Opinione: l'Italia ha un alleato prezioso ma anche diversi problemi da risolvere
Dopo la certezza della qualificazione arrivata all'ultimo secondo con il gol di Zaccagni contro la Croazia, il torneo europeo per gli azzurri entra nelle fasi calde con una preziosissima alleata: la fortuna. Se Modric non si spiega dove l'arbitro abbia potuto tirare fuori otto minuti di recupero da un secondo tempo privo di grandi interruzioni, è anche vero che il gol arrivato proprio all'ultimo respiro è sicuramente di buon auspicio.
La fortuna continua a sorridere agli azzurri anche nel tabellone, dove abbiamo evitato Francia, Germania, Portogallo e Spagna e agli ottavi di finale ce la vedremo sabato 29 giugno contro la Svizzera a Berlino. L'Italia vista fin qui però deve migliorare se vuole difendere il titolo conquistato quattro anni fa. Tra sterilità offensiva (due gol contro l'Albania fanno meno testo di zero contro la Spagna e zero contro la Croazia in 97 minuti), difesa ballerina e incertezze sul modulo c'è da lavorare parecchio.
Difesa: incompatibilità pericolose
Partiamo con un equivoco che molto probabilmente tale rimarrà dato che parliamo di due titolarissimi, ma che contro squadre forti, specie sulla fascia sinistra, potrebbe essere molto pericoloso. Nell'Italia vista finora Alessandro Bastoni e Riccardo Calafiori insieme non sono sembrati molto compatibili. Entrambi terzini sinistri diventati centrali, mancini di piede, sono infatti portati a coprire dal centro la zona sinistra della difesa. Inoltre, nessuno dei due è un marcatore puro.
Se per Calafiori il compito è semplice e non diverso da quello che già ha fatto a Bologna con Motta, per Bastoni le cose si fanno complicate perché nello scacchiere azzurro sta a lui coprire la parte del centro-destra a supporto del terzino (Di Lorenzo). E si è visto che non è a suo agio. Quando Nico Williams imperversava sulla fascia polverizzando il capitano del Napoli come Verstappen un doppiato quando utilizza il DRS, Bastoni era in ritardo nella copertura.
Un'altra caratteristica che fa storcere il naso, ed è già stata evidenziata da diversi commentatori come Capello e Bergomi, è che nessuno dei due è un marcatore puro. Nella panchina azzurra ci sono invece marcatori come Gianluca Mancini (destro), Alessandro Buongiorno (mancino) o Federico Gatti (destro). Se insomma il talento premia giustamente la coppia titolare azzurra, la logica ne vedrebbe altre, come ad esempio Mancini-Calafiori.
Risparmiando l'impiego iniziale di Perisic, Dalic ci ha evitato altre possibili sofferenze sulla nostra fascia destra, ma va detto che il 3-5-2 scelto da Spalletti con il braccetto destro Darmian in copertura serviva anche per evitare di ripetere situazioni come contro la Spagna. Un modulo comunque scelto in quell'occasione anche per aumentare l'intensità al centro del campo, dove i croati hanno i loro uomini migliori e potevano metterci in difficoltà con il possesso palla.
Centrocampo: a tre o a due?
Nelle partite viste fin qui a deludere, sia nel modulo a due con Barella contro la Spagna (ma con Frattesi a supporto) sia in quello a tre con Pellegrini abbassato, è stato anche Jorginho, ma Spalletti non rinuncerà mai alla sua "radio", l'uomo capace di dirigere i compagni in campo, oltre che a smistare il gioco. L'esperto centrocampista dell'Arsenal deve però essere messo in condizione di "ragionare" e per permetterglielo deve essere protetto in mezzo al campo.
Ecco quindi che un frangiflutti come il giallorosso Cristante in quella situazione può far comodo. Non va comunque dimenticato che in panchina c'è anche Nicolò Fagioli, che in quello scampolo di partita contro la Croazia ha già fatto vedere di saper verticalizzare subito per i compagni creando potenziali occasioni pericolose (in quel caso per Retegui che però ha sbagliato il controllo).
Attacco: ripartire dai migliori
La scelta più clamorosa di Spalletti è stata però la "bocciatura" di Federico Chiesa, a cui è stato preferito Raspadori come seconda punta da affiancare a Retegui. Sebbene Allegri l'abbia più volte utilizzato come spalla di Vlahovic nell'ultima stagione, è risaputo che il bianconero è più un esterno e dà il meglio quando riesce a piazzare l'accelerazione bruciante verso il centro. Spalletti ha spiegato così la scelta: "Avevo l'esigenza di mettere uno più vicino alla prima punta, Scamacca è rimasto solo nella prima partita. Poi c'è la necessità di assorbire i loro tagli alle spalle. Così si mantiene intatta la qualità in mezzo al campo. Così da far rialzare gli esterni".
Senza nulla togliere a Giacomo Raspadori, Chiesa è di un'altra categoria e si è visto anche contro la Croazia, quando con due accelerazioni in attacco ha fatto più del giocatore del Napoli in tutti i suoi minuti di gioco. Tralasciando la giornata no dell'ex Sassuolo, quest'Italia non può prescindere dal bianconero. Se Spalletti ha pupilli come Di Lorenzo e Jorginho che schiera sempre e comunque anche a dispetto delle prestazioni, dovrebbe fare altrettanto con Chiesa perché è il nostro giocatore più determinante e non ha nel suo ruolo un'alternativa di pari livello. Chiesa va aspettato, va servito, gli va data fiducia, perché da un suo guizzo quest'Italia sterile offensivamente può risolvere una partita.
Nel gol contro la Croazia, ancor prima del bellissimo tiro a giro di Zaccagni (un colpo che ha nelle sue corde) è stato determinante Calafiori che con con due falcate ha tagliato il centrocampo. Il cambio di passo con squadre abili tecnicamente nella metà campo è fondamentale. Partendo dalla fascia Chiesa può tagliare verso il centro con strappi che nella selezione azzurra non ha nessun altro.