Luci e ombre della nuova Spagna di Luis de la Fuente: un progetto in chiaroscuro
Haro è terra di buon vino, così come l'intera La Rioja. Luis de la Fuente è nato lì 62 anni fa. Calcisticamente, invece, il nuovo commissario tecnico della Spagna, deve tutto all'Athletic Club di Bilbao, nella cui cantera è cresciuto vicendo, poi, due titoli di Liga consecutivi nella prima metà degli anni 80, agli ordini di un giovanissimo Javier Clemente. Ebbene, il successore di Luis Enrique ha un carattere forte e deciso, come quello del vino della sua terra natale, ma anche sincero (ai limiti del burbero) e coinciso dei Paesi Baschi che lo hanno accolto a 16 anni.
Ed è per questa ragione che non è sempre semplice decifrare i suoi messaggi. Su una cosa, però, ha voluto essere chiaro sin da subito: la sua Roja, nata dalle ceneri qatariane di quella di Lucho, non vuole avere nulla, o quasi, a che vedere con la squadra del suo predecessore. Solo su un punto, de la Fuente non potrebbe (pur volendo, e non vuole) farci nulla: la predilezione per il possesso palla. Le Furie rosse, infatti, non esistono più da almeno 15 anni, da quando Luis Aragonés diede il la al ciclo di vittorie, proseguito con Vicente Del Bosque in panchina, più importante della storia del calcio spagnolo.
De la Fuente, tuttavia, ha messo in chiaro, immediatamente, un paio di aspetti, costruendo un muro invalicabile tra lui e Luis Enrique. Un atteggiamento di quasi disprezzo nei confronti di tutto ciò che è stato che lo ha trasformato, ben presto, nel beniamino dell'opinione pubblica spagnola (soprattutto madrilena) che era, invece, entrata già da tempo in rotta di collisione con Lucho: "La mia squadra avrà un piano A e un piano B, perché i calciatori a mia disposizione possono adattarsi a diversi modi di giocare". Una vera e propria bordata nei confronti dell'ex tecnico di Barcellona e Roma. E già, perché che la critica che più spesso è stata rivolta al suo predecessore era proprio quella di essere troppo inflessibile, di non allontanarsi mai dalla propria filosofia.
Allo stesso modo, dopo la doppietta rifilata in meno di due minuti dal centravanti dell'Espanyol, Joselu, alla Norvegia, sabato scorso, e alla vigilia della sfida di stasera contro la Scozia, il ct riojano ha assicurato che "per quanto mi riguarda il falso nueve non esiste" e, allo stesso tempo, che quello che, invece, esiste è la necessità di "approfittare del momento di grazia dei calciatori". Anche in questo caso si tratta di una frecciatina a Luis Enrique, attaccatto spesso e volentieri per non tenere in considerazione le indicazioni date dal campionato e scegliere i suoi calciatori in maniera dogmatica, a prescindere dal loro stato di forma.
Stasera all'Hampden Park di Glasgow, de la Fuente affronterà il suo secondo esame dopo la vittoria, ma anche le critiche ricevute all'esordio: "Le cose positive sono state di più di quelle negative". Beh, in realtà, questo lo dirà il campo. Nei prossimi mesi.