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Barcellona, Messi: la lite con il Psg, la voglia di casa e l'addio di Alemany

Raffaele R. Riverso
Un bimbo a Barcellona con la maglia di Messi
Un bimbo a Barcellona con la maglia di MessiProfimedia
Da una parte, un club che non vedeva l'ora di avere la possibilità di far valere la propria autorità su un calciatore, Leo, che, dall'altra, aveva una gran voglia di rendere pubbliche le proprie divergenze con la società francese. E, intanto, il Barça perde il proprio ds...

I media catalani si schierano al fianco di Leo Messi nella disputa contro il Paris Saint Germain, accusando il club francese di aver "dato all'argentino il permesso di viaggiare fino in Arabia" per poi "cambiare inspiegabilmente idea" quando ormai il giocatore era già partito.

Sullo sfondo la possibilità che il capitano dell'Argentina campione del mondo possa fare ritorno proprio al Barcellona al punto che qualche periodo online già rilancia le cifre di un eventuale rientro: "Messi è partito per l'Arabia Saudita per rispettare un contratto commerciale già saltato due volte e aveva il permesso che il club gli aveva concesso due giorni prima sapendo che tutti i giocatori avrebbero avuto una pausa sia lunedì che martedì - scrive Sport.es - . Il Psg ha poi cambiato piani senza avvisare e ora vuole sanzionare il fuoriclasse argentino come vendetta per non aver rinnovato il proprio contratto".

Il quotidiano catalano condanna poi "la sproporzione della sanzione a Messi rispetto alla manica larga mostrata in questi anni con le assenze di Neymar per andare al compleanno della sorella o le dichiarazioni lesive del club fatte da Mbappé".

Fin qui la cronaca spicciola. Provando a scendere in profondità vediamo un club, il Psg, che non vedeva l'ora di avere la possibilità di far valere la propria autorità su un calciatore, Leo, che, dalla sua, aveva una gran voglia di rendere pubbliche le proprie divergenze con la società francese.

Ed è per questa ragione che, sebbene di solito scontri del genere siano nocivi per entrambe le parti in causa, in questo caso, il litigio è win-win. Lo sceicco ha dimostrato alla sua claque di non piegarsi nemmeno di fronte a un sette volte Pallone d'Oro. Il messaggio del fuoriclasse rosarino, invece, è rivolto al Barça e in particolar modo a Joan Laporta: "Riportami a casa".

L'addio di Alemany

Il presidente del club atalano, infatti, sta cercando di capire come quadrare i conti per ottenere il "sì" della Liga al suo tesseramento. E, di certo, l'addio di Mateu Alemany, che lascerà vacante la carica di direttore sportivo dal prossimo 31 giugno, non gioca a suo favore.

È, quantomento, surreale che il giorno in cui il Barcellona di Xavi si aggiudica virtualmente il 27esimo titolo di Liga della propria storia, uno dei dirigenti più importanti del club - sotto l'aspetto sportivo, il più importante - decide di mollare il gigante blaugrana per accettare l'offerta dell'Aston Villa che, per quanto possa essere importante, non è nemmeno lontanamente paragonabile al prestigio proprio di chi può decidere le sorti di uno dei club più importanti al mondo.

Ed è per questa ragione che dev'esserci qualcos'altro dietro. E non sono in pochi a sostenere che questo "qualcosa" riguardi proprio Messi e il fatto che Alemany non fosse d'accordo al suo ritorno perché la considera una mossa di un club che guarda indietro e non avanti.