OPINIONE - Quello di Spalletti è un pensiero stupendo, ma l'Italia è squadra da possesso palla?
"La Spagna non fa più possesso palla, non è più squadra da tiki-taka"...era questa la favoletta che si raccontavamo prima di affrontarli, visto che contro la Croazia avevano ceduto per la prima volta dopo 136 partite l'iniziativa agli avversari, anche se ciò non gli ha impedito di rifilarle comunque un 3-0 con rapide verticalizzazioni e scorribande sulla fasce. In realtà, come abbiamo purtroppo visto, la Spagna può tranquillamente tenere il pallino del gioco con il possesso palla, in virtù di qualità tecniche superiori, così come può optare per altre soluzioni, come ad esempio le scorribande sulle fasce.
Ne sa qualcosa il povero Di Lorenzo che è stato letteralmente annichilito da Nico Williams, e pure Ayoze Perez si stava abbastanza divertendo in quello scampolo di partita concesso al posto della terribile ala dell'Athletic.
I limiti azzurri
Piuttosto c'è da chiedersi se noi possiamo fare possesso palla. E questa è una domanda fondamentale visto che ne va del prosieguo dell'Europeo, con la Croazia (sì, quella che ha tolto il pallino del gioco alla Spagna) che ci aspetta al varco con il coltello tra i denti. È l'Italia che vorrebbe Spalletti, ma questi desideri si potrebbero scontrare con limiti tecnici che ieri sono sembrati piuttosto evidenti. Anche se diamo per buona la spiegazione del ct di un'Italia stanca, a centrocampo - nel fulcro del gioco - non abbiamo grandissimi palleggiatori. Se si esclude il metronomo Jorginho, ieri letteralmente sovrastato dalla cerniera della Roja, il solo giocatore più abituato a usare il fioretto che la spada è Nicolò Fagioli, che non è nemmeno stato messo in campo quando c'era da recuperare lo svantaggio.
È stato insomma Spalletti stesso a fare un passo indietro dopo un primo tempo in cui non l'abbiamo mai vista, mettendo in campo una formazione più aggressiva con Cristante a centrocampo e Zaccardi in fascia, conscio che il possesso palla o comunque la sua idea di gioco ieri non era praticabile. Non c'è niente di male, siamo abituati a vedere un'Italia in sofferenza nelle rassegne europee e mondiali, che poi magari la spunta con una difesa solida e un contropiede letale. Il punto è che al momento di affrontare un impegno decisivo (due risultati su tre sulla carta sono un vantaggio, ma potrebbero pure rivelarsi uno svantaggio se giocassimo per il pareggio) bisogna essere consapevoli di che Italia mettere in campo. Una scelta sbagliata potrebbe infatti pregiudicare la partita con un cattivo inizio, e poi potrebbe essere difficile riuscire a mettere le cose a posto.
Indicazioni evidenti o giornata no?
Se dovessimo trarre indicazioni dalla partita di ieri, senza dubbio una mezza idea di sostituire uno spaesato Di Lorenzo con Darmian ce l'avremmo. Il capitano nel Napoli non sarebbe però certo l'unico a essere bocciato. Lo stesso Federico Chiesa ha lasciato piuttosto a desiderare, annullato da Mark Cucurella, uno che sui social è sempre oggetto di ironie ma che sul campo ieri ha fatto capire che c'è poco da scherzare.
Il problema è che non si può di certo bocciare Chiesa perché è la nostra punta di diamante, l'unico giocatore offensivo sopra la media, quello che può risolverti la partita con un'accelerazione e un guizzo. Quindi bisogna andarci con le molle a trattare la partita di ieri come una cartina tornasole, diciamo che l'Italia ha avuto una giornata no ma che soprattutto mentalmente la partita non.è stata affrontata come si doveva. L'Italia era impaurita, e si è visto. Anche giocatori che spesso si esaltano nella lotta e fanno da leader in campo, pensiamo a Barella, ieri sembravano bravi scolaretti a lezione da Rodri, Pedri e Ruiz.
L'approccio giusto
Ecco, prima ancora di risolvere l'enigma tecnico di quale squadra schierare contro i croati, se una più da palleggio o da verticalizzazioni, bisogna che gli azzurri affrontino la partita decisiva con un'altra mentalità, perché gente come Modric o lo stesso Brozovic potrà anche essere vecchietta, ma sicuramente darà il 100% contro l'Italia, anche perché devono vincere per passare il turno e quindi ci aggrediranno. Servirà un'Italia da battaglia. Servirà passare il turno. Se attraverso il gioco o con difesa e contropiede tipici italici lo deciderà Spalletti. E speriamo che sia la scelta giusta.