire, a metà estate anche Kylian Mbappé e Neymar jr sono stati praticamente messi alla porta. Il francese, che aveva detto di non voler rinnovare un ulteriore anno e di voler partire libero a giugno del 2024, veniva contrastato dalla boria del presidente Nasser Al-Khelaifi, la cui prolungazione di contratto a cifre astrali è risultata essere un clamoroso autogol.
Il brasiliano, invece, è stato l'ultimo a venir messo sul mercato dopo che in sei anni non è minimamente riuscito a ricambiare gli enormi sforzi economici intrapresi per lui da parte del club. Se, tuttavia, per quanto riguarda Mbappé il braccio di ferro è di quelli fortissimi, vista l'importanza del calciatore anche dal punto di vista dell'immagine, per il brasiliano i 150 milioni richiesti per la cessione sembrano essere davvero troppi. La sua caviglia malconcia e il rendimento mediocre degli ultimi tre anni non giustificano tale richiesta. Ma, soprattutto, nessuno sembra davvero essere disposto a pagare per lui un ingaggio di 30 milioni netti l'anno.
I due campioni sono dunque sotto ricatto da parte della società, la quale si è resa conto troppo tardi di aver dato loro troppi soldi e, soprattutto, troppo potere con dei contratti che adesso sono svantaggiosi per il club.
Progetto molle
Gli autogol di Al-Khelaifi, dunque, sono in realtà due, visto che il suo modus operandi, ossia quello di riempire di denaro sonante le stelle, si è rivelato controproducente. Perché Ney non troverà mai un salario simile se non nella bolla araba, dove difficilmente un festaiolo come lui accetterà di andare, mentre Mbappé lascerà Parigi solo per andare al Real Madrid, al quale però sa di non poter chiedere un sacrificio economico di 200 milioni di euro, prezzo fissato dal Psg, quando tra 10 mesi potrà arrivare a zero.
Di base, a essere danneggiati sono stati i tifosi del Psg, tra i più caldi di Francia e ormai consapevoli che tutto quello che era stato costruito, almeno dal punto di vista mediatico, altro non era che un castello di carta. Al primo colpo di vento, ossia la fisiologica voglia di cambiare aria da parte prima di Messi e poi di Mbappé, è stato tutto spazzato via.
Dopodomani i parigini ospitano il Lorient, e il loro neo allenatore Luis Enrique, un tipico solitamente forte e decisionista, si trova per il momento senza nessuno dei tre campionissimi presenti fino a pochi mesi fa. E con una serie di incognite che anche un tipo scafato come lui faticherà a gestire...