Liga: Hey Jude! Il Clasico contro il Barca-Rolling Stones lo decide un monumentale Bellingham
E pensare che per qualche giorno la sua presenza è stata anche in dubbio. Invece, Jude Bellingham è sceso in campo nel grande Clásico di Montjuic tra Barcellona e Real Madrid, e lo ha risolto a modo suo, ossia segnando gol pesanti. Ben due e decisivi, perché sono stati i graffi dell'animale ferito ma non morto che si è rialzato dopo quasi un'ora sotto i colpi del rivale, che si è imposto per 1-2. E la zanna nascosta e assopita fino al 68esimo, minuto del pareggio, è stata di un inglese che ha conquistato Barcellona sotto gli occhi estasiati ma in parte tristi dei suoi illustri conterranei, quei Rolling Stones il cui logo oggi occupava la maglia dei padroni di casa.
Ma i campioni sono tali anche e soprattutto per queste cose. Perché risolvono partite complicate anche in situazioni poco favorevoli e dopo giorni di problemi fisici. E che in questo momento il centrocampista inglese sia il factotum dei Blancos, è innegabile. Una doppietta da giocatore assoluto, perché rappresentata prima da una fucilata da fuori area senza quasi rincorsa e poi da un guizzo da centravanti, quando il cronometro segnava 92 minuti di gioco. Un guizzo che oltre a dare la vittoria a Carlo Ancelotti permetteva ai madrileni di raggiungere anche la vetta, in condominio col Girona.
Cambi di svolta
Una rimonta, quella di Bellingham e soci, arrivata dopo quasi un'ora nella quale era stata la squadra di Xavi a comandare le operazioni. Il gol di Ilkay Gundogan al sesto minuto, arrivato dopo un fortunoso rimpallo, squarciava il cielo catalano, e aggregava tanto colore alle sgargianti maglie dei padroni di casa, che rimpievano lo stadio e il campo della loro tonalità accesa che spadroneggiava sul candido bianco dei locali. Controllo qualità e attacchi ficcanti, queste le due dottrine del Barcellona oggi, con Joao Felix che si rammaricava per il palo che non gli regalava il tanto atteso gol contro il Real.
Nella ripresa toccava invece a Íñigo Martínez colpire il legno alla destra di Kepa, e stavolta su colpo di testa su palla da fermo. Era il segnale che la porta non era stata chiusa a chiave. Anzi, era ancora tremante. E a sfondarla sarebbe arrivato Bellingham, che dopo 68 minuti di gioco si svegliava dal torpore lasciando partire da venti metri un razzo che ter Stegen poteva solo sfiorare. Ma a cambiare la partita erano stati gli ingressi di Camavinga e Modric, un giovane veterano e un intraprendente esperto, che permettevano ai Blancos di avere più controllo e verve in mezzo al campo. Anche l'ingresso di Joselu, inserito come centravanti per favorire le incursioni da dietro, è servito.
Ma la firma finale era sempre sua. Era l'urlo di "Hey Jude" in faccia agli Stones, oggi blaugrana. E arrivava dopo un cross di Carvajal sporcato da Modric e reso decisivo da un intelligentissimo colpo di punta dell'inglese, oggi probabilmente il giocatore più forte del pianeta. Perché, del resto, se a 20 anni decidi un Clásico di Spagna in casa dei rivali e sei capocannoniere della Liga con otto reti in nove incontri, nessuno può minimamente aspirare a farti ombra.